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 2025  febbraio 17 Lunedì calendario

Grasso propone tre donne per il prossimo Sanremo

Chissà come si vede il Festival di Sanremo dalla decima fila! Penso bene, altrimenti non avrebbero preso posto in decima fila l’Amministratore delegato Rai Giampaolo Rossi e il Direttore generale Roberto Sergio: Bibì e Bibò, con tutto il rispetto, ma è così che vengono chiamati in Viale Mazzini e ora in via Monte del Gallo, dopo il trasloco forzato causa amianto. Una volta i megadirigenti Rai sedevano in prima fila ma poi qualche rompiscatole ha cominciato a prenderli di mira e così, saggiamente, Bibì e Bibò hanno scelto le seconde file, pur non rinunciando a essere più volte ripresi e omaggiati.
Dove porta questo discorso della decima fila? La «decima» era la decima parte del raccolto o del reddito di altre attività economiche che veniva versata al signore feudale o alla chiesa. Per dire che le prossime edizioni di Sanremo saranno ancora condotte da Carlo Conti, come giusto tributo. E poi? Poi sembra che sia il turno di Stefano De Martino, già blindato con «un accordo pluriennale». E poi? Poi, come ha detto Roberto Benigni, Giorgia ci sarà ancora per molto tempo (voleva aggiungere, «con questa sinistra»), e allora c’è Alberto Matano in pole position, il cui sogno è passare dal mondo giornalistico a quello dello spettacolo (basta rivedere come ogni tardo pomeriggio seguiva Sanremo).
Mi piacerebbe dare un consiglio, non richiesto e sicuramente inascoltato, a Bibì e Bibò. Quanto sarebbe innovativo un Festival condotto da tre donne: Geppi Cucciari, Virginia Raffaele e Paola Cortellesi (ospite tutte le sere Rosario Fiorello)! Intanto si eviterebbe l’effetto valletta (come è successo, senza dirlo, nell’edizione appena terminata) e poi si potrebbe contare su una nuova forza immaginativa.
Geppi potrebbe regalarci il suo spirito arguto, Virginia la sua metamorfica, affascinante disgregazione dell’io e Paola, abbandonato il bianco e nero, una vis comica senza eguali. Sarebbe un festival contro la pornografia dei buoni sentimenti, senza mostrare preoccupazione per la verosimiglianza o l’interpretazione della realtà, ma solo per la sua qualità ipnotica. E tanta gioia da trasmettere anche alle canzoni.