la Repubblica, 23 febbraio 2025
AfD, nell’ultimo comizio un grazie a Trump e Putin
«Abbiamo subito più morti per mano dei profughi che per il Muro di Berlino». Non è l’unica bugia che Björn Höcke urla dal palco allestito davanti al Duomo di Erfurt, tra applausi scroscianti ma sovrastati dai cori «siamo tutti antifascisti» della manifestazione che si èriunita appena un centinaio di metri più in là. Il più controverso leader dell’Afd, il capo del partito in Turingia che alle elezioni regionali di settembre ha incassato un trionfale 32,8%, ignora le proteste. L’uomo che secondo un giudice tedesco può essere definito un “fascista”, si lancia in uno sperticato elogio di Donald Trump, citando al contrario l’inno più famoso della fine dell’impero comunista e della caduta del Muro: “Wind of change” degli Scorpions.«Una volta il “vento del cambiamento” venne da est, ora arriva da ovest», ossia da Washington e dal suo «grandioso» presidente che «combatte il wokismo» e questa «decadenza tardoromana» dell’Occidente. Di più: «Trump ha antenati tedeschi, è anche venuto in Germania a farsi un giro, la Germania gli sta simpatica», sorride alla folla entusiasta. E Höcke aggiunge: «Anche Vladimir Putin ha vissuto per anni qui: anche lui ama la Germania!». Vero: il presidente russo era il capo del Kgb a Dresda, nel 1989. Ma quando i manifestanti della “rivoluzione pacifica” vollero entrare nel quartier generale delle spie sovietiche, il giovane Putin scese in cortile e minacciò di sparargli. Che dire, ognuno ama la Germania a modo suo.Höcke è l’uomo più potente e più pericoloso dell’Afd. Anni fa Alice Weidel tentò persino di cacciarlo dal partito; nel 2017 i vertici dell’ultradestra lo accusarono pubblicamente di «eccessiva vicinanza al nazionalsocialismo». Ma se a lui spetta chiudere, di fatto, la campagna elettorale dell’ultradestra, è perché nel frattempo ha vinto su tutta la linea. La candidata alla cancelleria Alice Weidel è il volto moderato di una forza politica che ha ormai assorbito le istanze più radicali, “höckiane”. Lei, forse per non commettere errori dell’ultimo minuto, ha evitato in questi ultimi giorni di farsi vedere sui palchi. Il suo portavoce ci comunica che «per un comizio finale non abbiamo trovato un luogo adatto, dunque ce ne saranno vari, decentrati e in luoghi diversi». E quello di Erfurt è sicuramente il più importante.La perla della Turingia è un luogo estremamente simbolico, in questa fase storica di linee rosse tra conservatori ed estrema destra che vacillano. È qui, infatti, e non al Bundestag, che cadde per la primavolta il “cordone sanitario”, grazie a un’abilissima manovra architettata proprio da Höcke. Nel 2019, l’Afd contribuì a far votare un governatore dei liberali e sostenuto dalla Cdu: il giorno dopo la cancelliera Angela Merkel tuonò dal Sudafrica che quella nomina andava annullata. La Cdu obbedì, ma la leader dei cristianodemocratici Annegret Kramp-Karrenbauer si dimise. Hoecke aveva incassato una vittoria politica clamorosa.Sei anni più tardi, la Afd si sente di nuovo sulla soglia del potere. E non solo perché «siamo primi in Turingia e domani conquisteremo la Germania», come esclama dal palco Höcke, rilassato e sicuro del fatto suo. Tra la folla che sventola le bandiere turchesi molti pensano di poter ottenere ben più del 21% degli ultimi sondaggi. Soprattutto, sono convinti che il cordone sanitario, prima o poi, salterà. Maria Nowitski viene da un piccolo villaggio in provincia di Jena, ha trascinato suo marito Sven e i quattro figli qui perché «voglio che qualcosa cambi radicalmente. La Cdu deve far cadere il muro con noi, è ridicolo sostenere che l’Afd sia un partito di nazisti. Le sembro nazista? E suono nazista se dico che ho paura a mandare le mie figlie adolescenti a Erfurt perché temo che le molestino o le accoltellino?». L’operaio edile Mirko Zoellner, che indossa una felpa della sua ditta, scuote la testa: «Altro che nazisti. Qui siamo al disastro economico, al declino, e nessuno fa niente. Solo l’Afd può salvare la Germania». È il refrain del fan più sfegatato e potente dell’Afd, Elon Musk: qui tra la folla risuona spesso.La piazza non è pienissima, ma rispetto a qualche anno fa sono cambiate le bandiere – quelle del Reich sono ormai poche – ed è cambiato il pubblico. A nessuno sembra interessare il fatto che Höcke abbia definito in passato il Monumento all’Olocausto «una vergogna», proprio quello dove venerdì sera è avvenuto un orribile attacco antisemita. Certo, c’è qualche ragazzo con le rune o l’88, la cifra in codice per “Heil Hilter” tatuate sul collo, un anziano con un cartello “no mask” che pullula di invettive contro una presunta “dittatura” che controllerebbe la Germania.Ma molti sono anche i giovani come Maximilian, una folta chioma sotto il cappellino da pescatore, diciotto anni, magazziniere in una ditta di spedizioni. «La Germania sta precipitando, mio nonno ha fatto l’idraulico per una vita e con la pensione non riesce ad arrivare a fine mese. E poi si riempiono di soldi i profughi. Vanno cacciati, almeno quelli criminali e irregolari». Oggi voterà per la prima volta nella sua vita. E voterà Afd, «come tutti i miei amici e quasi tutti i miei colleghi». Quando lo salutiamo e ci giriamo verso il palco, notiamo che ha una scritta sulla schiena, sulla pettorina che gli conferisce un po’ un’aria da gilet giallo. Sono tre parole che mozzano il fiato: “Ufficiale da deportazione”