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 2025  febbraio 20 Giovedì calendario

Lucio VIllari commenta la politica internazionale (e difende Mattarella)

Parlare con il professore Lucio Villari è come sfogliare un libro di storia che rende la memoria cosa viva. Villari ripercorre il discorso pronunciato il 5 febbraio scorso a Marsiglia dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e spiega perché il suo accostamento tra il Terzo Reich e l’invasione russa dell’Ucraina «è un parallelismo calzante e azzeccato che ha il merito di darci l’occasione di una lettura storica del presente».
Professore, le parole del capo dello Stato lo hanno esposto a duri attacchi da parte della Russia. C’è una verità storica in quello che ha detto Mattarella a Marsiglia?
«Assolutamente sì a patto di non travisare le sue parole. Il presidente ha detto che come accaduto nel 1939, quando la Germania dopo aver firmato il patto Molotov-Ribbentrop invase la Polonia, anche nel 2022 è stato invaso uno Stato sovrano».
Villari, per anni professore di storia contemporanea all’Università di Roma Tre, parla con chiarezza e senza fretta, lucidissimo nei suoi 91 anni. E a partire dall’analisi delle parole del capo dello Stato, che insieme con Mario Draghi «ha suonato una sveglia all’Europa», traccia lo scenario del futuro con il rischio per le democrazie di soccombere schiacciate dagli autoritarismi e l’ipotesi non remota di non nuovo conflitto mondiale.
Perché gli storici sono rimasti in silenzio di fronte ai ripetuti attacchi al presidente della Repubblica?
«Perché c’è una profonda difficoltà a ricostruire storicamente gli avvenimenti intercorsi tra la Seconda guerra mondiale e l’oggi. Il risultato è che rischiamo un nuovo conflitto globale per ignoranza o smemoratezza. Pochi ricordano per esempio che quando fu smantellata l’Urss venne siglato il cosiddetto atto fondatore tra la Nato e la Russia come garanzia di pace. E pochi ricordano che nel 1997 a Sintra, vicino Lisbona, si firmò un accordo che permetteva all’Ucraina di avere un collegamento con la Nato, anche in questo caso per promuovere la pace. Bisogna ripartire dalla storia per trovare una strada che metta fine ai conflitti».
Come legge le parole del presidente della Repubblica? Ha ricordato alla Russia che deve rispettare la sovranità di ogni Stato.
«Putin deve accettare che non può più richiamarsi alla mitologia di una potenza sovietica che è finita, non può più fare pressioni. Non può come ha fatto nel 2022, ricalcando quello che fece la Germania nel ’39, invadere “stati pacifici” come li chiamava Stalin. Se la storia serve a qualcosa, questo è un monito».
A proposito di Stalin: qual è oggi il rapporto di Putin con l’eredità dello stalinismo?
«Putin non lo ha mai richiamato apertamente, ma ho l’impressione che stia portando avanti una strategia di autoassoluzione, dimenticando che Stalin, oltre a uccidere milioni di persone, ha tradito i valori di libertà del socialismo. Ma l’autoassoluzione è una tendenza che in qualche modo sopravvive anche a sinistra. Il presidente russo, rimproverando ingiustamente al presidente Mattarella di aver dimenticato i milioni di russi morti per sconfiggere il nazismo, cosa che il capo dello Stato non ha in alcun modo fatto, vuole riconfermare il mito dell’Urss come potenza. L’intenzione è portare avanti la guerra con l’Ucraina fino a maggio di quest’anno per celebrare il 9, in occasione dell’ottantesimo anniversario della sconfitta del nazifascismo, quella che continua a raccontarsi come una vittoria».
Ha già invitato Trump per quella data. Perché il presidente degli Stati Uniti vuole questo asse con la Russia?
«Trump ha bisogno di Putin per contenere la Cina che a sua volta vuole inglobare Taiwan, strategica per gli interessi di Musk. Il presidente degli Stati Uniti vuole creare un nuovo assetto di potenze mondiali».
Per questo marginalizza l’Europa?
«Sì, in questo scenario la Ue non vale più niente per Trump. Per questo guardo con favore al presidente francese Macron che ha convocato i leader europei per dare una risposta. Anche questa decisione ha una radice storica».
Quale?
«Fu proprio in Francia che nel 1997 venne sottoscritto l’accordo Nato-Russia. La Ue può ancora giocare la sua partita, se però ascolta il monito del presidente Mattarella ma anche dell’ex presidente Bce Mario Draghi, che ha detto all’Europa che rischia l’isolamento».
Cosa può fare la Ue?
«Recuperare intanto il progetto della Ced, comunità europea di difesa, un esercito comune che la sgancia dalla Nato. E soprattutto farsi portavoce di un tavolo di pace al quale Putin va invitato. L’Europa è rimasta una grande comunità di stati democratici e deve lavorare per difendere la democrazia. La Cina non è democratica, non lo è la Russia dove gli oppositori vengono avvelenati mentre gli Stati Uniti sono guidati da un bellicista, esibizionista del potere, che ha largo consenso».
La Ue dovrebbe invitare Putin a un tavolo di pace?
«Riportare la Russia alle sue radici europee è l’unica strada per arginare il piano di Trump di neutralizzare la Ue. Pietro il Grande fece nascere la Russia come Paese aperto all’Occidente. Caterina II comprò l’intera biblioteca di Diderot, nei salotti dei romanzi di Tolstoj si parla francese. La Ue può lavorare a un tavolo che coinvolgendo Putin lo depotenzia».
Cosa si rischia altrimenti?
«Basta guardare ancora alla storia. Se si rafforzano le autocrazie, peraltro in possesso di armamenti nucleari, può succedere di tutto. Non si può escludere un nuovo conflitto mondiale».
Qual è il ruolo dell’Italia di Giorgia Meloni?
«La premier deve decidere: non può volere tutto, l’amicizia di Trump e un ruolo in Europa. Ma il posto dell’Italia è nella Ue. Si faccia guidare dal presidente Mattarella e dal discorso drammatico ma vero di Draghi».