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 2025  febbraio 20 Giovedì calendario

Conte elogia Donald “Dice la verità”

Nel giorno in cui Trump dà a Zelensky del «dittatore mai eletto e comico mediocre», il capo dei 5 Stelle Giuseppe Conte, a favore di telecamera fuori Montecitorio, sposa il pensiero del neo inquilino della Casa bianca su tutta la linea. Trump, sostiene Conte davanti a cameraman e cronisti, «con ruvidezza smaschera tutta la propaganda bellicista dell’Occidente sull’Ucraina e dice una verità che noi del Movimento stiamo dicendo da tre anni: battere militarmente la Russia era irrealistico». Mosca, come Pechino, aggiunge, è un «grande player con cui non possiamo non dialogare». Lo scorporo delle spese militari dal patto di stabilità, caldeggiato anche da Meloni? «Una follia». L’ex premier non cita direttamente gli insulti del tycoon all’indirizzo del presidente ucraino, ma in due passaggi insiste su questo concetto: Trump dice «la verità» e questa peserebbe «come un macigno su Meloni». Il leader degli stellati chiede alla premier di dimettersi, continua a descriverla come «afona», nella posa di vassalla di Washington, a caccia di «bacetti» daThe Donald e da Musk, come prima di Biden. I parlamentari del Movimento battono su questo chiodo: quello di Meloni sarebbe «un inganno bellicista», dicono i membri delle commissioni Esteri e Difesa. Considerazioni pro Trump che irritano +Europa e Azione, che definisce il discorso dell’ex presidente del consiglio «scandaloso».
Nonostante gli attacchi alla premier, c’è anche un terreno su cui Movimento e centrodestra sembrano avvicinarsi. È l’ammorbidimento delle sanzioni alla Russia. Il feeling si registra in mattinata, nel corso dei lavori della commissione Affari Ue del Senato. Durante la discussione sulla legge di delegazione europea, la Lega ha chiesto di ripescare un suo ordine del giorno già presentato e accantonato dieci giorni fa. Col parere favorevole del governo, rappresentato dalla sottosegretaria salviniana Pina Castiello, è stato invece riproposto all’ultimo e messo ai voti. Il centrodestra compatto l’ha approvato, da FdI a FI. Il M5S si è astenuto.
L’oggetto del provvedimento di per sé sembra marginale: si parla di rubinetti. Ma per l’opposizione, soprattutto il Pd, è la spia di un clima mutato nei confronti di Mosca, sulla scia del trumpismo. «Si stanno portando avanti col lavoro sporco», attacca il dem Filippo Sensi.
Il testo – firmato da cinque leghisti: Borghesi, Borghi, Centinaio, Murelli e Potenti – impegna il governo ad «agevolare le procedure di autorizzazione» per consentire l’export di alcuni prodotti «oggetto di deroga delle sanzioni nazionali, europee e internazionali». In particolare si tratta di «oggetti di rubinetteria» e di «tubi e condotti di rame» da spedire in Russia e Bielorussia. Le norme europee, a partire dal regolamento varato dal consiglio a giugno ‘24, consentono agli Stati di derogare alle sanzioni contro Mosca. Per farlo, la legge italiana prevede che il ministero degli Esteri rilasci una autorizzazione «specifica individuale» in cui è obbligatorio individuare l’utilizzatore finale del bene. Insomma, deve essere chiaro da subito a chi andranno i prodotti italiani. I leghisti col resto del centrodestra vogliono invece depennare questo passaggio, perché si tratterebbe di una «pratica impossibile per gli operatori del settore sopracitato». Oltre al Pd, protesta anche Azione, con Marco Lombardo, che si chiede: «Stanno preparando il terreno per derogare alle sanzioni?». A sentire il primo firmatario, illumbard Stefano Borghesi, sarebbe solo un modo per aiutare «le realtà produttive interessate dal mercato dei rubinetti e del valvolame», molto attive al Nord, dalla Lombardia al Piemonte.