La Stampa, 22 febbraio 2025
Pichetto Fratin dice: una volta che ci sarà la pace, si torna al gas russo
«Se si arriva a un accordo, si riapre il South Stream», dice il ministro all’Ambiente e allo Sviluppo Energetico, Gilberto Pichetto Fratin. «Se un accordo di pace c’è – continua, calcando l’accento sul se – a quel punto entra in gioco tutto. Mi rendo conto che è ancora difficile parlarne a guerra in corso. Ma viene naturale pensare che si potrebbero riaprire molti tavoli, dalla ricostruzione dell’Ucraina alla riapertura degli scambi».Il ministro è ospite de La Stampa è con voi a Biella, la città dove è cominciata la sua carriera di amministratore e politico (assessore allo Sport, vicesindaco). La giornata è segnata dall’ultimo report di Confindustria: calo della produzione industriale, inflazione in risalita, timori per la crescita. Prima di salire sul palco, Pichetto Fratin pasticcia con lo smartphone. Un’ultima occhiata ai prezzi del gas all’ingrosso. «In questo momento siamo a 49 euro a megawattora». Prima della pandemia eravamo a 20 euro.Ministro, lei ricorda di sicuro la celebre frase che Draghi pronunciò tre anni fa: siamo chiamati a scegliere tra la pace e il condizionatore acceso. Ha vinto il condizionatore acceso?«Lasciatemi dire che io mi auguro sempre e comunque la pace».
Ma la riapertura degli scambi con Mosca è quello che si augura, come ministro?«Diciamo che dal punto di vista economico un accordo determinerebbe sicuramente un effetto positivo. Tenga presente comunque che io ho autorizzato il prelievo dalla Russia fino al 31 dicembre, quindi fino a due mesi fa».
Come giudica il presidente Usa Trump?«Un po’ forte. Diciamo che ha un modo di affrontare le questioni a cui non siamo certamente abituati non solo noi europei ma anche gli stessi americani. Io ero rimasto al primo Trump. Era già abbastanza forte allora, ma era forte nelle scelte. Oggi, anche grazie alle nuove tecnologie, ai social, lo trovo un po’ violento».E l’Unione europea, che oggi appare così smarrita e isolata?«Io faccio parte di due consigli dei ministri nell’Unione, Energia e Ambiente, e in questi due anni è stato un suggeguirsi di incontri e riunioni. Il problema dell’Ue è che è un’assemblea di interessi singoli nazionali. Quando vado al Consiglio Energia dell’Unione europea, non è come quello a Roma dove mi occupo della Sicilia come della Valle d’Aosta, preoccupato di essere equilibrato su tutto il territorio nazionale. Lì devo solo tirare la coperta dalla mia parte».Che cosa vuol dire?«Non esiste un’unità. Non voglio banalizzare, ma è un po’ come l’assemblea di condominio: se io ho l’alloggio del piano terreno e lei mi porta come tema la sistemazione dell’ascensore, io le rispondo che per me va bene così com’è».Lei resta comunque un europeista convinto.«Certamente sì».
E come giudica chi, anche all’interno della coalizione di governo, non perde occasione per denigrare l’Europa?«Lo dico francamente: non condivido quella posizione. Perché un conto è criticare l’Europa per le sue scelte, un altro è dire io sono anti europeista. Io ho criticato tanto Timmermans e sono stato additato come la bestia nera. Quando lanciò il Grean Deal dell’automotive, e decise lui 15 anni prima come sarebbe stata la tecnologia 15 anni dopo, io gli chiesi se era un mago. Mi pareva una scelta dal sapore sovietico: l’Urss ha perseguito quella politica dal 1917 e non si può dire che abbia dato grandi risultati. Ma, ripeto, la mia era una critica alla singola proposta, e non all’Europa in generale».Ministro, martedì arriva in consiglio dei ministri il decreto per calmierare i prezzi dell’energia. Che cosa prevede?
«Stiamo valutando tutta una serie di norme, e spetterà alla fine al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti verificare la loro fattibilità sotto il profilo economico. Posso però dire che interverremo per dare una mano ai fragili. Nella gara delle tutele graduali, si sono ritrovati in un fenomeno di mercato: le imprese hanno fatto offerte, anche in negativo, per accaparrarsi milioni di clienti, e ora quei clienti soffrono. Puntiamo a intervenire anche sull’Isee, che dovrebbe salire dagli attuali 9.500 euro a 15 mila. Sto studiando un’operazione sugli oneri del gas e stiamo intervenendo sul sistema delle imprese con l’anticipazione di quote legate all’emissione di inquinamento. Potrebbe esserci anche qualcosa sull’idroelettrico, ma ci sono ancora delle verifiche da fare».Totale dell’operazione per le casse dello Stato?
«Questo non glielo posso ancora dire»
.Ministro, come giudica l’intervista al Foglio di Marina Berlusconi, la sua discesa in campo?
«La mia laica provenienza non può che condividerla pienamente. È stato un bel messaggio di libertà, di equilibrio e di moderazione. Gli stessi valori che, espressi in modi molto diversi, aveva suo padre. Un messaggio forte, rivolto al Paese, da parte di una famiglia di grandi imprenditori».
Si torna a parlare di rottamazione delle cartelle. Possibile o irrealistico?
«Qualcosa si può ancora fare, ma seguendo una scala di priorità. Io ritengo che sia fondamentale intervenire rispetto alla tassazione del ceto medio, perché è il ceto medio che tiene su l’Italia, e intendo la famiglia operaia come la piccola e media industria. Spesso si prendono in considerazione il primo o l’ultimo, mai il penultimo o il secondo».
In altre parole lei è contro la rottamazione.
«Diciamo che va declinata rispetto a quello che può apparire come un semplice slogan».
Ritorniamo sempre lì: bisogna trovare i soldi.
«Si torna sempre a Giorgetti».