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 2025  febbraio 21 Venerdì calendario

Brexit, così Starmer riporta il Regno Unito nel cuore dell’Europa. E ora apre anche ai giovani Ue.

Con l’imminente disimpegno di Trump, Londra è pronta a prendere il timone della Difesa e della Sicurezza europea insieme alla Francia. Ora starebbe cedendo anche sulla libera circolazione per studio e lavoro degli under 30 dell’Unione
LONDRA – Quella partecipazione al consiglio europeo a Bruxelles a inizio mese, la prima per un leader britannico dalla concretizzazione della Brexit, era passata quasi inosservata. Ma ora è indubbio che il Regno Unito di Keir Starmer sta per tornare al cuore dell’Europa. Almeno per quanto riguarda Difesa e Sicurezza. Ma non solo.
Il primo ministro britannico da molti mesi perora questo scenario, nell’ambito del suo “reset” con l’Unione Europea, ovvero un sensibile riavvicinamento tra i due blocchi dopo il lacerante scisma della Brexit. Sinora i suoi desideri non sono diventati realtà, perché l’Unione Europea in cambio ha chiesto diversi contrappesi, come l’ok alla mobilità giovanile degli under 30 tra i due blocchi e concessioni ai pescatori della Ue nelle acque britanniche. Ma di certo, Regno Unito e Unione Europea non sono mai stati così vicini dopo l’uscita di Londra dall’Unione.
Certo, sulla Brexit non si torna indietro, almeno nei prossimi anni. Riaprire questo capitolo è oramai troppo divisivo e doloroso, nonostante la netta maggioranza dei britannici oramai consideri l’uscita dalla Ue un errore storico e madornale. Ma, come ha sempre detto Starmer, possiamo riavvicinarsi sensibilmente ai “nostri amici europei”.
Il suo “reset” con la Ue sinora non era andato oltre le buone intenzioni, con “poche azioni concrete”, come hanno ripetuto più volte fonti diplomatiche europee in questi mesi. Ora però, queste beghe e il burocratese lasceranno il tempo che trovano. Perché Londra sa che, insieme alla Francia di Macron, prenderà il timone della sicurezza e della difesa europea, alla luce di un disimpegno militare sempre più imminente da parte degli Stati Uniti di Donald Trump, e sta già stilando con Parigi i piani di peacekeeping in Ucraina.
Il deterrente nucleare e il seggio al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che vanta anche la Francia, ovviamente hanno il loro peso. Ma Starmer, nonostante le dichiarazioni di facciata, ha sempre temuto che gli Stati Uniti si sarebbero a un certo punto staccati dal Vecchio Continente. Perché, per Washington, la minaccia della Cina è peggiore di quella della Russia a lungo termine.
Ma questo processo è stato violentemente accelerato dall’ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca, come abbiamo visto in questi ultimi giorni. Starmer è un avvocato e un uomo di legge e, ogni volta che abbiamo discusso con lui, ha spesso fatto trapelare la sua preoccupazione per un’Europa, e la sua democrazia, alla possibile mercé di Putin e della Russia.
Ovviamente c’è anche una questione nazionale e di establishment britannici: sin dall’indipendenza di Kiev negli anni Novanta, il Regno Unito ha sempre pesantemente sostenuto l’Ucraina, militarmente e politicamente. Ora Starmer non può buttare a mare un alleato simile, nonostante le sparate e la propaganda russa strombazzate da Donald Trump. E difatti due giorni fa Sir Keir ha risposto, seppur indirettamente, a Trump telefonando a Zelensky e ribadendo pubblicamente che non è un dittatore, “che è stato democraticamente eletto e che è impossibile tenere elezioni libere in Ucraina in questo momento”, mentre il Paese è bombardato dalla Russia.
Ma al di là di questo, tutta l’Europa ora potrebbe essere in pericolo, anche se si raggiungesse un accordo tra Usa e Russia sull’Ucraina. Perché, come riferiscono fonti di intelligence occidentale, con il disimpegno americano “non possiamo immettere troppe forze in Ucraina e lasciare scoperto il fianco orientale della Nato”. Un problema grave anche per Londra, che al momento ha soltanto 75mila soldati nel suo esercito regolare, meno della metà di quanto ne vantava due decenni fa.
Non solo. Secondo il Times di oggi, Starmer starebbe cedendo proprio sulla mobilità giovanile (come Repubblica aveva anticipato qualche settimana fa) e avrebbe pronta una offerta alla Ue: il primo ministro britannico avrebbe acconsentito a una quota fissa di giovani europei, di età compresa tra 18 e 30 anni, cui verrebbe concesso di lavorare e studiare liberamente per due anni, con la possibilità di estensione di un terzo, e lo stesso accadrebbe per i giovani britannici che vogliono andare in Ue. Un accordo simile, il Regno Unito ce l’ha già con l’Australia e altri Paesi.
Non sono ancora chiare le cifre, ma si parla di una quota di 70mila giovani europei all’anno ammessi secondo questo schema, che tuttavia dovranno pagarsi la sanità pubblica (circa 2mila euro) e non potranno richiedere prestazioni di welfare allo Stato britannico. Questo non piace alla Ue, che potrebbe contestare anche le cifre: Londra oggi accoglie 45mila giovani australiani all’anno, e dunque, in proporzione con la popolazione europea di 450 milioni, Bruxelles si aspetta che il Regno Unito accolga almeno 750mila under 30 dall’Unione.
Ma questo Starmer non può permetterselo perché in patria ha un grosso problema con l’immigrazione (ereditato dai disastri dei conservatori) e non può lasciare un simile e pericoloso fianco scoperto a Nigel Farage, che sta volando nei sondaggi. In ogni caso, le due parti si stanno avvicinando sensibilmente. E un accordo sulla libertà di movimento sui giovani europei verso il Regno Unito, cruciale per i rapporti Uk-Ue post Brexit, potrebbe arrivare molto presto.
In ogni caso, secondo il suo biografo Tom Baldwin, la musica preferita di Starmer è l’Inno alla Gioia, ovvero il motivo dell’Unione Europea. Ma al di là delle predilezioni personali, oramai tutti nel Vecchio continente, incluso Starmer sono consci che questa potrebbe essere l’ora più buia per l’Europa, visto quanto sta accadendo a Mosca e a Washington, da qualche settimana. La Brexit, e tutte le sue conseguenze, in questo momento contano poco.
Certo, il primo ministro britannico fa il possibile per non irritare il coinquilino della Casa Bianca, per evitare dazi letali per alcuni settori industriali britannici e per cercare di preservare la “Special Relationship” sulle sue sponde dell’Atlantico, cui lui tiene moltissimo. Ma un Donald Trump alla Casa Bianca è un grosso problema anche per Starmer. Ed è per questo che il Regno Unito e l’Unione Europea non sono mai stati così vicini. E potrebbe essere solo l’inizio del ritorno di Londra nel cuore dell’Europa. Nonostante la Brexit.