Avvenire, 21 febbraio 2025
Petroliera colpita a Savona: 7 giorni di misteri.
La Seajewel colpita da un ordigno, un secondo esploso sul fondo. Dda indaga per terrorismo, in porto anche la nave gemella colpita in Turchia. L’ombra della flotta fantasma russa. Ecco cosa sappiamo.
Due ordigni. Uno è esploso sotto la chiglia della Seajewel provocando uno squarcio di un metro, l’altro si è staccato ed è caduto sul fondo, dove poi è scoppiato. Se non ci fosse stato questo intoppo, probabilmente staremmo parlando di un’altra storia. Scongiurato il rischio di disastro ambientale, resta però fitto il mistero attorno alla petroliera colpita in rada a Savona nella notte tra sabato 15 e domenica 16 febbraio. Un giallo internazionale, probabilmente l’ennesimo capitolo della guerra sporca che da ormai due anni si combatte nei mari, sullo sfondo del conflitto tra Ucraina e Russia. Un episodio che però stavolta è andato in scena nel Mar Ligure.
Cosa sappiamo
La petroliera battente bandiera maltese, lunga 245 metri, gestita dalla Thenamaris, società armatrice greca, era arrivata davanti a Vado Ligure venerdì 14 febbraio, fermandosi per iniziare le operazioni di scarico del greggio a bordo. La notte successiva, due botti hanno fatto sussultare l’equipaggio. Immediato l’allarme e l’arrivo, il giorno successivo, della Marina Militare. In azione i palombari del Comsubin, massimi esperti di sabotaggi sottomarini. Sono stati loro a compiere i rilievi richiesti dalla Dda di Genova, che indaga per naufragio con finalità di terrorismo. Un attentato, dunque.
Gli uomini rana – A Savona sono arrivati i miglior investigatori di carabinieri e polizia, ma in campo c’è anche l’intelligence. L’allerta è infatti ai massimi livelli, anche perché in porto è giunta mercoledì pure la gemella della Seajewel, la Seacharm, a sua volta colpita da un attentato il 17 gennaio mentre era ormeggiata in Turchia. Il secondo dei tre attacchi dinamitardi compiuti nel Mediterraneo (altri due sono andati in scena nel Baltico e in Portogallo) contro quella che per molti osservatori sarebbe la “flotta fantasma russa”, sospettata di aver trasportato petrolio russo in Occidente, probabilmente anche in Italia, violando l’embargo scattato dopo l’invasione dell’Ucraina. Proprio i commando di Kiev potrebbero aver compiuto l’azione. Secondo le prime indagini, un gommone con a bordo gli “uomini rana” potrebbe essersi avvicinato partendo dalla costa ligure, oppure da un’imbarcazione al largo. Un colpo di mano militare, compiuto da forze speciali straniere in acque territoriali italiane. Ma chi potrebbe aver messo a segno il blitz? Gli uomini del 73° Naval special operations ucraino, addestrati dai Navy Seals americani, hanno tutte le capacità operative per compiere una missione del genere.
Il greggio russo – Per decifrare la matrice dell’attacco bisognerebbe però prima capire se effettivamente nelle cisterne della Seajewel c’era o no greggio di Putin. Un “addetto ai lavori” ha spiegato ad Avvenire che «se la qualità è Rebco Api 27 o Ural Api 31, significa che effettivamente è russo. Alcuni lo usano per fare un blend con il greggio venezuelano o, in mancanza, con quello libico». Una questione su cui dovranno far luce i pm, per smascherare un eventuale traffico di petrolio illegale. Ma sono solo ipotesi, in queste ore ci sono poche certezze: tutta la zona attono alla nave è stata isolata, sulle indagini vige il massimo riserbo.
L’attacco hacker – Intanto nelle ultime ore si è aggiunto mistero al mistero: il gruppo hacker filorusso ’Noname057’ ha attaccato il sito web dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, che comprende i porti di Genova, Pra’, Savona e Vado Ligure. Forse una coincidenza, forse no. Gli hacker hanno spiegato che la campagna vuole essere una reazione alle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, durante un discorso all’Università di Marsiglia, aveva fatto un parallelo tra la Russia e il Terzo Reich. L’attacco fa parte di una più ampia campagna che gli hacker filorussi hanno lanciato il 17 febbraio scorso contro istituzioni e aziende italiane. Per il quinto giorno consecutivo il collettivo ha lanciato attacchi Ddos (Distributed denial of service) per mettere in down i siti web, questa volta nel mirino è finito anche il settore dei trasporti. Il sito web dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale ha subito rallentamenti, ma poi è tornato operativo. Problema risolto, in attesa della prossima mossa.