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 2025  febbraio 22 Sabato calendario

Mattia morto a 9 anni a Marsa Alam, l’autopsia: «Nessuna patologia, stroncato da aneurisma. Medici egiziani sottovalutarono situazione».

Nessuna patologia, Mattia Cossettini è morto per un aneurisma cerebrale. È quanto emerge dall’autopsia eseguita sula corpo del bambino friulano deceduto lo scorso 6 gennaio, all’età di 9 anni, mentre si trovava in vacanza con la famiglia a Marsa Alam, in Egitto. Tramite l’avvocato Maria Virginia Maccari, i genitori di Mattia hanno reso noto: «Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude, con certezza, la presenza di altre patologie concomitanti». L’esame autoptico è stato effettuato dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine, ha precisato la legale.
«Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore.
Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi».
Secondo i genitori di Mattia, «vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la TC senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse. Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale».
La Sanità in Egitto
La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge «è la necessità di sensibilizzare il governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo».
Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso. «Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona – denunciano i genitori – anche una «semplice» embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica».