la Repubblica, 19 febbraio 2025
Salvini vorrebbe il Nobel per Trump
E così anche Marina Berlusconi entra nella schiera dei “rosiconi”, perlomeno secondo il parere di Matteo Salvini. Il leader della Lega infatti commenta a scoppio ritardato l’intervista alFoglio della presidente di Fininvest, figlia del Cavaliere e principale finanziatrice di Forza Italia. E nel farlo, seppur indirettamente, dà un giudizio pesante su di lei: «L’elezione di Trump cambia tutto, chi lo critica o rosica o non capisce – dice il vicepremier, a Genova per un sopralluogo dei cantieri del terzo valico – Io penso che il nemico non sia Trump, sta facendo più lui in poche settimane che Biden in quattro anni, se uno riesce a mettere al tavolo Putin, Zelensky, Netanyahu e i paesi arabi, gli diamo il Nobel per la Pace, altro che “bullismo”». Tanto per rimarcare che non erano parole uscite a caso, il segretario federale del Carroccio ha condiviso l’opinione anche sui social con una card apposita.Ma facendo un passo indietro, Berlusconi nel suo colloquio uscito in edicola lunedì aveva espresso opinioni nette su diverse questioni. Dalla politica estera (alcune mosse di Trump «sono bullismo politico», gli alleati sono ridotti «a paesi-satellite») ai diritti civili (sì ai matrimoni egualitari), passando per la critica al sovranismo («non può esserci sovranità nella solitudine») e alle nuove oligarchie del mondo big tech capeggiate da Elon Musk con la loro dittatura dell’algoritmo («non si era mai vista una concentrazione tale di ricchezza e potere nelle mani di così pochi»). Parole che quasi potevano, o possono, passare per un rinnovato manifesto politico, di natura liberale e riformista, destinato naturalmente al partito fondato da Silvio Berlusconi nel 1994. Oggi giocoforza schiacciato da Fratelli d’Italia da un lato e dalla Lega dall’altro, anche se Marina Berlusconi, nel notare come «i conservatori tradizionali vengono travolti dalle posizioni più reazionarie», dice di non riferirsi all’Italia.Ma mentre né Giorgia Meloni né FdI hanno commentato, da via Bellerio si è scelto diversamente. Prima con il vicesegretario Andrea Crippa lunedì, poi ieri con Salvini che ha sparato a zero. La politica del Carroccio è sempre più estremista, accodata alle pulsioni trumpiane e sostenitrice acritica di Musk. Con anche ripercussioni interne al governo, dove FdI cerca di avere unruolo di equilibrio tra Usa ed Europa e Fi che mantiene un proprio profilo popolare ed europeista, non di rado scontrandosi apertamente con la Lega, vedi ad esempio le ultime polemiche a Milano su un argomento all’apparenza secondario come il velo islamico. Per gli azzurri il problema è di sicurezza e non religioso, per i lumbard il divieto di indossarlo nei luoghi pubblici vuol essere totale. Schermaglie simboliche, ovviamente, che celano ben altra sofferenza e disagio dei forzisti.A Montecitorio intanto l’altro vicepremier Antonio Tajani ha cercato di minimizzare il senso delle parole della manager: «Marina Berlusconi è un’imprenditrice è può dire quel che le pare. Ogni sua intervista viene sempre vista in chiave politica: chissà cosa vuol dire, sconfessa questo, sconfessa quello... Non è così. È un’imprenditrice e dice giustamente quel che vuole. Non è che ogni volta deve essere interpretata». Ma al di là della questione economica – i figli di Berlusconi hanno ereditato anche le fideiussioni per circa 100 milioni di euro a garanzia della tenuta del partito – c’è un tema di egemonia culturale della destra, per così dire, che Mediaset ha contribuito in questi anni a creare con i propri palinsesti. Un pezzo di fortuna elettorale di Salvini stesso nasce anche a Cologno Monzese. Può non saperlo? E può non considerare che un attacco così scomposto potrebbe avere delle ripercussioni? Riflessione e controdomanda che viene fatta in queste ore negli ambienti forzisti: sarà che forse Salvini calcola di non averne più bisogno? Con Trump e la rivoluzione Musk alle spalle, la cara vecchia tv servirà di meno.