la Repubblica, 20 febbraio 2025
Trump ha sconvolto pure i conservatori
«Le parole di Trump su Zelensky e sull’Ucraina sono disgustose, un attacco vergognoso ai valori dell’Occidente e pure alla storia dell’America». Greg Hands, 59 anni, è una vecchia colonna del partito conservatore britannico, deputato a Westminster per due decenni nel seggio di Chelsea prima della sconfitta dei tories alle elezioni dello scorso luglio ed ex ministro per le Politiche commerciali sotto ben quattro governi: May, Johnson, Truss e Sunak. Nato a New York e vissuto per 14 anni negli Stati Uniti, il veterano della politica britannica è rimasto esterrefatto dalle parole del presidente americano. «E pensare che Washington dovrebbe essere il primo alleato di Londra…».
E invece.
«Bisogna finirla di dare a Trump il beneficio del dubbio, del provare a vedere se si tranquillizza. Ora basta. Tutto ciò è spregevole. E dire che il mio partito di una vita, i conservatori, sono “fratelli” dei repubblicani negli Usa. Io stesso ho fatto campagna per loro da giovane e pure lavorato per Bush padre...».
Ma oramai sembrano in due galassie diverse, no?
«È disgustoso che Trump ripeta le assurdità di Putin. È ridicolo attaccare Zelensky, chiamandolo dittatore e clown part-time, quando lo zar non vince una elezione regolare da venti anni. E negare che la Russia abbia aggredito, invaso e brutalizzato l’Ucraina è una vergogna assoluta, l’abominio della moralità. Starmer ora deve alzare la voce, e di grosso».
Ma il premier e il suo governo sono rimasti a lungo in silenzio, fino alla telefonata di Starmer ieri sera in sostegno di Zelensky: temono vendette di Trump, alla vigilia di una visita delicatissima come quella di Sir Keir a Washington la settimana prossima.
«Il governo laburista deve smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia. Siamo il Paese di Winston Churchill! Dobbiamo dire a voce alta la verità, ricordare quali sono i fatti. Starmer e i suoi sperano che i deliri di Trump finiscano presto, si normalizzino. Ma non finiranno. Senza gli Stati Uniti,noi britannici, insieme a europei, giapponesi, canadesi, australiani e molti altri Paesi affini, dobbiamo prendere il timone di un mondo basato sulle regole. Non possiamo essere sonnambuli o restare in silenzio. Altrimenti finiremo come negli anni Trenta».
Anche perché due grandi potenze come Stati Uniti e Russia oramai sembrano convergere sempre di più su valori antidemocratici, non le pare?
«Totalmente. Tocca ribellarsi prima che sia troppo tardi. Come può capire, sono arrabbiato. Ma provo anche una tristezza infinita dentro di me».
Perché secondo lei Trump ha abbracciato platealmente la propaganda putiniana?
«Non lo so. Ma di certo oramai è uno che dice che i dittatori non sono dittatori. Che riscrive la storia. E dobbiamo prenderne atto».