Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  febbraio 22 Sabato calendario

Delmastro: due toghe su tre non di sinistra, pm sì

Il sottosegretario condannato attacca: “Correnti magistratura un cancro” Andrea Delmastro insiste a definire “politica” la sentenza del Tribunale di Roma che lo ha condannato a 8 mesi per rivelazione di segreto, con riferimento agli atti riservati del Dap sull’anarchico al 41-bis, Alfredo Cospito di cui parlò al compagno di partito, FdI, Giovanni Donzelli.
Il sottosegretario alla Giustizia attacca anche l’Anm, che ha respinto la teoria del complotto dei giudici: “Credo che ci sia una sola categoria che rivendica il diritto a non essere commentata: quella degli ayatollah”. Eppoi: “Forse questo caso dimostra che ci vuole il sorteggio per eradicare il potere cancerogeno delle correnti all’interno della magistratura”. Il copione di Delmastro e del resto dell’esecutivo è sempre lo stesso: se un magistrato, pm o giudice che sia, prende una decisione sgradita al governo, la destra si dice sotto assedio. In questo caso i cattivi sono i giudici, ovviamente di “sinistra”.
Ma la tesi del complotto delle toghe rosse non regge. I fatti raccontano altro. L’orientamento culturale progressista, e pure conservatore, dei magistrati coinvolti a vario titolo in questo processo si trova sia sul fronte procura, che ha chiesto prima l’archiviazione e poi l’assoluzione (per mancanza di dolo), sia sul fronte tribunale.
Il pm Paolo Ielo è un magistrato di cultura progressista, non certo di destra, ed è stato colui che firmò la richiesta di archiviazione, respinta dal gip. Ielo al processo ha chiesto l’assoluzione insieme alla collega Rosalia Affinito, che non risulta iscritta a una corrente, e pare di cultura conservatrice. A capo della Procura di Roma c’è Francesco Lo Voi, storica toga della conservatrice MI, anche se adesso sotto attacco del governo di centrodestra per i casi Almasri e Caputi.
E veniamo ai giudici “cattivi” che hanno condannato Delmastro. L’unica “toga rossa” doc, secondo il Berlusconi pensiero, è il presidente del collegio, Francesco Rugarli: è iscritto a Magistratura Democratica ma non è un attivista. Anzi, una sua conoscenza ci ha raccontato che durante una delle recenti elezioni per il Csm avrebbe votato per la centrista Unicost. Ci sono poi le due giudici a latere. Emilia Conforti è di Area, la corrente progressista. Era a lei che si riferiva Delmastro, sbagliando pure corrente, quando ha parlato di un collegio “fortemente connotato dalla presenza di Md anche dopo la sostituzione di un componente avvenuta due udienze fa”. Come a voler insinuare che fosse una sostituzione per arrivare alla condanna “politica”. In realtà, ci risulta che Conforti è subentrata a Carmela Foresta perché la giudice è stata trasferita al tribunale di Sorveglianza con anticipato possesso deciso dal ministero della Giustizia di cui Delmastro è sottosegretario, sia pure con delega al Dap. Inoltre, c’era stata un’astensione, quella della giudice Ilaria Pepe, ex togata di AeI, la corrente nata da una costola di MI. Si è astenuta perché nel collegio degli avvocati di parte civile c’era David Ermini, vicepresidente del Csm proprio durante la consiliatura di Pepe. Quanto all’altra giudice a latere, Lucia Bruni, non è iscritta ad alcuna corrente.
E la giunta Anm contrattacca: “Siamo sconcertati nel constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza. Siamo disorientati nel constatare che il ministro della Giustizia auspica la riforma di una sentenza”. Giovedì prossimo, toghe in sciopero contro la separazione delle carriere.