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 2025  febbraio 22 Sabato calendario

L’analisi di Lorenzo Guerini

Tre anni fa, quando Putin invase l’Ucraina, Guerini guidava la Difesa e in Consiglio dei ministri disse: «Il mondo entra in una nuova fase geopolitica». Oggi vive la vigilia di una nuova Yalta.
Già l’estate scorsa, durante una visita a Washington, l’attuale presidente del Copasir comprese che stava per concretizzarsi un cambiamento epocale. Dai colloqui con i vertici dell’intelligence americana e con influenti politici – tra i quali l’attuale segretario di Stato Rubio – ebbe l’impressione che avrebbe vinto Trump e che per l’Ucraina avrebbe potuto mettersi male. «Così potrebbero saltare gli equilibri internazionali», commentò appena tornato a Roma: «Il tentativo degli Stati Uniti di trovare un appeasement con la Russia per sganciarla dalla Cina, rischierebbe di trasformare anche l’Europa in un campo da gioco».
Ora che sembra di essere tornati ai tempi degli accordi tra superpotenze, Guerini nei suoi incontri riservati consiglia «prudenza e determinazione»: «Serve una visione lucida senza cedere a conclusioni avventate. Bisogna per un verso tenere il punto sui principi e per l’altro contenere gli strappi prodotti dalla nuova amministrazione americana. Perché va evitato che la situazione deflagri». E tra convegni a porte chiuse e briefing con i vertici dei Servizi non smette di ripetere che «in ballo c’è l’idea dell’Occidente nella sua dimensione transatlantica», che va oltre il sistema delle relazioni politiche e commerciali. Riguarda l’essenza del rapporto tra Europa e Stati Uniti: «La comunanza dei valori e la consapevolezza di appartenere a un comune destino». Perciò – secondo fonti accreditate – ha lodato la tattica del «doppio registro» attuata da Macron e Starmer, che hanno deciso di volare a Washington per parlare con Trump.
Il «doppio registro», secondo Guerini, serve inoltre per difendere la verità storica degli eventi, minacciata dalle nuove interpretazioni americane e amplificata in patria da travagliati pacifisti à la carte. Il 24 febbraio del 2022 fu Putin ad attaccare l’Ucraina. E dinnanzi all’invasione russa, come disse l’allora presidente del Consiglio Draghi, anche l’Italia non si voltò dall’altra parte. «Tutti in Parlamento ci schierammo con Kiev». La frase pronunciata dal dirigente del Pd è stata interpretata come un riferimento a Conte. Anche se Guerini – raccontano i presenti – ha subito voluto troncare questo discorso, perché non gli interessa aprire polemiche sulla «propaganda politica», siccome sono altre le priorità «ben più importanti». 
Quando scoppiò il conflitto previde «una lunga guerra di logoramento» che avrebbe messo in tensione l’opinione pubblica europea: «Era un pezzo della scommessa di Putin. Ma l’Europa nonostante le difficoltà ha tenuto. E se oggi si parla di pace, lo si deve alla determinazione di Zelensky, alla resistenza eroica degli ucraini e alla solidarietà offerta dall’Occidente». In effetti il dittatore russo pensava di far fuori in tre giorni il presidente eletto di Kiev. Dopo tre anni e dopo aver dovuto persino pietire le truppe alla Corea del Nord, non c’è riuscito. Ma senza il sostegno di europei e americani «oggi parleremmo di resa, non di un processo di pace».
Il punto è capire che tipo di pace si prepara. Su questo Guerini non si sbilancia nei suoi conversari dice di voler prima conoscere i contenuti del negoziato, «sgombrando il campo dalle prevenzioni». Un modo per sostenere che talvolta nelle trattative le dichiarazioni non corrispondono ai fatti, e sono un espediente politico per raggiungere il miglior compromesso possibile. È chiaro il riferimento alla posizione di Trump e al suo approccio che ha cambiato i codici transatlantici, fino quasi a comprometterli. Si vedrà alla fine quale era il suo obiettivo. Di certo Guerini fa ruotare attorno al concetto di «pace giusta» anche il tema della «difesa dei valori occidentali».
Nel frattempo l’Europa non può stare a guardare: «Una volta per tutte deve diventare adulta», rafforzandosi sotto il profilo politico, tecnologico e militare. E la «fase complessa» che vive l’intesa tra gli Stati Uniti e il Vecchio Continente, da fattore di crisi deve diventare per l’Unione fattore di rilancio. Non ci saranno molti altri esami di riparazione. Ma bisogna avvicinarsi al tornante della storia «senza atteggiamenti avventati», ha spiegato Guerini: «Non si deve spezzare il filo» che lega le due sponde dell’Atlantico.