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 2025  febbraio 21 Venerdì calendario

Donna morta cadendo dalla zip-line, l’ultimo selfie e i video: «Carenze gravissime, imbragatura non a norma».

Ghizlane Moutahir, 41 anni, morì il 5 maggio 2024 sull’attrazione turistica «Fly Emotion». La relazione dei periti disegna un quadro di gravi inadempienze da parte dei responsabili Tutta l’emozione in un sorriso sotto il sole di maggio. Un selfie, l’ultimo prima della morte assurda di Ghizlane Moutahir, 41 anni, marocchina immigrata in provincia di Lecco, precipitata nel vuoto sotto gli occhi dei nipoti, per aver provato l’esperienza del volo sospeso alla «Fly Emotion», che permetteva di sorvolare attaccati a un cavo d’acciaio la Valle del Bitto, in provincia di Sondrio. Vicenda dietro la quale, secondo gli inquirenti della città lombarda, si cela un quadro di negligenze e «carenze gravissime», oltre che di «irregolarità sistematiche», con gravi violazioni, «sia tecniche che gestionali».
La relazione firmata dagli ingegneri Paolo Pennacchi e Marco Leati, nominati dal procuratore di Sondrio Piero Basilone per fare luce su quanto accaduto il 5 maggio 2024, è lapidaria nelle conclusioni, e indirizza l’impianto accusatorio verso il riconoscimento della responsabilità in capo agli indagati (il titolare di «Fly Emotion», Matteo Sanguineti, il direttore dello stabilimento e tre dipendenti: due addetti all’imbragatura, e il terzo che ha dato il via libera alla partenza).
Non mancano le censure anche all’azienda produttrice delle imbragature utilizzate per i clienti (un colosso nel ramo degli equipaggiamenti da montagna), giudicate «carenti dal punto di vista progettuale». Vengono posti in evidenza molti aspetti critici dovuti alla mancanza di autorizzazioni e certificazioni di legge di un’attrazione nata nel 2011 per dare sviluppo turistico, oggi sotto sequestro.
L’atto ripercorre le ultime fasi prima del lancio di Ghizlane Moutahir. La zip-line sotto inchiesta offre la possibilità di volare in assetto orizzontale sfruttando una lunga fune d’acciaio tra i comuni di Albaredo e Bema, in Valtellina, tesa tra due punti di ancoraggio, raggiungendo una punta massima di altezza di 360 metri. La 41enne immigrata, in Italia da venti anni (viveva in provincia di Lecco) viene ripresa dalle telecamere durante le fasi della preparazione e vestizione, al punto designato di partenza. Dalle immagini emerge come l’imbragatura della donna nelle gambe non fosse correttamente sistemata. I «cosciali», la parte dell’imbrago destinata agli arti inferiori, «non erano ben posizionati» (con un punto di serraggio non compatibile con la circonferenza delle gambe della vittima). In certe riprese erano «assenti o non visibili», e invece avrebbero dovuto saldamente avvolgere le gambe della donna.
Moutahir appariva «confusa e disorientata», racconteranno i testimoni. «Non sembrava comprendere le istruzioni e mostrava difficoltà nell’assumere una postura stabile». Non sarebbe stato nemmeno effettuato un controllo supplementare prima del lancio.
La famiglia si era riunita quel giorno per festeggiare il compleanno di uno dei due nipoti. Oggi, sorelle, fratelli e nipoti della donna si sono rivolti all’avvocato Gianluca Paglino, e chiedono che «sia fatta giustizia». Gli stessi nipoti sono quelli che l’hanno filmata mentre cade. Stanno cercando di superare il trauma con l’aiuto di uno psicologo. A loro restano le immagini del dramma, e le ultime foto della zia sorridente, prima di precipitare davanti ai loro occhi.