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 2025  febbraio 18 Martedì calendario

Dora Moroni, che fece un incidente con Corrado alla guida

Voleva mettersi i blue jeans.
«E certo, avevo 21 anni. Ma Corrado disse di no: “Per carità”. Solo abiti lunghi, eleganti».

Valletta muta.
«Per i primi tre mesi non mi ha fatto proprio parlare. Nemmeno salutare il pubblico. Era una trovata per creare curiosità intorno a me. Mi dispiaceva, ho provato a ribellarmi, lui non cambiò idea».

Poi però si è ripresa tutto con gli interessi.
«Cantavo le sigle, chiacchieravo, presentavo gli ospiti, ballavo, come una vera showgirl».
La favola di Dora Moroni – che a 3 anni già intonava Romagna mia sul palco dell’arena estiva del papà, a Ravenna – durò per due edizioni di Domenica In e un Festival di Sanremo. Poi, la notte del 13 luglio 1978, l’incidente stradale che le ha spezzato la carriera e complicato tanto la vita. Aveva 23 anni. Oggi ne ha 70 e fa ancora un po’ di fatica a parlare (quando non trova una parola, la aiuta la sua amica Antonella), cammina poco, ha dolore cronico alla schiena. «Mi stanco presto, mi siedo e poi riparto». In città si sposta con una motoretta elettrica a quattro ruote. Gli occhi sono sempre quelli, luminosi. Potrebbe essere triste o piena di rabbia, non lo è. «Se sono felice? Sì, ho fatto un percorso diverso, va bene così».

Come era arrivata in tv?
«Da ragazzina giravo le balere dell’Emilia-Romagna, però polka e mazurka non le sopportavo. Mi presentavo a tutti i concorsi canori, il primo l’ho vinto a 8 anni. A queste manifestazioni avevo incontrato Mike Bongiorno, Pippo Baudo e pure Corrado. Gli ero piaciuta, era gentile, un giorno mi mandò a fare il provino per Domenica In. Quando mi scelsero ero sbalordita, non preoccupata, era il mio mestiere».

Diventò molto popolare.
«La ragazza della porta accanto. Per me i telespettatori erano come la mia famiglia».

Julio Iglesias voleva portarla via.
«Quanto era bello! Mi propose di partire in tournée con lui, ma la produzione rispose di no, che ero già impegnata con la Rai. Girai dei fotoromanzi con Mal e Massimo Ciavarro, però fare l’attrice non mi interessava, io volevo solo cantare».

Che ricorda dello schianto contro il guard-rail dell’autostrada?
«Niente. Tornavamo da Civitavecchia, dopo una serata del “Rally canoro”. Corrado guidava, davanti accanto a lui c’era Marina Donato, la sua segretaria, non ancora moglie. Io dormivo sul sedile posteriore. Non me ne sono nemmeno accorta. Fui sbalzata fuori. Mi trovò Tony Binarelli, che era nella macchina dietro la nostra».

Rimase in coma per sei settimane. Ebbe tre arresti cardiaci.
«Mi risvegliai nel letto dell’ospedale San Giovanni, con la voce di mia madre. Non riuscivo a parlare. E non potevo nemmeno camminare, ma questo l’ho scoperto dopo. I medici le dissero che, se anche non fossi morta, non avrei mai recuperato. Che sarei rimasta un vegetale».

Cosa provò quando riaprì gli occhi?
«Rabbia. Ce l’avevo con mia madre. Le sue preghiere, quasi ossessive, mi avevano riportato indietro. Ma io non volevo più tornare di qua. Svegliarmi fu un trauma».

Dov’era andata?
«In un posto bellissimo. Camminavo su un prato verde e intorno c’erano tanti alberi bianchi e alti, come cipressi. Tanta luce. Ero sola. Stavo bene. Non c’erano pensieri o preoccupazioni, ero felice, calma, sicura. Ho capito allora che la morte non esiste. Da allora non ne ho più paura, anzi, mi piacerebbe morire».

