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 2025  febbraio 20 Giovedì calendario

La Capitolare di Verona la più antica biblioteca ancora in attività

«Qui sono passati i grandi della storia e della letteratura. Petrarca venne a studiare e a scrivere alcune delle sue opere. A lui è attribuito il ritrovamento delle Lettere di Cicerone lì custodite. Ancor più nota è la presenza di Dante, che a Verona visse esule per molti anni, componendo gran parte della Commedia, dopo aver scritto l’Inferno su cui portò nella nostra città modifiche e correzioni. Quando arrivò, racconta Boccaccio, il popolino, avendo sentito parlare della prima parte del capolavoro dantesco, andava dicendo che il nuovo venuto aveva avuto un incontro col diavolo, cosa che le donne confermavano, mentre si ritiravano precipitosamente in casa al suo passaggio, attribuendo il colore rossiccio dei capelli e il fatto che erano crespi, quale prova inconfondibile della sua discesa tra le fiamme dell’inferno». In una mattina invernale in cui Verona non ha nulla del calore delle fiamme dantesche ma è piuttosto fredda e umida, monsignor Bruno Fasani ci accompagna a vedere il luogo di cui parla con la familiarità e la meticolosità del padrone di casa. Il luogo appartiene infatti al Capitolo dei Canonici della Cattedrale, di cui monsignor Fasani è membro e che 14 anni fa lo ha eletto custode e responsabile massimo, ossia prefetto. Parliamo della Biblioteca Capitolare di Verona, un nome di cui gli addetti ai lavori capiscono subito la valenza, ma che ai più può far pensare a una biblioteca ecclesiastica come altre, sicuramente prestigiosa vista la storia della città, ma nulla più. Invece è qualcosa di più: è la più antica biblioteca al mondo ancora in attività, non solo ecclesiastica.
È la continuazione dello Scriptorium che lì si trovava, officina libraria dove gli amanuensi trascrivevano i testi dei Canonici della Cattedrale e della Chiesa ai suoi esordi, probabilmente fin dalla seconda metà del IV secolo. Un amanuense di nome Ursicino un giorno fece un gesto del tutto anomalo per il suo ruolo, ma che oggi risulta assai prezioso: firmò il codice che aveva copiato e vi appose la data, 1° agosto 517. Così sappiamo che la Capitolare è in funzione almeno da allora. «Carlo Magno nell’Ottocento diceva che bisognava andare a studiare a Verona, diventata la nuova Atene – spiega la nostra guida – mandandovi suo figlio Pipino. Lo Scriptorium divenne una delle realtà culturalmente più importanti d’Europa, tanto che Verona, per la sua importanza strategico-politica, ma anche culturale, a partire dal decimo secolo verrà annessa alla Baviera per quasi due secoli». Da questo passato deriva la ricchezza della Capitolare – 1.280 manoscritti, 11.000 pergamene, 100.000 libri, inclusi 250 incunaboli, migliaia di cinquecentine e seicentine, più opere d’arte varie – con pezzi unici o quasi: dal Codice VI, uno dei più antichi evangeliari purpurei, sopravvissuto intatto, alla più antica copia al mondo del De Civitate Dei di sant’Agostino, realizzata quando il santo era ancora in vita, per arrivare all’Indovinello Veronese, la prima attestazione della lingua volgare che si sarebbe evoluta nell’italiano, e alle Istituzioni di Gaio, l’unico diritto romano del II secolo oggi esistente La nostra visita ha però come scopo appurare un’operazione partita dal 2019, ossia l’apertura della Capitolare al grande pubblico, i cui risultati hanno sorpreso diversi osservatori. «Quando ho iniziato come prefetto la Biblioteca era riservata solo agli studiosi e accedervi non era semplice nemmeno per loro – racconta monsignor Fasani, che in diocesi e fuori è ben noto oltre il suo ruolo di prefetto –.mi si pose da subito il problema di come valorizzarla e sostenerla economicamente, visto che non avevamo finanziamenti dallo Stato o dalla Chiesa. Nel tempo abbiamo dato vita a una fondazione, coinvolgendo dei privati. Poi l’idea è stata quella di aprirla a tutti, creando una parte museale dove esporre di volta in volta i tesori che abbiamo e dando la possibilità a chiunque, pagando un biglietto, di ammirarli. Abbiamo pensato a varie modalità, dalle visite guidate a quelle completamente libere. L’idea è stata poi di pubblicizzare la Biblioteca nei percorsi turistici, scegliendo come slogan: “Anche i libri sono monumenti”. E ha funzionato». In numeri vuol dire che se per il 2024 erano previsti 12mila visitatori, alla fine sono stati 18mi-la, più 5mila studenti in visita con le scuole, più altri 5mila che hanno partecipato a eventi come presentazioni librarie o serate a tema. Un boom. «Abbiamo la soddisfazione di avere non solo i conti in pareggio senza sovvenzioni pubbliche, ma abbiamo potuto anche assumere personale e progettare investimenti per crescere ancora. Ci siamo appoggiati anche a un’agenzia di comunicazione per riuscire a raggiungere un pubblico giovane». Per il 2025 è previsto così un ampliamento della parte museale, con l’apertura di un altro intero piano della Biblioteca. Anche l’aspetto accademico non è rimasto in sonno. «Anzi, è quello che si è sviluppato prima – spiega sempre Fasani – e continua a darci grandi soddisfazioni. Oggi collaboriamo con le università di Rochester, New York, Seton Hall, Los Angeles, Lisbona, Ginevra, Göttingen, Lovanio, Torum in Polonia, Atene, con Oxford e La Sorbona, senza contare le varie italiane. Tra l’altro ricercatori dagli Usa sono stati qui recentemente e con strumenti nuovi hanno fatto scoperte molto importanti su alcune pergamene, individuando testi nascosti sotto le varie riscritture»