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 2025  febbraio 21 Venerdì calendario

Reportage dalla Sassonia

Alla stazione di Chemnitz, capitale europea della cultura 2025 insieme a Nova Gorica, lo slogan dell’anno speciale per la città è onesto e promettente: “C the unseen”, vedi l’invisibile, ciò che è nascosto. Un raffinato gioco di parole per turisti che conoscono l’inglese, dove la C è pronunciata come “see”, vedere. Tra musei, cultura, concerti e un centro storico colorato e illuminato a festa, Chemnitz vuole attrarre curiosi e visitatori, anche gli stessi tedeschi, a scoprire rotte inesplorate della storia del Paese. Siamo nel terzo centro urbano della Sassonia, Germania dell’Est. Al tempo della Ddr, dal ’53 al ’90, questa città era chiamata Karl-Marx-Stadt. I sovietici le avevano cambiato nome, per trasformarla nel simbolo del socialismo. Ed era diventata famosa soprattutto per una foto: la mastodontica faccia di Karl Marx, alta 7 metri, con dietro la scritta che ancora oggi si legge in tedesco, inglese, francese e russo, “Proletari di tutti i Paesi, unitevi!”.Ma la capitale della cultura europea, che oggi prova a ripartire con un volto aperto e giovane, negli ultimi anni aveva attratto i titoli dei giornali per le manifestazioni della destra più radicale e i casi di cronaca nera legate ai migranti. Nel 2018, le marce nere di hooligans ed estremisti recitavano frasi come “Noi siamo il popolo” o “La Germania ai tedeschi, fuori gli stranieri”. Da molti anni, Chemnitz è il rifugio di gruppi neonazisti tedeschi, per mesi si sono nascosti qui i terroristi dell’NSU (Nationalsozialistischer Untergrund, la cellula xenofoba attiva tra il ‘97 e il 2011, responsabile di una serie di omicidi a sfondo razziale).Tra punkabbestia e immigrati che stazionano in piccoli gruppi davanti a negozi e bar, ora il paesaggio urbano è ulteriormente cambiato con le guerre degli ultimi anni: su 250 mila abitanti, la quota di stranieri è arrivata a 35 mila. Gli ultimi a chiedere aiuto sono stati gli ucraini.Anche grazie alla retorica anti-richiedenti asilo, nella regione l’AfD è volata e prende più che in qualunque altro posto: in Sassonia, i sondaggi la danno al 36% per le elezioni di domenica, primo partito davanti alla Cdu (favorita a livello nazionale), mentre il terzo posto è occupato dalla formazione rossobruna di Sahra Wagenknecht, la Bsw, al 7%.Nico Köhler, capo dell’ultradestra locale, imprenditore-politico che prima ha militato nel partito di Merkel e Merz, spiega secondo lui le ragioni di tanto successo dell’AfD, nata nel 2013: «Ci isolano, nessuno vuole collaborare con noi – dice –. Ma i vecchi partiti stanno perdendo parlamentari ovunque perché parlano, parlano e se ne fregano delle esigenze del popolo». Il primo riferimento è ovviamente agli immigrati, che il 48enne chiama Sozialgeldnutzende cioè utilizzatori del denaro destinato allo Stato sociale. La visione della società di Köhler, amichevole, premuroso, vestito con la t-shirt del partito, è orientata alla protezione completa di quello che lui chiama Deutches Volk, il popolo tedesco. Per questo, divide gli immigrati in due: «Quelli che ci servono e cercano di integrarsi ringraziando dell’ospitalità ricevuta» e «quelli che la calpestano con tutti i piedi, che delinquono e non vogliono lavorare».Il programma del partito prevede la Remigrazione, l’espulsione forzata, non si capisce bene di quali e quanti stranieri. Quando gli chiediamo se a fare la differenza siano la provenienza geografica, o il colore della pelle, e se sogna «una Germania di soli tedeschi», lui espone il suo teorema: «L’obiettivo è avere l’80% di popolazione tedesca e il 20% di stranieri», spiega. «Non è il caso di risalire fino alle radici ariane – aggiunge –, ma ad esempio un italiano resta un italiano, a cui le leggi europee danno il diritto di venire e attualmente non possiamo