Robinson, 16 febbraio 2025
Siamo tutti aguzzini di qualcun altro
Aguzzino; Catalano alguacirr, luogotenente di palazzo, dall’arabo al-wazir, custode, sorvegliante.All’origine della nostra lingua, aguzzino era il sovrintendente dell’equipaggio di rematori di una galera, addetto alla disciplina e alle punizioni, da qui dunque si direbbe innanzitutto carceriere, dato per scontato che non ci sia carceriere che non sia unpersecutor e un torturer, come da dizionario Oxford. Ho questa parola per la testa perché questa mattina ho dato dell’aguzzino al mio dentista, appropriatamente e di cuore, perché egli non è un carceriere, lo so, e io non sono un galeotto, ancora no, ma per due ore mi ha perseguitato e torturato. Il mio dentista è un brav’uomo che compie con scrupolo e grande perizia il suo mandato professionale, e ora sono qui a chiedermi se io stesso non sia un aguzzino, se non sia circondato da aguzzini, brave persone che, come me e come il mio dentista, nel compimento del loro mandato non lo siano anche loro torturatori e persecutori.Non siamo forse tutti quanti in qualche modo luogotenenti di qualche palazzo? Custodi e sorveglianti di qualcuno e di qualcosa? E nel fare per bene quello che ci è chiesto di fare possiamo dire con onestà di non farci persecutori e torturatori?Bisognerebbe pensarci un po’ su.Bucolicamente impegnato a tener bene la mia vigna, ho appena finito di potare; mi sembra di aver fatto un buon lavoro, ma cosa ne pensa la vigna di tutto quel recidere, amputare, sezionare? Mi sono dimenticato di chiedere, me lo dimentico tutte le volte. E chissà cos’altro mi dimentico di chiedere all’universo intero che tocco con mano.