Avvenire, 22 febbraio 2025
Reportage da Lipsia
Stradine medievali e incubatori d’impresa, vecchie strutture industriali riconvertite in spazi creativi, edifici antichi in mattoni rossi e hub di start up innovative nell’energia, nell’intelligenza artificiale, nell’hi- tech medicale. Lipsia, un’ora a sud di Berlino, è un clamoroso punto di osservazione su una Germania che, da un lato, prova soluzioni per trovare nell’innovazione una via d’uscita dalla stagnazione e, dall’altro, resta prettamente un Paese a due velocità. Se non a tre. Perché se produzione e occupazione calano pressoché ovunque, in un’economia fiacca che alla vigilia delle elezioni fa tre milioni di disoccupati, le differenze sul territorio restano eccome, e vanno di pari passo con l’aumento di quelle disuguaglianze che alimentano slogan e populismi. Non più solo tra Est ed Ovest, come all’indomani della riunificazione. Ma anche, e sempre più, tra città e zone rurali e periferiche. Così, a una Lipsia che da un paio di decenni ha saputo reinventarsi – 500mila abitanti, cuore di una Sassonia già motore industriale dell’allora Germania Est e oggi centro di trasformazioni digitali e infrastrutture smart – fa da contraltare una provincia che, dalla stessa Sassonia alla confinante Turingia e oltre, soffre di spopolamento, scarsità formative e opportunità soprattutto per i giovani, non a caso tra i bersagli elettorali più importanti per gli estremisti di destra dell’Afd, che tra queste terre hanno finora raccolto i loro risultati più importanti. Qui in Sassonia i sondaggi danno la formazione guidata da Alice Weidel al 36%, 15 punti sopra la media nazionale, primo partito davanti alla Cdu.
Secondo un recente studio del Leibniz Institute for Economic Research di Essen, in termini di “gap delle opportunità” educative tra gruppi di bambini, in nessuno Stato tedesco si registra oggi il livello di disuguaglianza rilevato in Sassonia. L’economia di questo Land venne modificata dopo la caduta del Muro e l’avvio del processo di privatizzazione: qui, come nel resto dell’Est della Germania, si stima che l’80% dei posti di lavoro di un’industria allora non competitiva con il resto del Paese scomparve del tutto. La stessa Lipsia conobbe l’esodo di 100mila lavoratori e una grave crisi economica e demografica. Costose politiche sociali e costosissimi investimenti, oltre alla sua ricca tradizione culturale, hanno consentito alla città che due secoli fa fu teatro della Battaglia delle Nazioni, con una decisiva sconfitta per Napoleone, di ricavarsi un suo spazio di rinascita, anche come sede di imprese innovative.
Lipsia è casa oggi di oltre 250 start up, mentre si stima che siano oltre 500 le società tech ad essersi stabilite negli ultimi 10 anni in una città che ospita anche storiche università e centri ricerca. Tra questi ultimi c’è ScaDS.AI, specializzato in intelligenza artificiale e analisi di big data con un team di oltre 180 persone. L’acceleratore di start up Spinlab, dalla sua creazione nel 2014, ha agevolato invece la crescita di 190 startup, l’86% delle quali sono ancora operative e con una raccolta di oltre 400 milioni di euro e la creazione di migliaia di posti di lavoro. A livello pubblico, tra le iniziative più interessanti c’è Rsc4Earth, un centro ri istituito dall’Università di Lipsia e dal Centro per la ricerca ambientale Helmholtz: qui gruppi di studiosi ed esperti si occupano, tra l’altro, di approfondire come gli ecosistemi rispondono alle trasformazioni ambientali, per migliorare la comprensione del sistema Terra.
«In molti concordano sul fatto che l’istruzione e l’innovazione siano le risorse chiave della Germania», sottolinea ad AvvenireMiguel Mahecha, docente dell’ateneo di Lipsia e tra gli esperti coinvolti in Rsc4Earth, che alla vigilia del voto evidenzia l’appello in favore della democrazia lanciato e sostenuto da scienziati tedeschi. «Spero di vedere un governo che dia la priorità alla scienza e alla ricerca, invece di trattarle come preoccupazioni secondarie – aggiunge –. Notiamo anche una mancanza di investimenti nelle infrastrutture di ricerca. Le scuole pubbliche e le università sono sottofinanziate, il che rende sempre più difficile mantenere i nostri standard elevati, considerati anche i cambiamenti demografici del Paese e il suo invecchiamento. Bisogna sostenere innovazione e competitività». Tra i suoi lavori, Rsc4Earth sviluppa «metodi basati sull’intelligenza artificiale, combinati con droni e satelliti, per quantificare ad esempio il tasso di mortalità degli alberi, che è in aumento, e comprendere meglio i cambiamenti ambientali. Formiamo anche una nuova generazione di scienziati – aggiunge Mahecha –: saranno loro a dover comprendere e affrontare le sfide ambientali globali utilizzando i più recenti metodi di scienza dei dati». Esempi del terreno fertile che Lipsia e città vicine come la stessa Dresda hanno imparato a offrire. Contemporaneamente, Lipsia ha attirato anche big come Dhl, che ha spostato qui da Bruxelles il suo hub europeo, mentre Amazon e la canadese Future Electronics hanno stabilito qui importanti centri logistici. Ma per casi di successo come Lipsia, il resto delcerche la Sassonia e dell’Est della Germania in generale mantengono tuttora livelli di crescita e reddito inferiori a quelli del Paese: lo stipendio medio annuale di 37mila euro è oltre 10mila euro più basso di quello di molti altri Land e la differenza è ben più netta in provincia, dove l’Afd dilaga. In centri antichi e suggestivi della Sassonia, come Zittau o Gorlitz, le case abbandonate e le attività commerciali chiuse sono sempre più numerose. Chi resta si sente intrappolato o insoddisfatto. E sempre più attratto dalle dimostrazioni antigovernative che l’Afd organizza qui nell’Est ogni lunedì. Tra i più giovani, in particolare, l’estrema destra fa breccia anche grazie a un uso spregiudicato dei social media. Avanza però anche l’altra ala estrema, il Bsw di sinistra, che qui nei sondaggi è terzo al 7%: i gruppi più radicali sono insomma quelli che maggiormente attirano, in questo Landche qualche osservatore ha già definito il “Texas della Germania”. Secondo un panel tra economisti condotto dall’istituto Ifo, il successo delle formazioni più popu-liste rischia di avere un impatto negativo anche sullo sviluppo economico. Un elemento, sottolinea Niklas Potrafke, direttore del Centro per la finanza pubblica e la politica economica dell’Ifo, che evidenzia «quanto i risultati elettorali influenzino fortemente le aspettative economiche: il fatto che ci sia un consenso così unanime tra gli economisti sull’eventualità che la popolarità dei partiti radicali danneggi severamente l’economia dovrebbe risuonare come una sveglia per la popolazione».
Quello che per ora certamente risuona, lungo l’acciottolato che da secoli si dipana tortuoso per le vie di Lipsia, sono le voci delle migliaia di studenti che qui crescono e si formano, voci unite in tanti angoli, e d’improvviso, alle note di Bach, di Wagner, di Mendelssohn, che ne fanno una città della musica per antonomasia. Di quale musica alla fine si tratterà, se di una balsamica apertura o di una drammatica toccata e fuga, per Lipsia e l’intera Germania lo si capirà abbastanza presto