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 2025  febbraio 20 Giovedì calendario

Droga nel centro migranti a Roma Est, le minacce dei boss a chi non pagava i debiti: «Ti taglio le gambe, non arrivi a domani»

I narcotrafficanti albanesi a capo di ben otto bande fra Roma e provincia sfruttavano complici nigeriani per far arrivare la marijuana dalla Puglia alla Capitale. La moglie di un cliente:«Ho dei bambini, non vogliono casini» Agli italiani era stato affidato solo il ruolo di fiancheggiatori e prestanome. Avevano il compito di noleggiare auto o intestarsene pulite per consentire ai corrieri nigeriani di far arrivare senza problemi quintali di marjuana albanese dalla Puglia a Roma. Era l’evoluzione del traffico di stupefacenti scoperto dai carabinieri, coordinati dai magistrati della Dda, in collaborazione con la Direzione centrale dei servizi antidroga, già protagonisti della prima tranche «Tibus», dal nome del capolinea dei pullman alla stazione Tiburtina dove sono stati arrestati decine di corrieri africani con borse piene di «erba» destinata all’Italia e al Nord Europa.
Otto bande
Adesso i militari della compagnia Parioli hanno arrestato 27 persone, albanesi e nigeriane, 20 delle quali in carcere e le altre 7 ai domiciliari, appartenenti a otto bande con i nomi delle strade dove agivano che nel biennio 2019-2021 avevano saturato il mercato romano della marijuana: «Nettuno», «Montecompatri», «Ardea», «via Grammichele» (Borghesiana), «Macchi» (Torrenova), «Gessopalena» (Villaggio Falcone), «Peter Pan» (Castel Verde) e «Rocca d’Evandro» (Colle Prenestino). Base dello spaccio era anche l’ex Sprar per richiedenti asilo in via della Riserva Nuova, sempre a Villaggio Falcone, legata all’ultima banda, dove proprio alcuni ospiti nigeriani si occupavano di consegnare la droga anche fuori Roma. Un sistema rodato all’interno del quale c’erano gerarchie precise. E chi sgarrava rischiava punizioni esemplari.
Le minacce
I carabinieri hanno intercettato episodi di estorsione e tentativi di estorsione, con minacce di morte. Il sospetto è che gli albanesi potessero disporre anche di un arsenale per regolare i conti. «Se non paghi ti porto tutta l’Albania a casa», diceva uno dei boss a un acquirente nigeriano. E un complice di primo piano invece affrontava così un altro debitore: «Me ne fotto delle tue scuse, vai a prendere i soldi o vedrai». E ancora in due sono stati sorpresi a minacciare la moglie di un cliente («Sono la moglie, sto con i bambini, non voglio casini») scriveva loro la donna in risposta al messaggio: «Vogliamo 10mila euro entro fine mese o ti tagliamo le gambe». E infine l’ennesimo boss dei narcos a un ultimo debitore che lo rinviava all’indomani annunciava: «Per te non c’è più domani».