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 2025  febbraio 22 Sabato calendario

Schneider, ex leader del ’68, rinnega la Spd e attacca Putin


BERLINO – È stato il maggiore scrittore del ’68 tedesco, legatissimo a grandi cancellieri socialdemocratici come Willy Brandt e Gerhard Schroeder, e l’intellettuale di spicco della sinistra tedesca che maggiormente inchiodò la generazione dei padri, «i responsabili del più grande crimine della storia» alle loro responsabilità. Ma adesso Peter Schneider confessa a Repubblica che non voterà più Spd. E l’autore di “Lenz” e “Papà” invita anche a ragionare sul tema del momento: «Il cordone sanitario non è una soluzione: un quinto dei tedeschi non è estremista».Signor Schneider, lei fu uno dei capi del ’68 tedesco, era molto amico di Rudi Dutschke, e in Germania quel movimento ebbe l’enorme merito di inchiodare una generazione intera, quella dei propri genitori che avevano causato il nazismo, alle loro responsabilità. Alla luce del riaffiorare delle nostalgie brune, di parole e idee che avrebbero dovuto essere bandite per sempre dalla Germania, pensa che abbiate fallito?«È una buona domanda. Anzitutto bisogna fare una distinzione. Io ho inventato in un libro degli anni ’80 l’espressione “il muro nelle teste”. Dobbiamo sempre ricordarci che per 40 anni in Germania non sono esistiti solo due Stati, ma anche due culture opposte. Noi siamo cresciuti in una logica occidentale, atlantista, in una società libera. Di là del Muro, invece, c’era una dittatura che raccontava ai propri cittadini di essere stata dalla parte giusta della storia. A un certo punto aveva cercato anche di diffondere l’incredibile bugia che accanto all’esercito sovietico ci fossero stati i soldati della Ddr a liberare Berlino dai nazisti. È chiaro che lì si è sviluppato un concetto diverso di democrazia, un’idea diversa della storia. Ma quando è caduto il Muro, quando i tedeschi dell’Ovest sono arrivati a Est, hanno trattato quei cittadini in modo arrogante e stupido. Il che non ha certo contribuito a una revisione serena e lucida della propria storia, a Est».Sì ma l’Afd è il secondo partito in tutta la Germania, non è solo un problema a oriente.«È vero, e i motivi sono tanti. È il sintomo di una grande insoddisfazione e paura. Ma voglio dire molto chiaramente che 20 elettori su 100 non possono essere “estremisti di destra”. Persino i servizi segreti, che osservano l’Afd, ammettono che è “in parte” un partito permeato da istanze antidemocratiche. E mi preoccupa anche l’abuso dei termini “nazismo” e “fascismo”: chi li usa ha una vaga idea di cosa sono state queste due dittature? Definire un tedesco su cinque un estremista o un fascista vuol dire mettersi su un piedistallo e non voler capire. È un atto di arroganza. E penso anche che il cordone sanitario non sia una soluzione».Perché?«Perché non si può ignorare un quinto dell’elettorato. Peraltro il picco di popolarità dell’Afd è anche colpa di Olaf Scholz».Lei ha contribuito nel 1965 alla campagna elettorale di Willy Brandt. E finché non avete litigato a causa delle sue posizioni filorusse e la sua vicinanza a Vladimir Putin, è stato anche molto amico di Gerhard Schroeder. È sempre stato un intellettuale vicino ai socialdemocratici. E adesso ci sta confessando che è deluso dalla Spd?«È vero, ho votato la Spd per una vita. Ma non li voterò più. Sono orientato a votare la Cdu e i Verdi (in Germania si vota con due schede, ndr ).Olaf Scholz si è dimostrato poco credibile. Dice cose non vere. Comincia ogni frase con “io”. Respinge ogni critica e non ammette mai le sue colpe. Nel 1973, quando volevo insegnare a scuola, me lo vietarono perché mi bollarono come un “nemico della costituzione” per la mia attività politica. Willy Brandt cancellò quella sentenza e ammise che fu espressione di una cultura del sospetto. Ammise il suo errore. Scholz non sarebbe mai capace di un gesto del genere. Nel 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina, lui fece un grande discorso, quello sulla Zeitenwende, e promise una svolta sulla difesa. Che fine ha fatto? E perché non ha mai fornito i missili Taurus a Kiev, che avrebbero potuto aiutare molto gli ucraini? È stato titubante. Inoltre non sopporto l’uso che alcuni come lui fanno della parola “pace”. La pace è anzitutto la capacità di capire chi è l’oppressore».Uno dei temi che ha polarizzato molto il dibattito elettorale è stato l’immigrazione. Ma sembra favorire solo l’Afd.«L’immigrazione è stata trattata in modo del tutto sbagliato. Ma molto prima di questa campagna elettorale. Secondo me, ancora una volta, per un errore che ha a che fare con la storia di questo Paese. Quand’era cancelliera, Angela Merkel disse “ce la faremo” e ci raccontò per anni che i profughi dovevano essere accolti, che la costituzione ci imponeva di garantire a ogni migrante che si presentava alla frontiera il diritto all’asilo. È falso, come ha scritto in questi giorni un grande storico come Heinrich August Winkler. Ma il motivo di fondo di quell’impulso di Merkel è che noi tedeschi vogliamo essere gli angeli della storia perché siamo stati i demoni della storia».A proposito di storia: l’Occidente si sta disgregando.Le fa paura?«Io sono nato durante la guerra e ho fatto la fame, da bambino, durante il nazismo. Ma da adulto non ho mai visto il mondo in una situazione più orribile di questa.Donald Trump è un bugiardo seriale che ora sta cercando assurdamente di dare la colpa della guerra russa all’Ucraina. E temo il peggio. Vorrei ricordare che Vladimir Putin ha sempre mentito. E visto che leggo delle colossali sciocchezze sulle presunte colpe della Nato, vorrei dire che negli anni ’90, quando feci un giro nei Paesi dell’Est che erano appena usciti dal comunismo su incarico del New York Times, tutti, ma proprio tutti, mi raccontarono che volevano entrare nella Nato. Molto più che nell’Unione europea. Io ora temo che Musk e Trump vorranno imporre le loro idee autoritarie al mondo. Per noi europei è un dramma. Anche perché siamo rimasti soli».