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 2025  febbraio 21 Venerdì calendario

Fo fascista, Rame assente: Mieli e Rai senza memoria

Dopo aver inspirato ed espirato profondamente, aver riflettuto sulla commovente grandiosità della natura e la fortuna di vivere, scrivo con animo sereno, avendo addomesticato la mia prima reazione alla visione della trasmissione di Mieli. In effetti non c’è in me odio e neanche rabbia, solo amarezza. Sto parlando della puntata andata in onda il 18/02/2025 alle 13:15 su RAI3 di Passato e Presente dal titolo: Il “Mistero Buffo”. La verità del giullare.
Al minuto 10:14 la dottoressa Maria Sole Sanasi parla dell’adesione di Dario alla Repubblica di Salò. Al minuto 30:45 Mieli parla di “Militanza nella Repubblica Sociale Italiana”. Cioè non era solo un soldato repubblichino, era proprio fascista!!!
Su questa vecchia calunnia la verità è semplice. Mio padre era stato costretto ad arruolarsi, perché se avesse disertato avrebbe messo in pericolo le attività antifasciste del padre e dello zio.
Mio nonno Felice Fo e il fratello di mia nonna Nino Rota, avevano organizzato la fuga in Svizzera di ebrei e di soldati inglesi fuggiti da un campo di prigionia in Piemonte, approfittando del fatto che mio nonno era capostazione a Luino, ultima stazione prima del confine.
Prova inconfutabile il ringraziamento del comando inglese a Nino Rota. Vedi anche i documenti che attestano che Felice Fo era presidente della sezione locale del Comitato di Liberazione Nazionale.
Quando avevo 6 anni, una sera, al teatro Ciak di Milano, il proprietario e fondatore Leo Wächter, ebreo, comunista e gappista mi prese in braccio e indicando mia nonna Pina Rota Fo, mi disse: “Questa donna mi ha salvato la vita!”. Affermazione che ha espresso in tante sedi.
Si riferiva a quando, dopo aver ammazzato un alto ufficiale fascista, e dopo la successiva sparatoria, lui e un altro gappista, entrambi feriti, erano riusciti a raggiungere la casa dei Fo a Luino e mia nonna e mia zia Bianca, li avevano ricuciti e rifocillati. A quel punto era quasi l’alba e arrivò a casa mio padre con la divisa da repubblichino. I due feriti puntarono le armi per ammazzarlo e mia nonna si buttò in mezzo urlando: “È mio figlio, non sparate!”
Questa storia è confermata dalla deposizione di Leo Wächter al processo che seguì alle calunnie, e la stessa storia è raccontata da Patrizia Wächter nel libro Papà Leo (per Bompiani). Patrizia mi ha mandato anche la foto del ritratto che mio padre fece a Leo nel 1945.
Una volta arruolato Dario approfittò della sua abilità di pittore e della benevolenza di un colonnello e fu mandato a dipingere icone sacre nelle cappelle dell’esercito. Quando non poté continuare a fare l’imboscato, per evitare di combattere seguì corsi di specializzazione militare per diventare guastatore e paracadutista. Al momento di andare a combattere disertò.
Ma a quel punto il padre e lo zio avevano fatto scappare in Svizzera tutto il gruppo di ebrei e di soldati inglesi che nascondevano. E Nino Rota, individuato dai fascisti, era uccel di bosco.
Per inciso la storia del viaggio dei prigionieri inglesi dal Piemonte a Luino, organizzata dalla rete della Resistenza, meriterebbe un film. Il ruolo di Felice e di Nino fu fondamentale proprio perché erano entrambi originari di Sartirana e avevano rapporti con le rispettive famiglie di antifascisti. La sorella di mio nonno, Anna Fo aveva una delle prime tessere del Partito Comunista Italiano. Insomma, se mio padre fosse diventato fascista lo avrebbero ammazzato in famiglia… Dopo aver disertato, mio padre passò gli ultimi mesi della guerra nascosto in una casa in campagna, mezza diroccata.
Questi i fatti che emergono chiaramente anche dal processo per calunnia che mio padre intentò 50 anni fa quando questa storiella fu confezionata in ambienti fascisti.
Dario denunciò i calunniatori ma non riuscì a ottenere la loro condanna (giustizia?), ma le molte testimonianze di partigiani avvalorano in modo incontestabile che le cose erano andate come le racconto. Sono documenti pubblici, peraltro pubblicati online anche nell’Archivio Rame Fo, creati da mia madre (www.archivio.francarame.it).
Mieli doveva, quantomeno, dire che mio padre fornì sempre la sua versione dei fatti. Al contrario nella trasmissione di Mieli si insinua addirittura l’idea che mio padre ammise la sua militanza fascista!
