il Fatto Quotidiano, 21 febbraio 2025
Quammen: “Inutile la lezione del Covid, ora tocca all’aviaria”
È l’autore che, con il saggio Spillover, nel 2012, ha predetto il Covid. Dal suo studio in un Montana innevato, circondato dai libri, cani e Boots, il suo pitone, David Quammen ci rivela in esclusiva dettagli sul suo nuovo libro su un tema che segue da 18 anni, il cancro come fenomeno evolutivo: rari casi di tumore contagioso, identificato fra i marsupiali diavoli della Tasmania, il cui studio può cambiare l’approccio alla cura dei tumori umani. Titolo provvisorio: Speak of the Devil.
A cinque anni dal primo caso di Covid italiano, cosa non abbiamo ancora imparato?
Che disturbare creature selvatiche espone a pericolosi nuovi virus. È il grande tema di Spillover. E che la ricerca scientifica sui virus e sulle condizioni del salto di specie è molto importante. Ma negli Usa stiamo facendo strame di quell’idea. È una situazione orribile. Siamo usciti dall’Oms e stiamo imbavagliando il Cdc (Centre for Disease Control and Prevention). Abbiamo un ministro della Salute no-vax. L’amministrazione Trump sta dimenticando le lezioni non solo degli ultimi cinque anni, ma degli ultimi cento anni su come affrontare le malattie infettive. So che in Italia avete una situazione di salute pubblica diversa e scienziati meravigliosi, e so bene quanto avete sofferto per il Covid. Spero che sarete più saggi di noi.
Autorevoli esperti segnalano con allarme la diffusione rapidissima dell’influenza aviaria fra animali. Può venire da lì la nuova pandemia globale?
Gli scienziati concordano: H5N1 è in cima alla lista. È ovunque. È negli uccelli selvatici in volo tutti i continenti, persino in Antartide. Dio aiuti i pinguini laggiù. Sta infettando il pollame negli enormi allevamenti su scala industriale, e anche in quelli di mucche da latte. Il conto delle mandrie infette cambia di settimana in settimana, e poi ci sono i gatti che si aggirano nei dintorni degli allevamenti: i casi di contagio da animale a uomo sono 68. È una minaccia concreta, pronta a emergere con poche mutazioni decisive; ne bastano due per la diffusione fra umani, un’altra per diventare letale come il primo Covid. Sono mutazione che avvengono in modo casuale, non prevedibile, ma l’altissima incidenza aumenta enormemente il rischio.
Il New York Times ha riportato che il Cdc ha pubblicato e poi cancellato dati sulla diffusione dell’influenza aviaria tra gatti e persone. Abbiamo dati affidabili?
Buona domanda. È difficile sapere giorno per giorno cosa il Cdc pubblicherà e cosa no. Siamo a conoscenza di un rapporto su 3 veterinari, sui 150 sottoposti a screening, che erano ignari di essere stati infettati: Il Cdc ne aveva annunciato la pubblicazione, che poi non è avvenuta. Al momento non possiamo fare affidamento sul Cdc, non ci sono garanzie che pubblichino tutte le informazioni che hanno.
L’eredità positiva del Covid è stata accelerare la produzione di vaccini e l’attivazione di protocolli globali.
Certo, ora sappiamo come sviluppare un nuovo vaccino e produrlo in quantità massicce entro otto mesi. Non era possibile prima. Ma in termini di sanità pubblica negli Usa – non so in Italia – stiamo azzoppando le istituzioni, incluse quelle che producono ricerca per i vaccini. Al momento siamo preparati per una pandemia molto, molto peggio di quanto lo fossimo a gennaio 2020. E nel frattempo è intervenuta la sfiducia nella scienza. Il dottor Fauci, il più grande e famoso scienziato italiano d’America dai tempi di Enrico Fermi, è stato attaccato e demonizzato. E penso alle critiche ancora in corso sul lockdown: i governi avranno la forza di imporlo di nuovo in caso di nuova pandemia?
Cosa va cambiato, a livello personale e collettivo, per ridurre il rischio spillover?
L’impatto umano sull’ambiente. Ridurre il numero di figli, il consumo di carne, gli allevamenti intensivi, lo spreco di cibo, e ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche che determinano le dinamiche di accesso al cibo.
Nel suo ultimo editoriale lei parla dei pericoli del desiderio di cibo a basso costo, appunto un effetto di squilibri economici.
La maggior parte delle persone non può permettersi la carne biologica dalle fattorie a km 0. Dobbiamo pensare a come aiutarle. Invece negli Usa si va nella direzione opposta e si chiudono programmi di aiuti nutrizionali per le persone a basso reddito. Il nostro attuale presidente non ama quel genere di cose. E poi c’è il ricco oligarca che non è stato eletto a nulla, ma ora sta cambiando tutte le istituzioni governative. Non le ama nemmeno lui, benché abbia 13 figli e abbia contribuito molto più della sua parte al consumo globale.