Corriere della Sera, 20 febbraio 2025
Ore 7.45, tutti in coda per i pacchi-sorpresa
I primi sono arrivati alle 7.45 del mattino. All’apertura, alle 10, c’era una coda di due ore. Famiglie, giovani, anziani: la curiosità è diffusa, indipendentemente da categorie sociali e anagrafe. I pacchi nelle grandi ceste sono rivestiti di una copertura con la scritta «Secret Pack». Si acquistano a peso e solo dopo aver ottenuto lo scontrino si scopre cosa nascondono. L’idea di King Colis ricorda lo spirito della pesca dell’oratorio. L’effetto «gioco» è lo stesso ed è la leva che sta portando migliaia di persone a partecipare agli eventi della startup francese in tutta Europa. L’ultimo (in Italia ce ne sono già stati a Roma e Bologna) è iniziato martedì a Milano e andrà avanti fino a domenica al Merlata Bloom, il centro commerciale nel quartiere Cascina Merlata. Duemila le persone pre-iscritte. Ma è probabile che ne arriveranno molte di più.
King Colis ha creato un business partendo dal concetto di economia circolare: recuperare dalle piattaforme di distribuzione tutti gli oggetti comprati sull’ecommerce ma che per diversi motivi non raggiungono il destinatario. Un problema con l’etichetta, un indirizzo sbagliato, una mancata risposta al citofono: dopo 30 giorni di giacenza, i pacchi «fantasma» finiscono al macero. Troppo caro rispedirli al mittente, meglio rimborsare il cliente. Li compra quindi King Colis, alla cieca, senza sapere cosa contengono. E poi crea delle «mystery box» dove chi acquista, acquista a peso, senza sapere cosa si sta portando a casa.
«L’idea è nata durante il Covid – racconta il co-fondatore Alexis Faure —. Ordinavamo online molte cose e spesso non arrivavano. Ci siamo chiesti: dove finiscono?». King Colis vende online (una scatola da tre chili costa 60 euro) e in eventi speciali. Qui si può scegliere cosa acquistare, da grandi ceste che contengono soprattutto pacchi standard: costano meno perché vengono da siti low cost, tra cui le cinesi Shein e Temu. Ci sono poi i pacchi premium: «Il 99% viene da Amazon, ma abbiamo anche siti locali».
«Conosciamo solo l’1% di ciò che le persone comprano, perché aprono i pacchi qui con noi. Ma la maggior parte li apre a casa», aggiunge Faure. E infatti una signora si nega: «È un regalo per mio figlio, può scartarlo solo lui». Mentre una coppia di amici inizia a spacchettare: «Dalla forma sembrano scarpe», esclamano prima che appaia una nota di delusione sul volto. Spunta un paio di ciabatte di gomma rosa. Marito e moglie aprono un pacco ciascuno. Lei trova una gonna rossa e si dichiara «soddisfatta». Lui lo è un po’ meno della webcam che ha recuperato. Mentre un padre tira fuori una spazzola e uno styler per capelli: «Mi ha obbligato mia figlia a venire. Sarà contenta».
King Colis è un misto tra inglese e francese che si traduce con «il re dei pacchi». Ma, dopo i primi eventi, tanti utenti si sono lamentati online dei prodotti venduti, definendoli in effetti «un pacco».
Le aspettative che regala la startup – sul sito si racconta che si possono anche trovare prodotti costosi, come smartphone e gioielli – non combaciano con la realtà. Che spesso è fatta di cose di scarsa qualità o inutili.
Abbiamo provato la «caccia al tesoro»: nel nostro sacchettone dal peso di oltre 5 chili (abbiamo speso 113,60 euro) abbiamo trovato qualcosa di interessante (dei taglieri in titanio) e diversi oggetti che decisamente non useremo: scarpe finte Gucci, la maglia di un manga, una collanina. Facendo qualche ricerca scopriamo che per tutto avremmo speso oltre 200 euro. Ma – forse taglieri a parte – li avremmo usati per acquistare altro.