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 2025  febbraio 21 Venerdì calendario

Renzi a Miami

Senatore Renzi, lei ha avuto modo di sentire Trump a Miami. Che idea si è fatto delle sue parole? Sono solo minacce o crede ci sia di più?«L’intervento di Trump a Miami è stato impressionante: ha parlato due ore, ha risposto a domande, ha ripetuto i suoi mantra. Anche quando dice evidenti falsità, come quelle su chi ha iniziato la guerra in Ucraina, ha un suo pubblico che lo adora. Lui non minaccia, ma ha un preciso disegno politico. Trump è questo. E per quattro anni avremo a che fare con lui, facciamocene una ragione. Se l’Europa non lo capisce e non si sveglia, è spacciata».La domanda è: ma l’Europa dove sta?«Non è in campo, è in panchina. O forse addirittura è ancora rimasta negli spogliatoi. Chi come noi ha parlato di Stati Uniti d’Europa negli ultimi mesi oggi rivendica la coerenza: o ci mettiamo insieme o saremo spazzati via. La sfida è tutta qui: creare un nuovo modello europeo o finire ai margini della storia. I sovranisti europei hanno scelto la parte sbagliata: se fai il sovranista con Trump, quello è più sovranista di te e ti schiaccia, a cominciare dai dazi. Serve un patriottismo europeo: avere una massa critica capace di stare al tavolo con tutti, partendo dagli americani».Cosa avrebbe potuto, o dovuto, fare la presidente von der Leyen?«Niente, perché non è una leader. È l’espressione di un potere burocratico che iper regolamenta tutto ma non coglie la sfida esistenziale che Trump pone all’Europa. Ursula è un’algida tecnocrate: io l’ho detto in campagna elettorale, lo ripeto ora. Non ho cambiato idea su di lei, come invece ha fatto Meloni. Del resto la sua scelta del Green Deal è stato un errore tragico di cui pagheremo il conto per anni».Come si fa a mettere d’accordo 27 Paesi che hanno 27 politiche estere diverse? Il principio dell’unanimità nelle decisioni va superato?«Sì, così è impossibile. Anche per questo servirebbe un patto di ferro tra Germania, Francia e Italia. Tentammo a Ventotene come forse ricorderà, nel 2016, subito dopo la Brexit. Quel progetto fu bloccato dalla sconfita referendaria. Ma allora come oggi il tema è costruire un nucleo europeo ristretto che sta insieme sulle sfide principali».L’iniziativa l’ha presa Macron con due riunioni a Parigi. Una buona idea? O un’azione che finisce per frammentare ancora di più l’Europa?«Le riunioni si giudicano dai risultati che producono nei mesi successivi. Non dagli articoli sui giornali il giorno dopo. Spero che l’iniziativa francese abbia successo. Al momento mi pare ahimè piuttosto velleitaria. Interessante invece che Macron e Starmer vadano da Trump, che provino a costruire un ponte con Washington. Loro possono riuscirci».In questo contesto, cosa si augura per il voto tedesco?«Che esca un risultato chiaro. E che si tengano a bada gli estremismi. Mi fa impressione chi gode per le difficoltà tedesche: se vanno male loro, andiamo male anche noi, a cominciare dal Nord Est produttivo. L’economia europea ha già rottamato i confini, prima o poi lo capiranno anche i sovranisti nostrani».Chi può svolgere in Europa il ruolo che in passato hanno avuto personaggi del calibro di Mitterand, Kohl, Merkel o anche i nostri Prodi o Draghi?«Il giorno stesso dell’invasione russa, nel febbraio 2022, mi dimisi da un board russo, annunciai che avrei votato per le sanzioni ma chiesi anche di nominare un inviato speciale dell’Europa per la pace tra Russia e Ucraina. Perché la pace si prepara anche con la diplomazia, non solo con le armi. Mi risero in tanti dietro dicendo che non si tratta con i cattivi. È vero il contrario: gli accordi di pace si fanno con i cattivi. Con i buoni non c’è bisogno. Allora proposi Tony Blair o Angela Merkel: persone che godono del rispetto di tutte le parti in causa. Mi dispiace non essere stato ascoltato».In questa situazione, come dovrebbe agire secondo lei l’Italia, visto che è stato uno dei Paesi che hanno di più sostenuto Kiev?«Meloni è stretta in un cul de sac. Anni fa simpatizzava per Putin, fino a quando ha capito che avrebbe dovuto stare dalla parte degli americani e allora ha scelto l’alleanza con Biden. Adesso che c’è Trump è stretta tra due fuochi. Navigherà a vista come purtroppo sta facendo anche con l’economia. E magari cercherà di non scontentare nessuno».Salvini da una parte, Conte dall’altra. Torna l’asse giallo-verde?«Non credo. La politica estera non caratterizza più l’alleanza e il centrodestra lo dimostra. Lei sa che ho sovente criticato Giuseppe Conte. Ma stavolta bisogna ricoscere che questa posizione è da sempre la loro posizione. Il centrosinistra lo costruirei più partendo dalle questioni interne: per esempio io sono per fare questa grande iniziativa di piazza contro i prezzi delle bollette che proprio i Cinque Stelle hanno proposto. È una scelta giusta, così come lo è chiedere chiarezza al Governo sulle vicende del trojan israeliano o di Almasri». La difesa fatta da Meloni del presidente Mattarella dopo gli attacchi russi può essere l’inizio di un cambio di rapporti tra Palazzo Chigi e Quirinale?«È un atto apprezzabile. Anche se ci sono talvolta difficoltà di comunicazione il fatto che al Quirinale ci sia un galantuomo come Mattarella aiuta a stemperare eventuali problemi».