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 2025  febbraio 19 Mercoledì calendario

«Al Papa serviranno 2-3 settimane. Gli chiedono riposo assoluto, ma non se l’è mai concesso».

di Gian Guido Vecchi
19 febbraio 2025
Padre Antonio Spadaro: «Ha un’energia vitale straordinaria, non è uno che si rassegna»
«Francesco è un uomo di 88 anni che ha avuto un problema serio ma ora è in fase di trattamento. Un trattamento non semplice, certo, che richiederà tempo. C’è grande attenzione, com’è naturale, è evidente che la situazione sia delicata, ma non mi pare di aver percepito nessuna forma di allarmismo». Padre Antonio Spadaro, 58 anni, per dodici direttore della rivista dei gesuiti la Civiltà cattolica, è sottosegretario del dicastero vaticano per la cultura e uno degli uomini che conosce meglio il confratello Jorge Mario Bergoglio. «Ha un’energia vitale straordinaria. Non è una persona che si lascia andare, non è un uomo rassegnato. E questo è un elemento molto positivo, lo si è visto anche in passato.»
Come vede la situazione, padre?
«Si è parlato di un’infezione respiratoria polimicrobica che ha richiesto accertamenti impegnativi, ora si precisa che è stata rilevata l’insorgenza di una polmonite. Mi sembra però che si sia trovato il bandolo della matassa. Francesco è in ottime mani, credo e spero che si sia imboccata la direzione positiva. Dopodiché è chiaro che alla sua età la situazione sia sempre delicata e abbia bisogno di un po’ di tempo…».
Due o tre settimane?
«Sì, più o meno è così. Prima del ricovero si è esposto, era visibilmente provato. La cosa importante è che ora si prenda il tempo necessario in un ambiente protetto».
Eppure pareva un po’ insofferente, no?
«Certo, lui fa fatica a rimanere chiuso in uno spazio asettico. Non si è mai risparmiato. Ma sa di dover seguire le indicazioni dei medici, lo stesso Ignazio di Loyola lo ha scritto nelle Costituzioni della Compagnia di Gesù: “Nel tempo dell’infermità, non solo si deve osservare una purissima obbedienza verso i superiori spirituali, perché governino l’anima, ma anche, con altrettanta umiltà, verso i medici del corpo e gl’infermieri, perché governino il corpo”».
Gli hanno prescritto «riposo assoluto», è dura.
«In effetti non si è mai concesso un riposo assoluto, è dagli Anni Settanta che non fa una vacanza. Magari si prende qualche giorno per staccare un po’, ma anche in quei periodi continua a vedere persone, occuparsi di qualcosa. Segue ciò che dicono i medici e cerca di essere attento ma, nella misura del possibile, fa quello che può. E questo è essenziale».
In che senso?
«Anche in questi giorni legge i giornali, si occupa un po’ del lavoro, telefona. Dimostra come sempre un’energia vitale straordinaria. Del resto, è tipico di un gesuita vivere e lavorare e anche morire in trincea».
Non si risparmia.
«Non vuole risparmiarsi, mai. E a questo si aggiunge il fatto che non ha problemi a mostrare la propria debolezza. Quando ha celebrato in piazza e già non stava bene, non ha trovato strano leggere solo una parte dell’omelia. Avrebbe potuto finire prima, invece ha detto che non riusciva a proseguire e l’ha data da leggere. Vive con molta tranquillità il limite fisico. Nello stesso tempo non rinuncia a spendersi come può, fa parte del suo carattere oltre che della sua spiritualità. Anche in passato, quando ha avuto problemi di salute, ha fatto lo stesso».
Se tutto andasse bene, sarebbe pensabile una rinuncia come Benedetto XVI?
«Lui è consapevole, come ha detto in passato, che si governa con la testa e non con le gambe. Certo, si tratta anche di valutare le energie che si possono esprimere. Il Papa è una persona che, se comprendesse di non avere più le forze per portare avanti la Chiesa, si dimetterebbe. Ma finché sente che le energie ci sono, non sarà un problema temporaneo di salute a fermarlo. Benedetto XVI ha aperto la possibilità e Francesco non ha mai escluso le dimissioni. Ma di norma, ha spiegato, il ministero del Papa è a vita».