La Stampa, 21 febbraio 2025
Via dall’euro i Paesi indebitati
La battaglia sull’euro non è finita. «Se non si rispettano i trattati europei, questi Paesi» – quelli dell’Eurozona con alto indebitamento, tra cui l’Italia – «mettono a rischio l’euro». Che fare quindi? «I compiti a casa: l’Italia deve ridurre il nuovo debito» agendo sulle pensioni, mette in guardia Tino Chrupalla, portavoce e capogruppo di Alternative für Deutschland, incontrato nella lounge di un albergo di Monaco.Per JD Vance il principale problema dell’Europa è la mancanza di libertà di parola e di democrazia. È d’accordo?«Vance è preoccupato per la democrazia in Europa e su questo sono d’accordo. Ha poco a che fare con la democrazia, ad esempio, escludere sempre l’opposizione in Germania. Ha usato anche la parola “Brandmauer” per dire che una parte di elettorato viene esclusa».È giusto che l’Europa non sia parte dei colloqui sull’Ucraina?«L’Europa ha fatto tutto il possibile per essere esclusa. Il nostro ministro della Difesa Pistorius ha detto che non vogliamo sederci al tavolo degli ultimi, ma non siamo nemmeno lì. Perché ci siamo sempre posizionati in modo unilaterale. Come AfD abbiamo sempre criticato il governo per non essersi impegnato nei negoziati. Trovo deplorevole che queste trattative si svolgano in Arabia Saudita e non a Berlino».In queste elezioni la leader di AfD Weidel ha cercato il sostegno di Viktor Orban, stretto alleato della premier Meloni. L’AfD cercherà anche quello di Meloni?«Orban condivide molte delle nostre posizioni e lo ha detto. Per esempio sulla politica migratoria, ma anche sulle sanzioni alla Russia. Penso che ci sia una differenza con l’Italia, che segue un corso diverso, per esempio riguardo agli aiuti all’Ucraina. Ma ogni Paese segue i propri interessi e ci sono molte posizioni simili anche con il governo italiano».Cosa avete in comune con il governo di Meloni e cosa vi divide?«Ci dividono alcune posizioni riguardo la politica dell’Ue, per esempio per quanto riguarda i trasferimenti di denaro nell’Ue».Cosa intende?«La Germania e l’Italia pagano troppi soldi all’Ue. E ci sono analogie anche per quanto riguarda la politica migratoria e rispetto alla protezione delle frontiere europee. Non so se ci siano divisioni su questo punto che si possano evidenziare al momento. Parlerei di un 90% di somiglianze».Nel vostro programma è scritto che la Germania deve uscire dall’euro. Ma la settimana scorsa a Berlino, ha detto che è troppo tardi e si deve discutere di un euro del Sud e uno del Nord. È così?«Sì. Nel nostro programma c’è ancora l’uscita dall’euro, perché è nei nostri principi fondamentali dal 2013. L’euro è diventato debole. Abbiamo alti tassi di inflazione nell’area euro, i trattati di Maastricht non vengono rispettati, per esempio nel caso del nuovo indebitamento in Italia. Ma dobbiamo discutere se non abbiamo perso il momento giusto per uscirne, se un’uscita non sarebbe troppo costosa per tutti. La domanda è: i Paesi dell’Unione monetaria possono aderire ai trattati in modo da stabilizzare la moneta?».Se nessuno rispetta le regole, non si potrebbe modificarle?«La questione non è cambiare le regole, ma rispettarle. Se non si rispettano i trattati, questi Paesi (del Sud, ndr) mettono a rischio anche l’euro».E qual è la sua proposta?«Rispettare i criteri: gli italiani devono fare i compiti a casa. Ridurre il nuovo debito. Anche per i pagamenti delle pensioni: il livello delle pensioni in Italia è molto più alto che in Germania. Non ci si deve meravigliare che non rispettando i criteri sul debito si alimenta l’inflazione nell’Euroarea, che comporta una svalutazione».La Germania, come l’Italia, vive un declino demografico e ha oltre 700 mila posti di lavoro vacanti. Come si affronta questa doppia sfida senza migrazione?«Dobbiamo affrontare le cause. Abbiamo uno squilibrio demografico quindi abbiamo bisogno di più bambini e si deve implementare una politica familiare. Il Paese deve tornare a essere attraente, avere bambini. Per molte famiglie in Germania avere figli è diventato un rischio di povertà. Per questo non si fanno più figli. Bisogna partire con detrazioni fiscali».Ma i posti vacanti devono essere occupati subito«Il passo a breve termine è investire subito nell’istruzione. Abbiamo un alto tasso di abbandono scolastico, ogni anno 50/60 mila giovani in Germania lasciano la scuola senza diploma. Non ci sono abbastanza insegnanti, non investiamo nella scuola. Ogni anno 250 mila persone lasciano la Germania perché in altri Paesi si guadagna di più».Spiega il concetto di remigrazione? Chi riguarda?«Non i cittadini tedeschi. Questo ci viene sempre erroneamente attribuito. Vogliamo rimandare indietro ed espellere coloro che non hanno diritto di soggiorno, che non hanno più diritto d’asilo, che sono diventati criminali e non sono tedeschi. Parliamo di 250 mila persone che dovrebbero essere immediatamente espulse. A lungo termine poi chi ha ricevuto l’asilo, cioè un diritto di protezione temporaneo, deve tornare a casa sua».