Davvero lo vorrebbe?
«Perché no? Lei non sa. Lì non c’è dolore, è l’inizio di una vita più serena. Lasciamo il corpo, l’anima invece vive in altre dimensioni».

Per operarla le tagliarono i suoi bei riccioli scuri.
«Quando mi sono rivista allo specchio – non subito, non ce l’ho fatta – è stata dura. Mi sono comprata una parrucca».
Restò ricoverata per nove mesi.
«Mamma mi riportò a casa e si occupò della mia riabilitazione. Studiò le discipline orientali. Mi portava al mare a gattonare sulle dune di sabbia, come un neonato. Rafforza muscoli e cervello. Tutti i giorni faceva venire Alda, la logopedista. Non riuscivo a dire nemmeno “mamma” o “casa”, l’italiano è complicato da imparare. Gli esercizi erano faticosi. Mi tenevano bloccata la lingua per farmi sillabare. Le mie prime parole – “Io voglio tanto bene a tutti” – le mandarono al Tg1».
Non ricevette alcun risarcimento.
«Allora non c’era l’assicurazione obbligatoria per i passeggeri».

Corrado si è preoccupato per lei?
«È venuto a trovarmi in ospedale una volta a settimana. Poi basta».


Le ha chiesto scusa, perdono, qualcosa? Immagino si sentisse in colpa.
«Non mi ha detto niente».


L’ha aiutata economicamente?
«Poco. Ma non mi va di parlare di queste cose».


Ha mai provato rancore nei suoi confronti per quello che le era successo?
«No. È andata così. Ho vissuto un’esperienza diversa, forse migliore. E poi in questo percorso ho avuto un figlio che adoro, quindi».

In quello schianto ha perso tanto.
«Si vede che è così che doveva andare. Certo mi è dispiaciuto quando ho visto che Corrado era andato avanti, aveva scelto la mia sostituta. Del resto io non potevo più fare tante cose, non parlavo, non camminavo, che andavo a fare in tv, il barattolo?».

Non se l’è presa con il destino, che l’ha messa tanto a dura prova?
«No, la vita va così».
Perché proprio a lei, se l’è chiesto?
«No. Forse in una vita passata sono stata molto cattiva, ho fatto cose brutte, devo espiare i miei peccati. Però rispetto ad altri ho avuto la fortuna di vedere cosa c’è di là. La pace, la felicità. Senza spazio, né tempo, né malattie».
Dopo tre anni riprese a cantare, anche se non con il successo di prima.
«Fu una grande emozione. Quando canto, la voce non si spezza».

Chi le è stato vicino, tra i colleghi dello spettacolo?
«Donatella Rettore, all’inizio. Mara Venier, fino a un certo punto. Barbara D’Urso, mi ha aiutata per tante cose».
Nel 1985 ha conosciuto Christian.
«Lo incontrai in Rai, ero con Julio Iglesias, gli sorrisi. Ci siamo rivisti per un servizio fotografico in montagna. E un altro alle Mauritius. Tempo dopo sono andata a trovarlo a Milano. Non sono più tornata a casa mia».

Vi siete sposati con amore e separati nel rancore.
«Avevamo caratteri troppo diversi».
Ve ne siete detti di tutti i colori. Dopo tanti anni avete fatto pace.
«Per me Christian è un amico, gli voglio bene, ci sentiamo spesso. Risposarci? No, per carità».
Dopo di lui non si è più innamorata?
«No, con l’amore ho chiuso da un pezzo. Non è facile trovare un uomo che mi stia accanto con tutti i miei problemi di salute. Ho dovuto affrontare tante difficoltà, anche economiche, ho rischiato di perdere persino la casa».

Poteva rifarsi una vita.
«Lei non si rende conto. Cammino tutta storta per il dolore. Ci ho rinunciato. Ho mio figlio Alfredo, gli amici, i miei due gatti Alfred e Marti, mi bastano».
Non si trascura però.
«No, mi trucco e vado dal parrucchiere, ci tengo».
Rimpianti?
«Vorrei cantare bene come Giorgia. O almeno come prima dell’incidente».