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 2025  febbraio 21 Venerdì calendario

Biografia di Malcolm X

Anatomia di un leader a 60 anni dal suo omicidio. Ma chi era davvero? Briguglia: «Ad oggi gli storici non hanno saputo fornire una risposta univoca» Malcom X
Anatomia di un leader, a 60 anni dal suo omicidio, avvenuto a New York il 21 febbraio 1965, mentre teneva un discorso pubblico nel quartiere di Harlem. Malcom X, nato Malcom Little, noto anche con il nome islamico El-Hajj El Shabazz, è stato un leader afroamericano, icona della lotta per i diritti civili. Una figura complessa che ci ha lasciato una storia di riscatto ma anche di radicalismo, come ci conferma Gianluca Briguglia, professore associato di Storia del pensiero politico presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele. Briguglia è anche l’autore del libro Malcom X e Martin Luther King. L’ape e la Colomba (Einaudi, pagine 280, euro 16,00) in cui analizza le figure di questi due leader del movimento americano per i diritti civili. Cresciuto in un’America razzista, Malcom X trascorse parte della giovinezza tra crimine e carcere, dove si convertì all’Islam e divenne portavoce della Nation of Islam. Intransigente e carismatico, predicava l’autodifesa e la separazione razziale. Dopo la rottura con la Nation, si avvicinò a un’idea più inclusiva di giustizia. La sua evoluzione gli costò la vita.
Professor Briguglia, chi era per davvero Malcom X?
«Difficile dirlo. Ad oggi gli storici non hanno saputo fornire una risposta univoca. È stato un uomo dai tanti volti anche perché ha avuto la capacità di trasformarsi più volte. Nasce a Omaha, in Nebraska, figlio di Earl Little e Louise Norton Little. Suo padre è un predicatore battista e sostenitore del grande attivista Marcus Garvey. Muore in uno strano incidente, straziato da un tram. Tutti però sapevano che ad ucciderlo erano stati i militanti della Supremazia Bianca, che perseguitavano la sua famiglia da tempo. Malcolm è un bambino e la tragedia lo segna. Anni dopo scriverà: “Io sono nero. E come tutti i neri so che c’è un’altissima probabilità di morire ammazzato».
Malcom X non vive nel Sud a differenza di Martin Luther King
«Malcolm non vive il razzismo “istituzionale” di Martin Luther King che era originario della Georgia, dove la segregazione esisteva per legge, come in tutti gli Stati Uniti del Sud dell’epoca. Subisce invece un’altra forma di razzismo, forse ancora più disperante, quello della ghettizzazione, della privazione di opportunità e dell’emarginazione, quella dell’incubo che si contrappone al sogno americano. Malcolm lo dice spesso: “quello americano non è un sogno, è un incubo”. Per questo il suo percorso è così diverso da quello di Martin Luther King».
Malcom X ha avuto molte vite…
«Dopo la morte del padre, la malattia della madre e i disinganni dovuti al clima sociale, Malcom X diventa un piccolo criminale di strada. Arrestato per rapina è condannato a più di dieci anni di carcere. La reclusione lo trasforma: inizia a studiare a fondo da autodidatta. Si dice che abbia addirittura copiato su quaderni tutte le parole del vocabolario. Il potere della lingua lo affascina. Capisce che può essere il suo riscatto. Entra in contatto con una setta, la Nation of Islam, che si dice la vera depositaria dell’Islam e che lo trasforma dandogli nuova dignità. Diventa uno straordinario oratore politico».
Anche l’aspetto religioso è importante, come per Martin Luther King…
«L’uso della religione come linguaggio politico è un aspetto comune a entrambi. I discorsi di Martin Luther King sono spesso delle vere omelie: certo è un politico, un attivista, è il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani. Ma è anche un pastore battista, che parla, come un profeta, della “gloria del Dio che viene” e anticipa un nuovo mondo. È difficile distinguere i due registri. Per Malcom X è diverso. Diventa ministro della setta, che è la stessa a cui aderirà anche Cassius Clay prendendo il nome di Muhammad Ali. Il capo del gruppo è un personaggio ambiguo. La credenza centrale dei “black muslims” è l’idea secondo cui Dio avrebbe creato solo un’umanità nera e i bianchi non sarebbero altro che la conseguenza dell’intervento del diavolo in combutta con un fantomatico scienziato di millenni di anni fa. Può far sorridere -e Malcolm a un certo punto abbandonerà questa credenza-, ma è il grandioso sfondo demonologico che dà ragione della lotta estrema fra il bene e il male e della battaglia radicale contro i bianchi. King ovviamente è tutt’altra cosa. Il suo credo è la non-violenza gandhiana e cristiana. La società è un tutt’uno. Una società razzista va moralizzata attraverso una lotta di amore e di non-violenza. È King ad aver avuto ragione».
