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 2025  febbraio 22 Sabato calendario

Al bar con Steve Bannon

Appena varcata la soglia del ristorante Butterworth’s, una gentile signora ti porge col sorriso l’adesivo con su scritto “Trump 2028”. Sotto c’è uno stemma dell’aquila americana, che recita “Third term project”. Siamo nel posto giusto, dunque. Il luogo dove gli ultrà del trumpismo cospirano per violare il dettato costituzionale e fargli avere un terzo mandato, nelle elezioni del 2028. Una monarchia camuffata da democrazia, in altre parole, un po’ come fa lo stimato Putin in Russia da ormai vent’anni.
Butterworth’s, al numero 319 di Pennsylvania Avenue, è il ristorante preferito dai militanti del movimento Maga. Un ambiente vittoriano, con tanto di ritratto appeso della regina Elisabetta II. Infatti tra i proprietari figura Raheem Kassam, ex direttore di Breitbart News Uk,versione britannica del sito che ha fatto di Steve Bannon il direttore della campagna presidenziale di Trump nel 2016, suo braccio destro alla Casa Bianca, e ora principale agitatore dell’ala più estremista di Make America Great Again.
Infatti Steve ha scelto questo locale per la festa offerta ai suoi sostenitori, allo scopo di celebrare la propria resurrezione giudiziaria e politica alla conferenza Cpac. La mattina, mentre era sul palco per parlare, si è lasciato sfuggire un saluto nazista, che fosse o no la sua intenzione, secondo la regola della plausibile possibilità di negare la realtà. Ma quando arriva, circondato da guardie del corpo e accolto dai fans come una rockstar, non tradisce alcun rimorso: «Oggi è stata una giornatagloriosa, chiudiamola con unafesta altrettanto gloriosa».
Da mangiare non c’è nulla, a parte qualche vassoietto con minuscoli crab cake, le crocchette di granchio specialità della ChesapeakeBay. Però vige la regola dell’open bar, ossia drink alcolici gratis a volontà. L’offerta comprende specialità della casa molto allusive, tipo “The Badge of Honor”, che sulle prime potrebbe sembrare una decorazione militare, ma nella realtà è un cocktail a base di scotch, cognac e un pizzico di cannella, giusto per non avvertire il senso di colpa di ingerire solo alcool. Oppure Kash Money, che fa il verso al nuovo direttore dell’Fbi Kash Patel, mescolando rum al cocco, lime e sciroppo Simple.
Dopo un paio di queste raffinatezze, la lingua si scioglie in automatico. Perciò, riferendosi all’adesivo distribuito all’ingresso, Bannon non nasconde la speranza che la rielezione di Trump sia solo l’inizio: «Vogliamo il terzo mandato». Quindi ripete quello che aveva detto sul palco della Cpac, mentre col braccio destro rievocava le peggiori tragedie del secolo scorso: «Vogliamo Trump nel 2028. Questo è ciò che i nemici non sopportano. Un uomo come Trump appare solo una o due volte nella storia di un Paese. Giusto? Perciò vogliamo Trump!».
In teoria la Costituzione lo vieta, perché dopo le quattro rielezioni di Roosevelt è stato approvato il Ventiduesimo emendamento, che stabilisce il limite: «Nessuno può essere eletto alla carica di presidente più di due volte». Punto. Due volte e basta, consecutive o no. Ma Bannon non si arrende: «Forse dovremo lavorare un po’ sulla Costituzione, ma penso ci sia un modo per sgusciare intorno a questa regola, non si sa mai». Intorno a lui annuiscono alcuni dei cospiratori Maga più autorevoli, come Jack Posobiec, la blogger Laura Loomer, la candidata fallita dell’Arizona Kari Lake. Tutti pronti a violare la Costituzione, o comunque trovare il modo di imbrogliarla, per tenere Trump alla Casa Bianca come un monarca. Questo è il piano, dunque. Il saluto romano della “giornata gloriosa” non interessa a nessuno, ammesso che qualche fan lo abbia visto e interpretato così. Anzi, è una medaglia da appuntarsi al petto.
Il giorno dopo Bannon scopre il danno combinato, quando vede che il presidente del Rassemblement National Jordan Bardella ha cancellato la partecipazione a Cpac, a causa del suo braccio teso. Neanche questo però lo spinge alla marcia indietro, o almeno alla riflessione: «Bardella non è un uomo, è un ragazzino. Non è degno di guidare la Francia».