cambiarle. Ma lui è vicino alla nostra cultura, mentre per africani, siriani, persone di altre religioni è più difficile». E le norme non “aiutano": «Magari uno ha scritto su un foglio “Richiedente asilo” e devi dargli delle protezioni speciali», afferma.Fuori dal municipio di Chemnitz, un tassista di origini libanesi, ingegnere con doppia specializzazione, racconta il clima di paura che gli immigrati come lui vivono nella città: «Il 90% dei miei clienti vota AfD», dice, «se incontri tedeschi ubriachi è facile che vogliano far rissa».Che il clima sia di grande divisione lo dimostra la signora Anne Riek, che si occupa proprio di richiedenti asilo e uscendo dal lavoro commenta la tristezza di molti suoi assistiti per il clima da capro espiatorio. Lei, personalmente, apprezza il cancelliere Scholz «dal punto di vista umano, anche se non ha potuto fare molto perché le coalizioni a tre, stavolta con verdi e liberali, sono troppo difficili da far marciare». Poi, sottovoce, rivela: «Non so se darle il mio nome, non ho paura di esprimere la mia opinione, ma…Se incontrassi due dell’AfD e fossi da sola, forse avrei timore per la mia incolumità. Con quelli della Linke non mi capita».In quello che lo scrittore Thomas Brussig chiama “il Texas della Germania”, la Sassonia, gli estremi attraggono gli elettori. Una ragazza sulla quarantina è appena tornata dal voto per posta e spiega perché le elezioni di dopodomani sono così importanti per la democrazia: «Molti giovani non sanno distinguere le fake news e si informano sui social. Credono che i movimenti più forti diano soluzioni. Ma l’AfD non si occupa veramente della gente povera». Anche lei non vuole dare il nome, per timore di ritorsioni.Chemnitz è ad oggi governata da un sindaco socialdemocratico, Sven Schulze, che però non si fa trovare. «È bravo, ma con tutti questi problemi di immigrazione le loro risposte sono insufficienti. Merkel ha fatto entrare tutti senza scremare. Ma vincerà la Cdu», dice il portiere del Rathaus. In strada, i motti dei partiti che si sfidano alle urne per il rinnovo del Bundestag, hanno slogan per buona parte improntati sulla famiglia e la sicurezza sociale. Poi, ci sono quelli del Partito degli Umanisti (Pdh), che si rivolge direttamente ai populisti dandogli dei fuori di testa.Köhler e la sua ultradestra hanno una risposta per ogni tipo di attacco. Lui difende la Russia, perché l’Ucraina voleva portargli la Nato sotto il naso, convinto che «l’esercito di Mosca non andrà avanti, marciando fino alla Germania». Perché Putin vuole solo rendere l’Ucraina dell’Ovest neutrale, “«mentre quella a Est di Kiev vuole prendersela perché gli serve il Dnepr, la linea del fiume per i commerci». Per l’esponente dell’AfD, Hitler «non era comunista», come ha sostenuto la leader Alice Weidel nell’intervista con Musk, ma «chiaramente socialista» e le strutture della Ddr in cui Köhler è cresciuto gli ricordano l’organizzazione della gioventù nazista. «Noi che colpa abbiamo se i nostri nonni hanno fatto qualcosa di male?», dice. E fa notare che «ora non si può più dire nulla, perché magari l’aveva detta qualche nazista sconosciuto tempo fa». Il suo programma economico ideale è in linea con quello nazionale: smantellare l’Europa, che impone le leggi, e creare una nuova Comunità economica Ue. Ma se vi entrano a far parte Paesi troppo deboli, tornare al marco, per tenere la moneta forte. La chiosa è sull’ultimo dei punti chiave della narrazione dell’ultradestra: il genere. «Alice Weidel è lesbica? Sì lo so», commenta secco. È anche sposata e con la moglie cresce i due figli di lei. Ma a lui «non importa con cosa giochi tra le lenzuola», ci spiega. «Io devo fare il bene della maggior parte della società, che è mandata avanti dalle famiglie tradizionali di uomini, donne e bambini. Gli altri li tolleriamo. Le minoranze non possono imporre le regole alla maggioranza».