La Stampa, 20 febbraio 2025
Il Vaticano: “Per il Papa notte tranquilla, colazione in poltrona. Lavora e prosegue le terapie”.
Il cardinale Ravasi: la situazione di Francesco è complessa ma non critica, “è abituato a combattere”. Rinunciare al pontificato? “Se si trovasse in una situazione compromessa potrebbe farlo”
CITTÀ DEL VATICANO. Francesco, al suo settimo giorno di ricovero al Policlinico Gemelli, «prosegue le cure e anche l’attività lavorativa». Lo si apprende da fonti vaticane, secondo cui, in forma ovviamente compatibile con la malattia e la degenza ospedaliera, «continua l’attività, cioè la lettura e la firma di documenti, colloqui telefonici o con gli stretti collaboratori». Al momento le condizioni del Papa restano «stazionarie». Nel tardo pomeriggio di oggi sarà diffuso un nuovo bollettino con gli aggiornamenti medici. «La notte è trascorsa serena, il Pontefice si è alzato e ha fatto colazione in poltrona», comunica la Sala stampa della Santa Sede.
In queste ore parla anche il cardinale Gianfranco Ravasi: «Si osserva una sottile ripresa. Considerando un organismo abituato lungamente a combattere, si può dire che tutta la sua vita è stata quasi sempre in tensione. Quindi, è un organismo abbastanza forte. Le notizie verranno fornite di momento in momento, in una situazione che, comunque, rimane complessa. Tuttavia non critica, come sospettato da alcuni mezzi di comunicazione. È una condizione che tutti possono comprendere, considerando l’esperienza di avere parenti anziani che, quando colpiti da una polmonite, non reagiscono come un giovane di 20 o 30 anni». Il porporato lo dice intervenendo nel corso di Non Stop News su Rtl 102.5 per fornire un aggiornamento sulle condizioni di salute del Vescovo di Roma. L’apprensione «c’è stata, è vero, soprattutto quando si è manifestata la sindrome della polmonite bilaterale, che, in una persona con un polmone a cui è stato asportato un lobo in passato, rappresenta evidentemente una situazione piuttosto difficile da superare.
Tuttavia, sembra che ora l’orientamento generale sia più positivo, considerando una struttura fisica complessivamente forte e abituata a superare interventi impegnativi». Quel momento «di preoccupazione è naturale, ma è stato anche enfatizzato in modo particolare. Io uscivo dal Vaticano l’altra sera e già una giornalista mi chiedeva se avessi visto rientrare il Papa a Santa Marta per un motivo non positivo. Invece no, tutto normale».
Sulle possibilità che Bergoglio possa rinunciare al pontificato, Ravasi afferma: «Io penso che possa farlo, perché è una persona che, da questo punto di vista, è abbastanza decisa nelle sue scelte. Finora ha ritenuto di continuare la sua attività, anche quando, per esempio, c’è stata la difficoltà del ginocchio, che ha cambiato il normale stile di relazione della figura pubblica con l’intera comunità ecclesiastica mondiale. In quell’occasione, ebbe quella famosa battuta secondo cui si governa con il cervello e non con il ginocchio. Quindi, c’è sempre stata la tendenza a combattere e a reagire, ed è anche una scelta legittima, perché ha potuto affrontare perfino viaggi in condizioni assolutamente difficili e impegnative, come quello nell’estremo oriente. Tuttavia, è fuori di dubbio che, se si trovasse in una situazione in cui fosse compromessa la sua possibilità di avere contatti diretti, come lui ama fare, di poter comunicare in modo immediato, incisivo e decisivo, allora credo che potrebbe decidere di dimettersi». Il Papa «ha affermato esplicitamente di aver consegnato la lettera nelle mani del Segretario di Stato dell’epoca, quindi si tratta di un atto formale – ricordato Ravasi – Devo dire, invece, che io ho potuto vedere dal vivo la decisione di Benedetto XVI, perché me l’aveva confidata. In questo caso, lui affermava in modo netto che sì, c’era ancora la possibilità, almeno dalla testa in su, di poter governare, perché la sua mente era rimasta vivace a lungo. Il corpo, però, era tale da impedirgli di affrontare viaggi, udienze e tutti quegli impegni continui». Secondo il Cardinale, «bisogna considerare che il calendario di un pontefice, dal punto di vista quotidiano, è estremamente intenso: si vedono i viaggi, ma la giornata è scandita ininterrottamente da impegni molto severi e anche molto delicati».
