Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  febbraio 22 Sabato calendario

Il Vaticano deve regolamentare le dimissioni del Papa

Don Roberto Regoli – storico della Chiesa alla Gregoriana, nonché autore di numerosi testi – ha più volte rilevato che l’istituto del Papa Emerito oltre ad essere una grande innovazione potrebbe anche portare in futuro alla coesistenza di due o tre Papi contemporaneamente, di cui però solo uno attivo nel ministero e tutti gli altri a riposo in modo irreversibile. In questi giorni si parla della possibilità che anche Papa Francesco, tornando a Santa Marta dal Gemelli, possa forse decidere di dimettersi. Lei che ne pensa?«Francesco ha più volte detto che il suo ruolo è ad vitam, tuttavia ha però anche affermato che in alcune circostanze potrebbe fare un passo indietro. Una volta disse che gli sarebbe piaciuto andare a fare il confessore a San Giovanni in Laterano. Conoscendo il suo carattere a me risulta assai difficile immaginarlo ai giardinetti come un pensionato...».Perché proprio adesso si parla di dimissioni papali?«È infatti curioso sentire questo poiché anche altre volte il Papa è stato poco bene in salute. Mi domando perché accada proprio ora. Non ho una risposta. Più che altro possiamo rilevare che sono stati dei cardinali a tirare fuori questo tema. Ravasi, poi Aveline e anche Omella y Omella, questi ultimi due porporati sono stati creati proprio dal pontefice, quindi non è di certo una questione di appartenenza ad un pontificato piuttosto che ad un altro». Benedetto XVI ha però aperto la strada...«E lo ha fatto in maniera inaspettata. Ha spianato un cammino certamente inedito creando un precedente. Semmai la vera questione aperta è capire come la Chiesa potrà codificare un passo del genere. È vero che le dimissioni papali sono contemplate dal diritto canonico ma resta il nodo di come codificare l’emeritato, il pensionamento, il passo indietro. I canonisti non a caso, in genere, preferiscono parlare non tanto di Papa Emerito ma di Vescovo Emerito di Roma».Cosa intende?«È un tema cruciale che non può essere considerato un intoccabile tabù, quasi che affrontarlo comporti svilire la figura del Papa, misconoscendo la specificità del suo ufficio primaziale ancorato al diritto divino e comprimere irrispettosamente la libertas papale. La legislazione canonica attualmente si occupa solo del caso di morte e di quello di una rinuncia papale dovuta a certa e perpetua pazzia oppure a totale infermità mentale o anche per notoria apostasia». Quindi il dibattito accademico, quindi, su cosa verte?«Quando Ratzinger si è ritirato nel monastero sono affiorati tanti aspetti complessi e non eludibili. Per esempio l’uso della veste bianca, l’espressione stessa di Papa Emerito. Elementi che potrebbero dare adito a problemi. Si tratta di una questione rilevante per la vita della Chiesa, su come gestire eventualmente il dopo le cui conseguenze potrebbero produrre effetti collaterali non previsti, andando ad alimentare senza volerlo visioni diverse. Con Ratzinger i problemi non ci sono mai stati, lui è stato ligio alla parola data, ha giurato obbedienza. Ma, se per ipotesi, così non fosse? Si parla teoricamente ma se, per esempio, tra un Papa regnante e uno emerito qualcuno volesse alimentare delle spaccature? Affiora tutta la questione dell’unità della Chiesa che è da tutelare. Ecco perchè ci sono stati canonisti che in questi anni hanno creato una rete internazionale, si sono confrontati tra loro e hanno persino proposto una costituzione apostolica ad hoc che andasse a disciplinare la materia». Perché Papa Francesco però finora non ha voluto emanare nessun documento specifico...«Non è mai voluto entrare nel merito della questione anche perché qualsiasi Papa potrebbe modificare il testo come ritiene più opportuno. Il Papa è considerato la fonte ultima del diritto e può sempre cambiare le norme, facendo salvo ovviamente il diritto divino. Esiste una arbitrarietà in gioco».Secondo lei perché ci sono così tante fake news in circolazione sulla salute del Papa mentre è al Gemelli che si sta curando?«Anche in passato venivano fatte circolare informazioni artefatte. La differenza tra i secoli passati ed oggi è che un tempo le fake news riguardavano solo delle elite, per esempio gli ambasciatori, i cardinali, mentre ora il flusso è pubblico e popolare. Tuttavia anche stavolta il rischio è quello di inquinare i processi decisionali. Bisognerebbe capire meglio da dove sono originate queste fake»