La Stampa, 21 febbraio 2025
La nuova moda: reati da mettere sui social
Punta la telecamera del cellulare verso la vittima. «Dammi i soldi figlia di puttana. Dove sono i soldi. Giuro che ti ammazzo troia». Preme la pistola contro la tempia dell’anziana seduta sul letto. Sposta l’obiettivo verso la cassettiera dove potrebbero esserci i gioielli. Zoom. Torna sull’inquadratura di prima. La tempia. Filma le gambe che tremano, l’amico con la cuffia nera che copre il volto e la spranga di ferro in mano. Spinge la pistola più forte. «Dove sono i soldi figlia di puttana?». Fa finta di caricare la pistola. Simula l’esplosione di un colpo. Stop. Sono le tre e mezza di notte del 20 gennaio.Tra qualche mese «la signora degli affitti» compirà 90 anni. La chiamano così, in questo pezzetto di via della periferia Nord di Torino, perché è l’unica che possiede qualcosa. Dodici alloggi su quattro piani. E due locali al piano terra di cui uno ad uso caffetteria. Possiede la palazzina intera. Vive al primo piano con la figlia. I soldi degli affitti li riscuote in contanti. Trema. «Aiuto! Aiuto!». La figlia, che vive con lei, non può ancora soccorrerla. Si è svegliata di soprassalto per il rumore. L’hanno bloccata in cucina. Malmenata, scaraventata a terra. Anche a lei hanno puntato l’arma in faccia. Quando se ne saranno andati, quando si sarà ripresa dal trauma, agli agenti delle Volanti dirà: «Cosa ricordo di loro? Che erano molto giovani. Nordafricani. Mi ha colpito il fatto che uno di loro, quello che impugnava la pistola, tenesse il cellulare con l’altra mano per tutto il tempo. Mi sembrava che volesse scattare delle foto».Stava filmando. In presa diretta. Per i social. Per le chat di WhatsApp. È grazie a quel video, paradossalmente per loro, che la squadra mobile ha rintracciato i quattro rapinatori. Hanno 17, 18, 20 anni.La procuratrice dei minori di Torino, Emma Avezzù, detesta l’espressione «baby gang». Ha chiesto e ottenuto il carcere per il più giovane del gruppo, che ha 17 anni. Riflette: «La rapina sembra quasi finalizzata a fare il video. Come se il video fosse la cosa importante. Per noi che lavoriamo coi minori purtroppo non può nemmeno essere considerata una novità. Si riprendono con la droga in mano. Con le pistole. Con le banconote rubate. E adesso anche mentre fanno le rapine a mano armata».Tribunale dei minori, aula dell’interrogatorio. «Lei resta in ciabatte per l’udienza?», domanda l’avvocata d’ufficio, Federica Galfione. «Guardi che queste ciabatte costano 300 euro», risponde l’arrestato. É arrivato dall’Egitto a Torino tre anni fa. Il primo di quattro figli. L’unico maschio. Il padre muratore e la madre aiutante commessa nel negozio sotto casa rifiutano l’aiuto dell’assistente sociale. Guardano il figlio. I sandaloni di gomma ai piedi. Il giubbotto bianco lucido in lurex. È quello che possiede. La sua roba. Il collier d’oro bianco che ha strappato con la «gang» alla vittima vale 1500 euro. Con gli altri 300 euro in banconote ci sarebbero stati soldi per tutti. Ma i poliziotti hanno recuperato tutto.L’udienza inizia. «Cercavate una valigia con i soldi degli affitti?». Lui alza la spalle: «Ero lì per caso. A trovare un parente». Secondo la squadra mobile, la rapina era premeditata da giorni. Tutti sanno nel quartiere chi è la «signora degli affitti». E qualcuno ha fatto avere alla banda una copia delle chiavi del portone.La palazzina è a strisce giallo ocra e giallo canarino. Il portone in legno. L’intonaco senza incrostazioni. Pulito. È l’ultimo pezzo della città. La fine di Barriera di Milano. Dietro l’angolo c’è la macelleria araba. Poco oltre i campi e l’imbocco dell’autostrada. I palazzi in stile ex Unione sovietica sono stagliati contro il cielo azzurro. Sole e silenzio.Diciassette e diciotto anni, l’età degli autori materiali del colpo. Un terzo faceva il palo. Un quarto minacciava. Li hanno arrestati pochi giorni fa. In queste ore, i loro avvocati difensori – Antonio Mencobello, Domenico Peila e Wisam Zreg – stanno cercando di capire se esistano gli estremi per chiedere la scarcerazione. Ma alcuni sono recidivi. Rapinano da quando sono adolescenti. Questa volta è andata peggio. Come in Arancia meccanica.Arrivano di notte con un’Audi A4 nera cabriolet. Nel bagagliaio ci sono le armi. La figlia dell’anziana ha 58 anni. Ricorda: «Erano le tre e un quarto. Ho sentito dei colpi molto forti. Stavo andando in camera da letto di mamma, ma in cucina mi ha fermata un uomo incappucciato che mi ha puntato una pistola in testa. Mi ha detto: “Non gridare. Stai zitta”. Sono riuscita a salvare mia madre perché mi sono liberata dalla pistola e ho dato loro tutti i soldi che avevo». Perché lo hanno fatto? «Credo c’entri col fatto che siamo le proprietarie di tutta la palazzina». Le «padrone», per chi cerca una rivalsa. Ciabatte di Gucci e pistola in mano