Corriere della Sera, 20 febbraio 2025
Trump rimescola gli schieramenti nella politica italiana
Fino a novembre, il discrimine della politica italiana è stato per oltre due anni l’aggressione russa all’Ucraina. Erano il sostegno a Kiev e l’adesione alle misure prese da Ue e Nato a delineare alleanze e smarcamenti. Dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, lo spartiacque si è spostato da Mosca a Washington. Ma il dialogo tra Russia e Stati uniti, con accuse all’unisono contro il premier ucraino Volodymyr Zelensky, confonde e rimescola gli schieramenti. Comunque, rende più difficile capire fino a che punto si possa essere insieme europeisti e alleati di un’America incline a non riconoscere scelte e istituzioni del Vecchio continente; e a disdire l’appoggio fornito finora a Kiev.
L’ex ministro dell’Interno del Pd, Marco Minniti, accredita la tesi secondo la quale quelle di Trump non sono minacce ma sfide all’Ue. È un modo per evitare che la reazione al nuovo corso della Casa Bianca sfoci in un ritorno dell’antiamericanismo; e allontani l’Europa dal suo alleato e garante della sicurezza da settant’anni. Può tuttavia anche essere interpretato come un tentativo di addolcire i cambiamenti profondi in atto: nuove regole del gioco che sembrano tese a sfruttare le debolezze e la frammentazione europee, non a curarle e superarle.
Le fratture che si stanno allargando negli e tra gli schieramenti sembrano conseguenze di un nuovo ordine del quale al momento si avvertono soprattutto gli aspetti caotici. Ma la sensazione è che gli spazi per i distinguo e le posizioni di rendita siano destinati a restringersi. Nella maggioranza di destra si accentua la distanza tra i berlusconiani, convinti di doversi dare un profilo più moderato e europeo, da Ppe, e la Lega. La distanza nei giudizi su Trump e Vladimir Putin rispetto al vicepremier leghista Matteo Salvini è vistosa.
La premier Giorgia Meloni per ora sembra seguire una situazione in evoluzione, attenta alle possibili ricadute. Il vertice di Parigi convocato dal presidente francese Emmanuel Macron ha mostrato l’impreparazione dell’Ue. Conferma anche, tuttavia, una voglia di reagire e di compattarsi che difficilmente sarà lasciata a Palazzo Chigi: nonostante l’assenza delle nazioni baltiche abbia dato ragione alle perplessità della premier italiana sull’incontro. Ma le divergenze più evidenti spuntano tra le opposizioni.
Il M5S si muove ormai in autonomia, se non in conflitto col Pd di Elly Schlein. Sono in rotta sul sostegno all’Ucraina e sulla solidarietà al Quirinale dopo gli attacchi violenti arrivati dalla Russia contro Sergio Mattarella. Sono divisi nel giudizio su Trump, che secondo Giuseppe Conte avrebbe «smascherato» la «propaganda bellicista». Non solo. Conte definisce i suoi post-grillini «molto generosi, al 90 per cento appoggiamo candidati di altri partiti». Segno che resta apertissima la sfida per la guida dell’opposizione.