la Repubblica, 21 febbraio 2025
Salvini: “Noi con Trump, sta facendo grandi cose. Ursula vada dove vuole”
«Ursula Von der Leyen andrà in missione a Kiev? Può andare dove vuole, non mi pare che abbia risolto granché in questi anni. Trump sull’Ucraina? Vada assolutamente avanti così». Pochi minuti dopo le quindici, Matteo Salvini entra nel cortile di Palazzo Madama per rispondere al question time e parla con Repubblica. Il vicepremier stavolta non sfoggia il cravattone rosso “Gop”, ma al solito è in formato ultra-trumpiano. Da 48 ore le dichiarazioni del tycoon hanno creato sconcerto nelle cancellerie di mezza Europa, ma per il segretario della Lega, che a differenza di Giorgia Meloni ha sostenuto il presidente in carica dall’inizio della campagna elettorale, non c’è nulla di cui scandalizzarsi, nemmeno davanti alle più recenti affermazioni dell’inquilino della Casa bianca, che ha definito il presidente ucraino Zelensky «un dittatore e un comico mediocre». Vicepresidente Salvini, condivide le parole di Trump su Zelensky dittatore? Salvini non fa una piega: «Non mi metto a giudicare le parole, io bado ai fatti e Trump sta facendo grandi cose in questi primi giorni di mandato». I fatti, per il capo del Carroccio, sono questi: «Confido che Trump riesca a portare la pace, cosa che né Biden né l’Unione europea con von der Leyen hanno fatto negli ultimi anni. Trump sta portando al tavolo Russia e Ucraina, mi pare già un grande risultato». Dunque, aggiunge «vada avanti così, assolutamente, fino in fondo». Ma i giudizi feroci su Zelensky? «No no, guardo ai fatti». Semmai, Salvini ne ha per chi ha criticato le sortite del presidente americano: «Chi attacca Trump evidentemente non fa un buon servizio alla pace, l’importante adesso è che smettano di sparare i cannoni». Parole al miele per il commander-in-chief degli Stati Uniti, gelate invece per la presidente della commissione europea. «Von der Leyen sta organizzando una missione a Kiev? Per quanto mi riguarda può andare dove vuole, non mi pare che finora abbia risolto granché».
In politica estera, lo schema di gioco del capo del Carroccio è chiaro. Avanti tutta al fianco degli Usa versione Maga, molto più che con l’Ue. O almeno, con questa Unione a trazione Ppe-Socialisti. Prima di entrare in Senato, lo ribadisce anche in un post mattutino, in cui descrive come «parole di sacrosanto buonsenso» quelle di Trump sull’Ue che non si occuperebbe a dovere di migranti. «L’Europa, lenta e in alcuni casi complice, non può più far finta di niente davanti all’emergenza dell’immigrazione clandestina». Glissa però, Salvini, sul sondaggio lanciato dall’uomo di Elon Musk in Italia, Andrea Stroppa, che lo incoronerebbe come il più popolare tra i ministri degli Interni: «Non commento i sondaggi».
Finito il question time in cui rivendica il nuovo codice della strada, perché «ha salvato 55 vite», difende il ponte sullo Stretto e annuncia «a brevissimo in Cdm» il decreto sul riordino delle accise, Salvini si ferma a parlare di nuovo, stavolta con un gruppo di cronisti. Insiste su Trump. Poi rilancia la rottamazione delle cartelle. «Il ddl sulla pace fiscale? L’abbiamo già presentato in Senato e arriva in commissione Finanze la settimana prossima». Disegno di legge solo leghista, per adesso, anche se Salvini si mostra conciliante: «Ovviamente l’obiettivo è fare un documento di tutta la maggioranza, perché aiutare 20 milioni di italiani in difficoltà con l’Agenzia delle entrate non è un obiettivo solo della Lega». Se n’è parlato anche nel vertice mattutino a Palazzo Chigi con Tajani e Meloni? «Ne parliamo da tempo, il vertice è andato bene». Di che avete discusso? «Di Milan». Risata e via, di ritorno al ministero.