Corriere della Sera, 21 febbraio 2025
Rocco Schiavone leader dell’opposizione
Il vicequestore Rocco Schiavone torna nella gelida Aosta. Il suo animo è esulcerato dalla scoperta del tradimento di Sebastiano, responsabile della morte di Marina e membro della banda di Mastrodomenico, il dirigente degli Interni ora sotto processo a Roma. Alla vigilia della propria testimonianza in tribunale, Rocco non si sottrae al lavoro.
Le «rotture di coglioni di decimo livello», infatti, non mancano e Rocco indaga sulla morte di un giovane in alta montagna (Rai2).
Alla sesta stagione, Rocco Schiavone rischia di diventare il vero leader dell’opposizione, altro che Schlein!, l’ultimo baluardo contro TeleMeloni: ormai ha mezzo governo contro, per via delle «canne». Non solo il suo eterno antagonista Maurizio Gasparri non perderà occasione di accusarlo di invogliare i giovani al consumo delle droghe, ma anche Alfredo Mantovano ha attaccato il «commissario di Polizia che fuma uno spinello per distendersi».
È bene ricordare, come ha già fatto l’Agcom nell’archiviare l’accusa mossa contro la Rai, che Rocco Schiavone è un personaggio letterario, protagonista dei romanzi polizieschi scritti da Antonio Manzini, prima di diventare il protagonista della fortunata fiction tv.
Forse Mantovano e Gasparri farebbero bene a tenere a mente che la distinzione tra fiction e realtà si basa principalmente sulla differenza tra ciò che è immaginato, inventato o creato (fiction) e ciò che esiste realmente nel mondo (realtà). Quanto alla preoccupazione che i messaggi trasmessi dai media siano assimilati in modo passivo e automatico dal pubblico è un’ipotesi smentita più volte da seri studi scientifici.
Quando Gasparri attacca Schiavone si rifà alla cosiddetta teoria ipodermica (o teoria della «siringa ipodermica») una supposizione delle comunicazioni di massa sviluppato negli anni ’20 del secolo scorso (cento anni fa!), che sosteneva che i media avessero un potere diretto, immediato e fortemente influente sui comportamenti e sulle opinioni del pubblico.
Secondo questa teoria, le trasmissioni del pomeriggio della Rai sulla cronaca nera avrebbero già trasformato l’Italia nella patria d’elezione di tutti gli assassini