E poi, una battuta «sulle speculazioni» riguardanti le condizioni di salute del Papa: «Concretamente, non ho un’esperienza così diretta; non percepisco questo clima. Direi che si tratta più di un fenomeno legato alla rete e alla comunicazione di massa, caratterizzato da una tendenza quasi bipolare. C’è una presenza forte che reagisce contro questo pontificato: pensiamo, per esempio, agli Stati Uniti, dove esistono, soprattutto nell’ambito dell’infosfera, queste reazioni. Tra l’altro, la tensione all’interno della Chiesa è sempre stata un fenomeno presente sin dalle sue origini».
Il vescovo di Istanbul, monsignor Massimiliano Palinuro, parlando con la delegazione dell’Opera romana pellegrinaggi (Orp) in questi giorni in missione in Turchia con un gruppo di sacerdoti e giornalisti, dichiara: «Il Papa verrà qui in Turchia, a Nicea, il 24 maggio. La Turchia è impegnata ad accogliere il Santo Padre in maniera straordinaria e generosa. Le autorità ci hanno mostrato i progetti ambiziosi che intendono realizzare a Nicea. Il luogo sarà attrezzato, entro maggio, per accogliere i pellegrini e per rendere fruibile il sito archeologico del posto dove si è celebrato il primo Concilio ecumenico. Abbiamo visto che la Turchia si sta preparando ad accogliere il Papa in maniera straordinariamente affettuosa e vogliono fare il massimo possibile».
Anche nella piccola comunità cristiana della Turchia in questi giorni sono stati organizzati momenti di preghiera per la salute di Francesco: «Stiamo pregando tanto per il Papa, perché il Signore gli dia vita e salute. Lo aspettiamo tutti qui in Turchia per questo anniversario – dice il vescovo riferendosi ai 1700 anni del Concilio di Nicea – ma anche perché confermi la nostra comunità cristiana nella fede. Dieci anni fa è stato nella Cattedrale di Istanbul, speriamo di averlo ancora per questo importante avvenimento», auspica Palinuro parlando alla delegazione dell’Orp, guidata dalla responsabile, suor Rebecca Nazzaro, nella missione in corso in collaborazione con l’Ambasciata di Turkiye.
Il Papa è atteso a Nicea, in Turchia, il luogo dove si è celebrato il Concilio del 325. La celebrazione dell’anniversario sarà a fine maggio e, nonostante i problemi di salute di Francesco, la macchina organizzativa procede con la speranza che il Pontefice possa davvero celebrare, insieme ai cristiani ortodossi, in particolare al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, questo momento della storia della Chiesa. «Siamo arrivati a Nicea – dice suor Nazzaro – È il luogo che Francesco ci ha indicato come importantissimo da ricordare. Ci auguriamo davvero che possa venire a maggio. Sono 1700 anni dal Concilio nel quale è stata proclamata la divinità di Cristo Gesù nell’unità della Chiesa». Suor Nazzaro evidenzia che «è il fondamento del Credo che noi recitiamo tutte le domeniche a messa. Un grazie al Papa per avercelo ricordato nella Bolla di indizione del Giubileo e a noi il ricordo di far memoria sempre di più nella nostra fede». L’appuntamento di Nicea, a fine maggio di quest’anno, potrebbe avere una rilevanza storica nella vita della Chiesa cristiana. Potrebbe essere infatti l’occasione – come annunciato e sperato dal Vescovo di Roma – per unificare la celebrazione della Pasqua tra le differenti fedi cristiane. In questo 2025 sarà così per ragioni di calendario ma il Papa auspica, come detto più volte in passato, che da quest’anno in poi possa essere deciso in via definitiva.