Ma al di là di questo, tutta la trasmissione di Mieli è inaccettabile. Esperti della storia del teatro che non sanno nulla della storia teatrale di Dario pongono domande e danno risposte da allibire.
Ma da dove Fo avrà tirato fuori i testi dei giullari medioevali?
Perdirindindina, lo si è scritto su decine di libri, raccontato nel dettaglio nella serie andata in onda su Rai5: Dario Fo e Franca Rame, la nostra storia.
Fu mia madre a riuscire a dare un senso agli appunti, scritti sui margini di atti notarili medioevali da appassionati dei giullari.
Esimi docenti di letteratura non riuscivano a capire cosa volessero dire quegli appunti sintetici tipo “contrasto tra l’angelo e l’ubriaco”.
Mia madre ben conosceva cosa fosse un contrasto visto che proveniva da una famiglia di attori girovaghi, poveri in denaro ma ricchi di conoscenza delle tradizioni teatrali, che ancora usavano quello stesso gergo per sintetizzare le azioni sceniche nei canovacci degli spettacoli, scritti su grandi fogli e appesi al lato del palcoscenico (recitavano senza un testo scritto, improvvisando).
E ancora, gli esperti convocati da Mieli si chiedono come mai Dario Fo non abbia lasciato allievi. Perché non ha creato una scuola?
Ma, per Diana! Dario non ha fatto scuola?
Al di là che ha insegnato alla Libera Università di Alcatraz per 35 anni a migliaia di allievi (tra i quali Giovanni Storti e Matthias Martelli) ma vi siete dimenticati con chi iniziarono Cochi e Renato, Mariangela Melato, Lucia Vasini, Paolo Rossi, Claudio Bisio, Mario Pirovano, Marina De Juli?
Ma la vera grande scuola di teatro Dario l’ha fatta portando in tutto il mondo, dalla Cina all’America, una formula di spettacolo completamente nuova!!! E oggi sono centinaia le compagnie teatrali che mettono in scena, in tutto il mondo, i testi di Dario Fo e Franca Rame, che rimangono tra gli autori italiani più tradotti e rappresentati all’estero.
Prima di Mistero Buffo i monologhi esistevano solo nel cabaret, erano infiorate di barzellette, mai qualcuno aveva raccontato storie vere, spiegandole, mettendo in scena ricerche storiche, inventando linguaggi. Dario è l’ideatore del teatro di narrazione sviluppato in seguito da attori come Baliani, Paolini, Celestini e tanti altri.
Oggi questo tipo di teatro è diffuso in tutto il mondo e i “monologatori” recitano davanti a migliaia di spettatori… e chi gliel’ha insegnato? Ma per favore!!!
Aggiungo che è stato poi notevole il livello delle omissioni di Mieli. Sarebbe stato carino che Mieli dedicasse una parola, una sola, alla violenza che la mia famiglia ha subito.
A 7 anni, dopo che i miei genitori avevano abbandonato Canzonissima, per protesta contro la censura, andavo a scuola scortato dai carabinieri a causa della mia condanna a morte mafiosa scritta col sangue e inviata ai miei genitori.
Vogliamo parlare delle bombe ai teatri, dei tentativi di dar fuoco alla nostra casa, delle aggressioni fisiche durante gli spettacoli? E vogliamo citare il rapimento, le torture e lo stupro subiti da mia madre?
E infine osservo, appunto, che abbiamo assistito all’ennesimo tentativo di far sparire Franca dalla storia. Nulla di quel che ha fatto mio padre si può separare dal lavoro di mia madre.
Tutti gli spettacoli sono nati da questa simbiosi, non solo Mistero Buffo, Franca è stata la maestra teatrale di Dario. È Franca che impone la recitazione naturalistica che è la cifra del loro teatro.
A quei tempi si recitava con un afflato posticcio.
Per capire lo spessore della rivoluzione teatrale portata da Franca, ricordo che Parenti e Durano nel 1955, non la vollero più come attrice perché secondo loro “non sapeva recitare”.
Lizzani fece doppiare la sua voce da un’attrice in linea con la moda del periodo, nel film Lo svitato.
Oggi quello stile di recitazione non esiste più né in teatro né al cinema.
Grazie Franca.
Lo vogliamo dire?
E per finire, nei titoli di coda si citano 3 libri. Tutti e 3 firmati da Franca e Dario. Ma per 2 di questi libri il nome di Franca è stato omesso.
Caro Mieli, ti chiediamo il diritto di replica. E lo abbiamo chiesto anche alla Rai.