Il Messaggero, 22 febbraio 2025
Arriva Merz
C’è una categoria nuova con cui, da lunedì, dovrà confrontarsi la politica europea. È il Merz pensiero. Perché probabilmente sarà il leader Cdu, ma bisognerà vedere se davvero vincerà, il prossimo cancelliere tedesco. Il Merz pensiero è quello di un cattolico renano (quindi non della Germania est, come Merkel) ed era un cattolico renano anche Adenauer, uno dei padri dell’Europa unita. Sarà il super-europeista Friedrich Merz il nuovo Adenauer? Il Merz pensiero è quello di un politico settantenne che viene dal 900 e porta dentro di sé gli orrori di quel secolo e anche per questo, come ha detto un’infinità di volte, non contempla – anche se un accordo tattico sulla mozione parlamentare anti-immigrazione lo ha fatto – la possibilità di governare con l’estrema destra di Afd. I numeri che usciranno domani sera dalle urne tedesche saranno comunque quelli che decideranno tutto e intanto il Merz pensiero – atlantista, europeista, piuttosto filo-francese e tanto riformatore, vicinissimo all’impostazione di Wolfgang Schauble – che oggi tutti ricordano come il lupo cattivo della crisi dell’Eurozona e del collasso greco ma è stato un europeista federalista convinto – si segnala come un contraltare degli autoritarismi di ritorno. Ma senza pose manichee, e senza quell’estremismo dell’anti-trumpismo (è stato uno di quelli che meno ha insultato J.D Vance per il suo discorso anti Ue e non prende di petto, anche se vorrebbe, Musk che tifa attivamente Afd) che caratterizza l’attuale eccitazione della retorica contro l’America. Anzi, il pensiero di Merz, il quale ha il brevetto di aviatore, un velivolo personale e con la sua licenza ha spiegato che potrebbe anche pilotare un aereo di Stato in giro per il mondo, si colloca nella politica chiamata Westbindung. Quella del legame con l’ovest e che ha un piede in Europa e l’altro in America. Il possibile neo-cancelliere, negli anni di abbandono della politica attiva – le discese ardite e le risalite gli appartengono – guarda caso è stato dal 2009 al 2019 presidente dell’Atlantic Brucke: il forum transatlantico più influente della Germania (ma ha fatto anche il giudice e l’avvocato e ha lavorato in Ernst&Young Germany). È un politico che appare freddo ma ha un pensiero caldo il leader Cdu. «Senza la Germania, l’Europa non sta meglio», è infatti il suo modo appassionato per sottolineare, di fronte ai catastrofismi e alle preventive rese Ue sui nuovi tornanti della storia, che questo pezzo di mondo ha ancora molto da dire e da dare. E questo tipo di passione politico-culturale potrebbe rivelarsi contagiosa, come si augura il pezzo italiano e tajaneo del Ppe e come sperano in tanti dentro e fuori dal centrodestra, anche sulla Meloni. La quale conosce poco il collega democristiano tedesco – ma chissà se le ricorda un po’ Raffaele Fitto per moderazione e pragmatismo, ma senza alcuna spruzzata di Mezzogiorno – e tuttavia i due potrebbero intendersi. Appartengono lui e Meloni a famiglie politico-culturali diverse, ma se dovesse vincere, Merz non potrà non guardare all’Italia e già lo dice: «Con Meloni occorrerebbe parlare più spesso di quanto abbiamo fatto in passato». Stabilire «un baricentro europeo molto forte» è il nocciolo duro del Merz pensiero. Chi ci starà in questa impresa? Favorevole al libero commercio e nemico dei dazi, il forse cancelliere apprezza l’accordo di libero scambio con il Sudamerica, il Mercosur, cosa che non farà piacere alla Francia di Macron ma che potrebbe piacere all’Italia di Meloni. E tuttavia c’è un tema su cui Merz, l’anti-merkeliano per eccellenza, una sorta di “conservatore valoriale”, s’è messo di traverso rispetto all’Europa ed è “trumpianissimo": il tema è quello delle politiche sull’immigrazione. Molto securitarie le sue. E grazie a queste i suoi sostenitori sperano di recuperare gli elettori che potrebbero andare verso l’ultradestra di Afd. «Dobbiamo avere il coraggio di contraddire e di essere controversi», è la sua filosofia da vecchia volpe della politica tedesca. Anni fa, quando l’immigrazionismo modello Merkel era il canone indiscusso, Merz coniò la controversa espressione «cultura guida tedesca». Significa, nella sua visione politico-sociale, chiedere agli stranieri di imparare il tedesco e di «accettare tradizioni e abitudini del nostro Paese». È a favore, questo leader diverso, del taglio fiscale, dell’alleggerimento della burocrazia, della privatizzazione dell’economia, della riduzione del costo delle bollette energetiche e anche dell’abolizione della tassa di solidarietà. In hoc signo vinces? Si vedrà. «Solo chi cambia sopravviverà», è il suo motto. Vale per la Germania e vale per l’Europa.