Corriere della Sera, 20 febbraio 2025
La Mantide si dichiara innocente
Adilma nega, così come aveva fatto già il suo «presunto complice» Maurizio Massé. Nega di aver commissionato l’assassinio del marito Michele Della Malva, smentisce perfino di aver mai avuto una relazione con Massé, cognato di Della Malva. Un interrogatorio lungo e denso di domande, quello del pm di Busto Arsizio Ciro Caramore che coordina le indagini dei carabinieri sul caso della «mantide» di Parabiago. Ma dal quale, almeno secondo quanto trapelato, non sono uscite confessioni né svolte immediate sul caso della misteriosa morte di Della Malva, la notte del 10 dicembre 2011 nella villetta dove la coppia viveva a Mesero, vicino a Magenta.
Un punto fermo però c’è. Il caso della morte di Della Malva passa alla procura di Milano perché il (presunto) omicidio è avvenuto in territorio di competenza dei magistrati milanesi. Nel frattempo Massé – ex luogotenente di Dentino Crisafulli e del boss della ‘ndrangheta Pepé Flachi – resta in carcere come ha deciso il gip di Busto Anna Giorgetti che ha convalidato il fermo e accolto la misura cautelare. Adilma Pereira Carneiro, la 49enne brasiliana già in cella da agosto per aver commissionato l’omicidio dell’ultimo compagno Fabio Ravasio insieme alla banda di parenti ed ex amanti, è stata sentita per diverse ore. Assistita dall’avvocato Edoardo Lorenzo Rossi, ha risposto a tutte le domande del pm ma ha negato con forza di aver mai avuto un ruolo nel decesso del marito Della Malva.
La vittima in quei giorni era in permesso premio nella casa di Mesero (stava scontando una condanna a 29 anni per due omicidi), lei invece si trovava al Buzzi al capezzale di uno dei figli. Secondo la ricostruzione della procura, che valorizza le testimonianze di una delle figlie e di una vicina di casa, nell’appartamento però ci sarebbe stato Massé. Ad «accusare» la brasiliana due telefonate: quella di una figlia, all’epoca minorenne, che alle 5.30 di notte le ha chiesto aiuto perché Della Malva stava male e delirava: «Vedeva i draghi, i serpenti e i carabinieri». Ma nonostante le rassicurazioni alla figlia, la donna ha chiamato il 118 solo alle 10.34, quando Massé era ormai morto da ore. Circostanza che la 49enne non avrebbe negato, ma «spiegato»: non era la prima volta che il marito stava male e delirava dopo aver assunto cocaina. In sostanza, ha detto, non avrebbe capito la gravità della situazione sulla base delle informazioni fornite dalla figlia.
Per la procura i due amanti volevano mettere le mani sul patrimonio della vittima. Secondo la donna invece c’erano solo debiti. Tutto ora ruota intorno all’esito dell’autopsia eseguita 14 anni fa sul corpo di Della Malva. All’epoca l’ex pm Ferdinando Esposito («nel frattempo espulso dalla magistratura») aveva disposto l’esame autoptico ma gli esiti vennero depositati due anni dopo. Nel corpo di Della Malva venne scoperto un involucro di plastica con cocaina. Sostanza stupefacente che, secondo la procura, sarebbe stata fatta ingoiare con la forza alla vittima da Massé (che ha negato tutto) dopo averlo «stordito» con farmaci o alcol durante la serata.