la Repubblica, 18 febbraio 2025
L’ira dell’Ucraina sulla bozza di accordo: “Le risorse del sottosuolo sono nostre non degli Usa”.
KIEV – La diffusione della bozza di accordo sullo sfruttamento delle terre rare ucraine in cambio dell’auto americano che l’inviato di Washington ha sottoposto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, anticipata dal Telegraph, è piovuta a Kiev con la violenza degli Iskander lanciati da Mosca. Di fronte all’evidenza delle condizioni capestro che il più grande alleato dell’ucraina cerca di imporle, i media e i social sono diventati roventi.
Tra infinita di improperi, delusione ed ira, la reazione più articolata ed analitica l’ha pubblicata l’editorialista e finanziere Serhiy Fursa, ripreso da molti media ucraini. Pur riconoscendo nella proposta americana un potenziale vantaggio per l’Ucraina, intravvede forti riserve sulle reali intenzioni degli Stati Uniti: “Un accordo con gli Usa è interessante”, scrive, perché “potrebbe facilitare l’arrivo di investitori americani” portando “soldi per il bilancio” e “creazione di posti di lavoro” con una “riduzione del ruolo degli oligarchi, almeno di quelli ucraini”. Senza contare il vero vantaggio, di natura politica: offrirebbe “un potere di lobbying molto più elevato nel caso di future mire imperialiste russe”.
Ma gli elementi a favore finiscono qui, e sono solo teorici: “Era un accordo molto strano. Gli Stati Uniti – scrive – propongono di creare un Fondo per lo sfruttamento delle risorse esistenti e di nuove risorse minerarie” senza però prendere alcun impegno. La loro idea, sostiene, è che “abbiano già aiutato l’Ucraina che ora ripaga il suo debito. Ma non abbiamo debiti con gli Usa. Sotto l’amministrazione Biden il notevole sostegno ricevuto in un momento critico per la sopravvivenza era sotto forma di sovvenzioni, e la decisione su quelle sovvenzioni è stata presa dagli Stati Uniti. Qualsiasi fondo venga creato, non potrà discutere dell’assistenza già fornita”.
Il guaio è che anche sulle “operazioni future”, sulle quali il fondo potrebbe essere efficace e persino “redditizio e interessante per l’Ucraina”, Fursa è fortemente scettico: “A giudicare dai discorsi di Vance a Monaco, gli Stati Uniti stanno cessando di essere un amico, un alleato e un partner, e stanno diventando una controparte. Questo accordo non prevede l’invio di truppe americane per proteggere le risorse ucraine, e non c’è mai stato alcun interesse particolare da parte delle loro aziende per il nostro sottosuolo. Questo fondo potrebbe essere invece uno strumento gratuito con cui controllare le nostre risorse: non verranno estratte, ma non finiranno nelle mani dei concorrenti degli americani: dalle ultime dichiarazioni dei funzionari Usa questi concorrenti potrebbero essere anche europei”.
Anche Oleksiy Plotnikov, ricercatore capo dell’Istituto di economia dell’Accademia nazionale delle scienze, è “scettico”, e lo è “riguardo alla valutazione stessa delle risorse minerarie dell’Ucraina: sono state fatte durante l’era sovietica e da allora molto è cambiato”. Il problema con la bozza dell’accordo, dice, è nella “vaghezza della formulazione da parte del presidente Zelensky” che lo aveva proposto “senza alcuna condizione in cambio: ci aveva pensato ma non le aveva formulate”, e il risultato della bozza americana sarebbe invece “la cessione di un territorio che diverrebbe inadatto a ospitare forme di vita”.
“Secondo la Costituzione, il sottosuolo appartiene al popolo ucraino. Non può essere dato a nessuno, punto”, dice il deputato Oleksiy Kucherenko. Sui social, i distinguo sono più... diretti: “Ma quali risarcimenti dovremmo pagare?”, si domanda Oleksandr Rekalo: “Gli Stati Uniti devono pagarci e fornirci armi come garanzia della protezione promessa quando ci siamo privati del terzo più grande potenziale nucleare del mondo. Gli Usa si mettono sullo stesso piano delle altre autocrazie. Se è così, lasciamoli andare dove va la nave russa”, quella che a inizio invasione fu mandata a quel paese dal presidio ucraino sull’isola dei Serpenti.
“La gente muore a un ritmo folle e questi truffatori fanno affari redditizi”, protesta Yuri Manita su Facebook. “Ci restituiscano le armi nucleari e non abbiamo bisogno di altro da loro”, sostiene Oleksandr Galushko: “Nervi saldi”, ammonisce Olena Reshetnyak, “nessuno sa ancora niente, tutto questo serve a destabilizzare il paese”. Ma Natalia Datsenko protesta: “Gli Usa esercitano pressione economica sulla vittima invece che sull’aggressore”. “Chiediamo protezione agli Stati Uniti e ci vogliono saccheggiare: ecco perché dobbiamo essere indipendenti”, replica Maria Malychenko.