Corriere della Sera, 21 febbraio 2025
La furia di Giorgia Meloni sul caso Delmastro (mentre bacchetta Nordio su Paragon)
La premier: «Su Andrea caso solo politico, su Santanchè no» «Ci mancava la condanna di Andrea...». Giorgia Meloni la prende malissimo e non lo nasconde. Verga una nota molto dura, si scaglia contro i giudici e blinda il sottosegretario Delmastro, sfogando tutto il suo sconcerto per una sentenza che non le sembra di merito, bensì «tutta politica». Prova ne sia, è l’affondo della presidente del Consiglio, che «il pubblico ministero aveva inizialmente richiesto l’archiviazione e successivamente l’assoluzione».
Sconcertata, eppure combattuta. La leader di FdI non vuole riaprire lo scontro feroce con le toghe. Ha accolto la moral suasion del Quirinale e non intende guastare la tregua con la magistratura, iniziata con l’arrivo di Cesare Parodi alla guida dell’Associazione nazionale magistrati. La condanna a otto mesi di un «fratello» fedelissimo è per lei un colpo troppo basso, che merita una reazione adeguata. La notizia del verdetto le arriva mentre è chiusa nel suo ufficio con Carlo Nordio e la capo di Gabinetto della Giustizia, Giusi Bartolozzi: la premier li ha convocati per tirare le orecchie al ministro che, sul caso Paragon, ha smentito il sottosegretario Mantovano.
La reazione di Meloni è furiosa: «Condanna vergognosa, fondata sul niente, col solo obiettivo di fermare la riforma della giustizia». Il sottosegretario Fazzolari ordina a parlamentari e ministri di uscire in batteria e picchiare duro contro una «sentenza ingiusta», orchestrata da magistrati che «usano i tribunali invece delle urne». I tempi di reazione della premier dicono molto. Nemmeno mezz’ora ed ecco che la sua rabbia diventa pubblica, segno che Meloni non vuole lasciare spazio a interpretazioni. E vuole marcare la distanza tra il caso Delmastro e la vicenda giudiziaria di Daniela Santanchè.
«Il primo è tutto politico – ragiona la leader di Fdi – la seconda è invece una storia privata, che riguarda l’imprenditrice». Il che, tradotto, vuol dire che la blindatura del sottosegretario non si estende alla responsabile del Turismo. «Daniela non pensi di nascondersi dietro l’ombrello di Delmastro», è la sintesi brutale che fanno nel partito. Quando lei fu rinviata a giudizio per Visibilia, i «fratelli» di FdI risposero con un imbarazzato silenzio. Per il collega, invece, è scattata la solidarietà di squadra. Eppure la ministra si dice «tranquilla, pronta» ad affrontare la mozione di sfiducia, martedì alla Camera. «Mi voteranno la fiducia anche stavolta», ha confidato ai collaboratori. E se «Giorgia» le chiederà di dimettersi giura che lo farà, «un minuto dopo».