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 2025  febbraio 22 Sabato calendario

Il nucleare francese per proteggere l’Europa

Dopo Macron due giorni fa, anche il candidato Cdu alla cancelleria tedesca Friedrich Merz ieri ha affrontato la questione che resta sullo sfondo di tutte le discussioni sulla futura «autonomia strategica» dell’Europa: la deterrenza nucleare. 
Senza più la garanzia della protezione americana, torna in primo piano il fatto che un altro ombrello nucleare gli europei forse ce l’avrebbero, quello della Francia. E, sia pure in minor misura, quello del Regno Unito. Non a caso i due Paesi in prima linea nella risposta a Trump – il presidente Macron parte per Washington domani, il premier Starmer sarà alla Casa Bianca giovedì – e nella preparazione di una «forza di garanzia» che difenda l’Ucraina dopo un eventuale cessate il fuoco. 
«Dobbiamo avviare discussioni sia con i britannici che con i francesi per capire se la condivisione nucleare, o almeno la sicurezza nucleare offerta dal Regno Unito e dalla Francia, possa essere estesa anche a noi», ha detto ieri Merz in un’intervista alla radio tedesca Rbb24. 
Alla domanda se la Germania debba cercare protezione in particolare sotto l’ombrello nucleare della Francia, Merz ha riconosciuto che il presidente francese Emmanuel Macron ha ripetutamente avanzato tale offerta a Berlino, ma i precedenti governi tedeschi hanno sempre lasciato la questione senza risposta. Se diventasse cancelliere, Merz porrebbe la «questione del diritto di decisione finale», ovvero «chi avrebbe in mano la valigetta nucleare». 
Il nuovo asse Trump-Putin costringe quindi gli europei a parlare di un tema che fino a pochi mesi fa provocava grande imbarazzo. 
Il caso dell’atomica britannica è parzialmente diverso, e non tanto perché il Regno Unito non fa più parte dell’Unione, ma perché sin dalla nascita l’arsenale nucleare di Londra è stato sviluppato con la collaborazione indispensabile degli Stati Uniti, che hanno sempre avuto e hanno ancora voce in capitolo. Il nucleare francese invece venne concepito da De Gaulle proprio come strumento dell’indipendenza francese rispetto all’America, e questa totale autonomia adesso acquista un’importanza speciale. 
Lo ha ricordato il presidente Macron quando giovedì scorso si è rivolto ai francesi sui social media per prepararli alla «nuova era» che si sta aprendo ma anche per rassicurarli: «Noi francesi abbiamo la deterrenza nucleare, che gli altri Paesi europei non hanno. Anche i britannici ce l’hanno, ma loro sono più dipendenti dagli americani mentre noi, in tutte le dimensioni della partita, siamo veramente indipendenti». 
Spetta agli europei adesso affrontare la questione, come dimostrano le parole di Merz: la force de frappe protegge solo la Francia, o anche gli alleati europei? Parigi è disponibile ad allargare al Continente la sua deterrenza, ma in quali forme? E soprattutto, siamo pronti ad accettarla, o almeno a discuterne? 
La dottrina De Gaulle originaria indicava che il nucleare francese serve per proteggere gli «interessi vitali» della Francia. Ma dal discorso del 7 febbraio 2020 agli allievi della scuola di guerra, Macron ha chiarito che gli interessi vitali della nazione «hanno ormai una dimensione europea». E lo ha ripetuto anche nel recente dialogo su YouTube. 
Finora sono stati gli altri Paesi Ue – specialmente la Germania – a tentennare, desiderosi di restare aggrappati al gigante americano e di non passare sotto una nuova tutela. Ma ora, come ha detto ieri una fonte dell’Eliseo, rispetto alla condivisione del nucleare francese «l’interesse dei partner europei non fa che crescere».