Corriere della Sera, 21 febbraio 2025
La Treccani compie 100 anni
Massimo Bray, direttore generale dell’Enciclopedia Treccani. Il 2025 è l’anno del centenario della fondazione. Qual è l’identità attuale di questa istituzione culturale?
«Rifletto spesso sulla missione e il ruolo di Treccani che ha attraversato il suo primo secolo di vita raccontandolo, aiutando a leggerlo e interpretando con le sue opere i passaggi più significativi della storia nazionale e internazionale. Penso, per fare qualche esempio, a imprese editoriali come la grande Enciclopedia gentiliana, le Frontiere della vita, o la prima a occuparsi di neuroscienze, la Storia della scienza che segue le origini nelle varie tradizioni: ellenica, indiana, cinese. E la grande Enciclopedia del Novecento che analizza gli scenari di un secolo breve ma ricchissimo. Oggi Treccani cerca di interpretare e proporre nel modo più idoneo una conoscenza che deve confrontarsi con le straordinarie trasformazioni tecnologiche mantenendo intatta l’idea di una comunità di ricercatrici e ricercatori che, come diceva il grande filosofo Tullio Gregory usando un termine greco, debbano avere tónos, cioè una tensione continua. Quella che deve animare la nostra comunità perché non dobbiamo mai omologarci. Dunque la capacità di leggere i cambiamenti e di mettere la cultura al centro delle dinamiche sociali e politiche».
La sfida con la contemporaneità: Treccani come si muove?
«Rita Levi Montalcini da presidente si interessò subito al web, coinvolse due società americane e decise che Treccani dovesse avere il suo sito nel 1995. Tanta lungimiranza ci ha permesso subito di integrare i linguaggi, di portare la conoscenza a un pubblico più ampio facendo convivere l’universo del libro, delle enciclopedie con la Rete. Oggi il portale Treccani ha un milione di pagine visitate al giorno e 700 mila utenti unici, piattaforme che vengono utilizzate nelle scuole e raggiungono docenti e alunni, una start up digitale di italiano per stranieri. Così il mondo Treccani si apre alle sfide del nuovo millennio tenendo fermi i principi che la caratterizzano. Penso che oggi la nostra prima missione sia tutelare l’identità e la storia culturale del nostro Paese contribuendo alla formazione delle future classi dirigenti come consapevoli cittadini europei».
Oggi il presidente Sergio Mattarella inaugurerà, nella vostra sede, la mostra multimediale «Palazzo Treccani. Il museo immaginario del sapere». Cosa volete comunicare?
«La mostra cerca da una parte di far conoscere approfonditamente l’attuale realtà dell’Enciclopedia, dall’altra si propone come una piazza del sapere, del dibattito, del dialogo in uno scenario di interviste possibili o impossibili a intellettuali che affrontano temi molto rilevanti del presente: la certificazione del sapere, l’importanza della formazione e delle professioni, le insidie del web. La presenza del capo dello Stato ai festeggiamenti dei nostri cento anni ci sembra il riconoscimento della centralità e della continuità della nostra istituzione e del nostro lavoro quotidiano: e siamo grati al Presidente».
Viviamo in un mondo attraversato dalle fake news, dallo stravolgimento dei fatti, della stessa Storia. Qual è il ruolo di Treccani?
«Il pericolo è noto a tutti. Treccani si avvale di una comunità di studiosi sempre più allargata rispetto ai confini nazionali. Ora c’è chi lavora per noi negli Stati Uniti, in India, in alcuni Stati dell’Africa. Sottoponiamo tutta la nostra produzione a una verifica attenta e rigorosa perché cogliamo la necessità di dare certezze ed essere a disposizione dei cittadini e al servizio del Paese. Il governo ha dedicato a Treccani una legge, la 223 del dicembre 2023, che la individua come istituzione culturale proiettata del futuro, grazie alle nuove tecnologie, come una banca dati, un grande archivio del sapere a disposizione delle future generazioni».
Il 2025 comporta il confronto con la Storia. Alle radici c’è un imprenditore illuminato come Giovanni Treccani, c’è il filosofo Giovanni Gentile. C’è un gruppo dirigente che in gran parte aderisce al manifesto degli intellettuali fascisti, c’è la voce «fascismo» scritta da Gentile con un’aggiunta di Benito Mussolini. Ma durante il regime, nello stesso tempo, lavorano in redazione molti non iscritti al partito fascista….
«Nella prima dichiarazione pubblica concordata da Treccani e Gentile si legge che “questo Istituto non deve avere nessuna connotazione politica”. Parole che svelano una scelta di campo. Gentile, da grande pensatore e organizzatore culturale, immagina “non certo un’opera del regime”, come scrive proprio Tullio Gregory, ma un’istituzione e una enciclopedia che trasmettano valori culturali. Nel verbale del Consiglio di amministrazione del 5 agosto 1933 si legge che il direttore generale Domenico Bartolini informò “che per quanto riguarda i professori De Sanctis, Levi della Vida, Giusti, La Malfa, Rossi Doria ed Enriques, i quali non sono iscritti al Pnf, il segretario del partito ha informato che possono rimanere se indispensabili”. Dunque Gentile accoglie con coraggio intellettuali antifascisti ed ebrei perché intende rivolgersi ai migliori sul campo, senza limitazioni: ritiene “indispensabile” averli nella comunità Treccani e dal Partito fascista non arrivano obiezioni. Certamente la Grande Enciclopedia è attraversata dalle contraddizioni che l’Italia vive in quel momento, nel contesto di una ideologia che si sta affermando nel Paese. Ma il progetto complessivo di Gentile è al di sopra e al di fuori di tutto questo, per costruire un solidissimo monumento culturale. Se ancora oggi esistiamo e possiamo progettare con fiducia i prossimi anni, lo dobbiamo a quelle fondamenta, all’idea di un’opera che sempre Tullio Gregory definiva aperta intellettualmente a tutti e rivolta a tutti».
Tra gli altri meriti di Gentile, secondo lei?
«Direi la sua attività di diplomazia culturale che passava anche attraverso la definizione di istituti di cultura che favorissero il dialogo culturale con l’Africa, l’intuizione dell’Enciclopedia dell’arte antica sia occidentale che orientale, la necessità di dare vita a una biografia della Nazione. Un disegno molto preciso che mette al centro sempre e solo la cultura»
Per i cento anni, Treccani ha individuato cento parole: ciascuna caratterizza un anno del secolo.
«Le cento parole, che sono consultabili da oggi su treccani.it, di fatto indicano un percorso coerente di un secolo di concetti, parole ed eventi salienti. Qualche esempio: per il 1930 la parola è “disobbedienza” (la marcia del sale di Gandhi), per il 1953 “petrolio” (la fondazione dell’Eni), “beat” per il 1957, per il 1976 “Vhs”(la Jvc lancia quel formato), “luna” per il 1969, per il 1987 “politicamente corretto” (l’esordio in tv della sitcom sui Simpson), “libertà” per il 1989. Per il 2003 la parola è “Genoma”, per il 2023 “femminicidio” (l’uccisione di Giulia Cecchettin). Anche qui, c’è tutto il senso del lavoro di Treccani».