Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  febbraio 22 Sabato calendario

L’uomo di Musk attacca Piantedosi

«Ha mantenuto le promesse Piantedosi?» Così, a sorpresa, Andrea Stroppa, braccio armato di Elon Musk in Italia, da due giorni sta volgendo il suo mirino verso il governo di Giorgia Meloni. Nello specifico verso il titolare del Viminale, indicato dai follower su X del nerd-lobbista come ultimo tra i ministri dell’Interno che «hanno gestito meglio la sicurezza negli ultimi anni». Il primo, per inciso, è invece Matteo Salvini. Una dose rincarata ieri da Stroppa con un secondo sondaggio, decisamente più esplicito: «Piantedosi sta lavorando bene o dovrebbe lasciare?». L’atto d’accusa è ben calibrato, centrato sulla presunta inazione del ministro, reo di non aver mantenuto le promesse fatte dal centrodestra nel programma di governo. A rispondere sono poche migliaia di utenti ma a monitorare le azioni del faccendiere italiano di Musk, più d’una volta in visita nei palazzi del governo nelle scorse settimane, è proprio l’esecutivo. Si cerca di decriptare le azioni di Stroppa, che fino ad oggi ha di rado parlato senza rappresentare l’interesse del multimiliardario sudafricano nel Belpaese.Si esclude, per esempio, che possa essere un nuovo sintomo della voglia matta di Salvini di tornare al ministero dell’Interno. Non a caso il Viminale minimizza, liquidando la vicenda come «una iniziativa individuale che non rappresenta un’operazione politica da parte della maggioranza». Se tra i ministri c’è chi prova a spiegare il tutto riscoprendo la vecchia vicinanza dell’enfant prodige muskiano a Matteo Renzi e Marco Carrai, il sospetto che si fa largo nel centrodestra è che possa trattarsi di una sorta di «messaggio» che Stroppa sta inviando all’esecutivo. Come già raccontato dalla Stampa, nelle scorse settimane si sono impantanati i tentativi di spingere l’adozione in Italia della costellazione di satelliti Starlink, di proprietà di Musk. Un congelamento tutt’altro che comprensibile per chi intende la pubblica amministrazione come una sorta di enorme impedimento ai suoi progetti e alle sue ambizioni. Musk lo ha dimostrato con le migliaia di licenziamenti autorizzati non appena si è insediato a capo del Dipartimento dell’efficienza governativa statunitense. Stroppa con un certo nervosismo manifestato dopo che le maldestre scorribande tentate con governo e Quirinale non hanno portato risultati immediati. Quelle del portavoce italiano di Musk potrebbero insomma essere dei gentle reminder, che peraltro arrivano in un momento di ostentato equilibrismo della premier. Un modo per ricordare alla politica nostrana l’enorme capacità di influenzare il dibattito pubblico che hanno le aziende del patron di X, Tesla e SpaceX. Una forza potenzialmente devastante che domani si paleserà già nelle urne tedesche