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 2025  febbraio 18 Martedì calendario

Paul Auster, che gridava contro i giornali

Durante il primo mandato di Trump alla Casa Bianca, la scrittrice Siri Hustvedt, suo marito Paul Auster e alcuni amici fondarono il movimento Writers against Trump, che sotto Biden si era trasformato in Writers for Democratic Action, con oltre tremila membri e attività Stato per Stato.
Nei giorni scorsi Hustvedt è tornata ad incontrare online gli altri leader, in un momento di confusione e frustrazione nella sinistra americana, che cerca di rispondere ad una situazione politica legata, agli occhi della scrittrice, anche alla propaganda e alla manipolazione del linguaggio.
«Anche se non si vedono decine di migliaia di persone che protestano per strada, non significa che le persone non stiano lavorando dalle librerie che organizzano eventi alle associazioni di sinistra», ci dice la scrittrice, accogliendoci nella sua casa di Brooklyn.
«Io ho preso una pausa quando Paul è morto a fine aprile, ma adesso sono tornata con loro: ne sento l’urgenza e mi aiuta a radicarmi. Quando Trump è stato eletto, è stato un dolore sull’altro. L’esterno e l’interno si sono fusi in una profonda infelicità e perdita. E a volte nel dolore può essere difficile concentrarsi, sei così abbattuto. Ma la perdita politica è enorme. Penso che molte persone che si oppongono all’amministrazione Trump e a questa agenda di estrema destra abbiano bisogno di non sentirsi soli», aggiunge. «Paul è morto prima che Biden lasciasse la corsa. Vorrei che fosse qui a gridare con me: si sedeva là al mattino – indica il tavolo in cucina —. E gridava ai giornali e io gli dicevo: sono d’accordo con te, caro, non devi gridare». Hustvedt sta scrivendo un memoir «sulla morte, il dolore e le storie di un lungo matrimonio. Ma c’è anche la politica dentro».
Di cosa avete parlato con gli altri scrittori?
«In quanto scrittori, crediamo al potere delle parole. Nell’ultimo incontro una delle domande era come usare le parole in un clima retorico di opposizioni binarie: angeli e demoni, bene e male, maschile e femminile, bianco e nero. Il linguaggio della complessità e dell’ambiguità non vende bene, specialmente tra persone che si sentono generalmente infelici, e c’è malessere là fuori. Di solito nella politica americana c’è un certo conservatorismo: la gente non vuole troppo cambiamento. Anche quando il cambiamento sarebbe stato un bene gli americani resistevano. Adesso invece c’è una sorta di nichilismo là fuori, credo ci sia gioia nel guardare Trump che travolge il governo da parte di alcuni suoi elettori. È, in modo diverso, ciò che accadde il 6 gennaio 2021: la gioia di distruggere ciò che ritengono costruito dalle élite. E non so come si possa ripristinare tutto, forse è troppo tardi».
In che senso?
«La piattaforma del partito democratico puntava a rendere gli Stati Uniti più come l’Europa, con un sistema sanitario migliore, infrastrutture migliori. Biden ha fatto tanto, anche se non gli è stato riconosciuto. La realtà è che i democratici sono i conservatori, coloro che vogliono conservare gli Stati Uniti, mentre i trumpiani sono i reazionari radicali. Oggi i conservatori vedono che quello che è stato costruito per decenni sta crollando e sono sotto choc. È stato un grande errore chiamare “conservatori” i reazionari di destra. Cosa stanno conservando? Nulla. Vogliono tornare a un tempo in cui il governo era molto più ridotto, c’erano molte meno salvaguardie, ed eliminare tutto quello che è successo dopo il 1965».
Cosa pensa del partito democratico?
«La leadership del partito democratico è esterrefatta, è stata stupidamente colta di sorpresa. Ma Trump aveva detto quello che voleva fare. Ricordo un articolo nel New York Times, in cui un giornalista intervistava elettori di Trump che non credevano che avrebbe davvero fatto le cose che diceva, dalle espulsioni di massa di immigrati ai dazi. Un uomo diceva “Forse lo dice per farsi pubblicità”. Questo modo di intendere Trump come performer, intrattenitore, che usa il codice retorico dell’ironia quando gli è utile, è diventato un modo per ottenere più elettori. L’altro giorno sono andata a fare la mammografia qui e ascoltavo due donne, chiaramente trumpiane. I democratici sono storditi, perché se c’è un’elezione legittima e le persone vogliono un despota o un re, non c’è nulla nella repubblica democratica che possa impedirlo e allora perdi la repubblica. È paralizzante. Io penso che se i cambiamenti di Trump e di Musk avverranno, le persone, anche negli Stati rossi, che dipendono da fondi governativi per molte cose ne risentiranno. Forse questo potrebbe cambiare le cose, non lo so, ma per sentire gli effetti ci vorrà tempo».