la Repubblica, 18 febbraio 2025
Tunisia, la proposta shock: “Quei migranti fanno troppi figli, serve il controllo delle nascite”.
Lo ha invocato la deputata Fatma Mseddi, falco della destra tunisima e parlamentare di Sfax. Protestano associazioni e Ong: “Misure fasciste degne del periodo coloniale”
La nascita di bambini migranti? “Un rischio”. I neonati fantasma nati fuori dagli ospedali? “Un’emorragia da fermare”. È una proposta shock quella che arriva dalla deputata Fatma Mseddi, falco della destra tunisina e influente parlamentare di Sfax che ha proposto “urgenti” misure di controllo e limitazione delle nascite fra i migranti subsahariani.
Le campagne antimigranti
“Ogni giorno negli ospedali nascono cinque bambini subsahariani”, ha detto Mseddi, per poi sottolineare “in vent’anni potremmo avere uno di loro fra i deputati”. Un incubo per la parlamentare che ha costruito la propria carriera elettorale sulle campagne anti migranti e oggi invoca “misure drastiche e urgenti” di controllo delle nascite per quello che a suo dire è “un problema” e “un rischio”.
Associazioni e Ong
Contro la proposta della deputata è insorta la società civile. “Siamo davanti a una proposta di controllo delle nascite fra le donne migranti che fa temere pratiche simili a quelle sperimentate in passato dalle forze coloniali e fasciste, attraverso la sterilizzazione forzata delle donne del Sud e di quelle appartenenti a minoranze razziali o religiose”, hanno scritto venti associazioni e Ong in un comunicato. Fra loro il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, la commissione per il rispetto della libertà e dei diritti umani, la coalizione tunisina contro la pena di morte, l’ong Niente pace senza giustizia. Chiedono allo Stato, ai giudici, alle istituzioni in generale di far rispettare la legge, non ancora abrogata, che vieta le discriminazioni razziali.
“Persone non grate”
Ma la proposta shock di Mseddi si inscrive nel solco tracciato dal presidente Kais Saied a partire dal 21 febbraio del 2023, quando ha pubblicamente bollato i migranti subsahariani come “persone non grate” accusandoli di essere strumento di un “piano di sostituzione etnica” mirato a “cambiare l’identità araba del Paese”.
Gli episodi di abusi
A Sfax sono iniziati gli episodi di intolleranza, le discriminazioni, gli abusi. Dopo qualche mese, sono partiti rastrellamenti e deportazioni nel deserto, dove in tanti – come Fati e Marie, madre e figlia morte abbracciate nel tentativo di attraversarlo – hanno perso la vita. Secondo il rapporto “Tratta di Stato”, di recente presentato a Bruxelles, esiste ormai un circuito consolidato di vera e propria vendita di esseri umani: i migranti subsahariani rastrellati a Sfax e dintorni vengono deportati al confine con la Libia e venduti alle milizie. Lì una vita – rivela il report – vale 12 euro.
“Riconsiderare gli aiuti alla Tunisia”
È una delle tante sistematiche violazioni dei diritti umani segnalate che sembra stia portando anche Bruxelles a riconsiderare i pacchetti di aiuti alla Tunisia, vincolandoli al rispetto dei diritti umani. “Ho chiesto alla Commissione europea di definire criteri chiari per la sospensione dei fondi UE a causa di violazioni dei diritti umani”, ha detto di recente il Mediatore europeo Emily O’Reilly. Nella Tunisia di Saied i migranti non sono le uniche vittime della stretta autoritaria. Negli ultimi anni centinaia di giornalisti, avvocati, difensori dei diritti umani, oppositori sono finiti in carcere. “L’Alto Commissario per i diritti umani Volker Tusk – ha fatto sapere questa mattina il portavoce Thameen Al-Kheetan- chiede alle autorità tunisine di fermare l’ondata di arresti e detenzioni arbitrarie”, per di più “per accuse vaghe e senza possibilità di esercitare un reale diritto alla difesa”.