Ma perché postpone al suo nome la X?
«Tutti i membri della setta rifiutavano il cognome originario perché era quello che veniva attribuito ai propri avi dagli schiavisti, considerati pure infedeli in quanto cristiani. La X indicava l’incognita delle origini, ma anche la possibilità di un’identità nuova, da costruire».
A un certo punto però il pensiero politico di Malcom X si allarga?
«Decide di andare alla Mecca. È una rivelazione, perché scopre che l’Islam non ha nulla a che vedere con la setta: una religione universale, per tutti, non razziale. Per lui è una folgorazione e il suo pensiero politico acquisisce profondità».
King prosegue per sua strada invece?
«L’idea di King è ancora più radicale: la non violenza non è passività, ma un modo efficace per moralizzare la società, per trasformare tutti. Si definisce un “estremista dell’amore”. È necessario sbilanciare l’immoralità della società bianca razzista, mostrando quanto sia presente nelle istituzioni e nel costume, anche a costo di essere picchiati, arrestati, uccisi. E senza mai reagire con violenza. Per fare questo è benvenuto e necessario anche l’aiuto dei bianchi. Malcom X afferma invece, in una lunghissima fase, che King è “complice” del sistema, è colui che addormenta il popolo afroamericano, è amico di quel Kennedy eletto con i voti del Sud, che non avrebbe mai cambiato le cose. Si sbagliava».
Per Malcom X la violenza è uno strumento di lotta politica?
«In parte. Per lui la violenza è anche una attribuzione di dignità e di forza al popolo afroamericano. Malcolm X ha parlato di violenza, come difesa, nei suoi discorsi, le ha trovato uno spazio simbolico, ma non ha mai esercitato violenza. Certo, riteneva che chi proponeva ai neri di essere non-violenti o chi citava il “porgi l’altra guancia” fosse “un criminale”. Ma Malcom X non ha mai concretamente fatto violenza. L’ha subita».
Un’angolatura da cui è King ad ispirarsi a Malcom X?
«L’idea di Malcolm che la battaglia potesse essere portata a livello internazionale è un’intuizione interessante. Pensa che la lotta per i “diritti civili” sia limitata, perché per ottenerli ci deve essere un governo che li concede. Propone di parlare invece di “diritti umani”, in modo che il governo segregazionista debba in qualche modo rispondere davanti ai tribunali internazionali. Per questo pensa di trovare appoggio negli stati africani appena usciti dal colonialismo. Si illudeva, ma a quanto pare King, in una certa stretta fase, si sarebbe detto interessato anche a questa pista».
Perché è stato ucciso Malcom X?
«Viene ucciso a 39 anni. I mandanti non sono stati identificati. Dei tre condannati, membri della Nation of Islam, due sono stati riconosciuti innocenti in una revisione del processo di solo 2-3 anni fa, a pena scontata. Le figlie di Malcom X hanno citato in giudizio proprio qualche settimana fa la polizia di New York e l’FBI chiedendo un risarcimento di 100 milioni di dollari per insabbiamenti ormai provati. La faccenda non è chiusa».
King e Malcom X sono stati per il Movimento per i diritti civili complementari?
«Le generazioni successive hanno avuto la tendenza a vederli così. Ma è materia per gli storici. Erano antitetici, ma non senza dei punti di potenziale comprensione reciproca. Quando Malcolm morì, King disse di lui “Malcolm X era come Pietro nei Getsemani, che sbagliando aveva sguainato la spada per difendere Cristo”. Non so se siano stati complementari, ma un riconoscimento maggiore di questo non si poteva fare».