Avvenire, 16 febbraio 2025
In morte di Giuseppe Verrucchi
Due diocesi unite dal dolore hanno dato ieri l’ultimo saluto a monsignor Giuseppe Verucchi, emerito di Ravenna-Cervia, deceduto mercoledì 12 febbraio all’età di 87 anni. Ieri mattina la prima a dire addio al vescovo è stata la Chiesa di Modena-Nonatola, di cui Verucchi era originare e dove si è spento. Nel pomeriggio a dirgli addio è stata la Chiesa di Ravenna- Cervia, che ha guidato dal 2000 al 2012.
Ieri mattina la liturgia funebre si è svolta in Duomo a Modena presieduta da monsignor Lino Pizzi, emerito di Forlì-Bertinoro. L’arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi Erio Castellucci, che non ha potuto presenziare le esequie, ha scritto un messaggio, letto dal vicario generale Giuliano Gazzetti. «Molti dei presenti, forse tutti, hanno ricevuto da lui incoraggiamenti, testimonianze, insegnamenti. La sua umanità solida, la tempra incredibilmente forte nonostante, la sua fede senza cedimenti, erano diventate proverbiali a Modena e a Ravenna» ha scritto Castellucci. Presenti moltissimi fedeli che hanno conosciuto l’arcivescovo Verucchi, nato nel 1937 a Miceno di Pavullo, ordinato sacerdote nel 1961, e che ha ricoperto diversi incarichi nella sua arcidiocesi di origine, Modena-Nonantola, tra cui quello di vicario generale, direttore dell’Ufficio di Arte sacra e beni culturali e parroco delle comunità di Formigine e Fiorano.
Durante l’omelia il vescovo Lino Pizzi ha commentato che «in tutte le comunità in cui ha svolto il suo ministero, ha lasciato un’impronta indimenticabile di maestro, pastore e guida». Il vescovo emerito di Forlì-Bertinoro ha anche ricordato che numerose persone si sono rivolte a Verucchi «per il Sacramento della Riconciliazione, per un consiglio spirituale, per una guida e un accompagnamento paterno nella vita spirituale». Nel suo testamento spirituale – citato da monsignor Pizzi durante l’omelia – lo stesso monsignor Verucchi ha parlato del suo ministero come un’esperienza vissuta «in intima unione con Cristo» e animata da una «carità sacerdotale» che non permette «di stare seduti ad aspettare» ma stimola ad «andare e ad annunciare la Parola in ogni modo e ovunque sia possibile». Al punto che i fedeli di Fiorano nel Modenese ricordano la sua elezione quale arcivescovo metropolita di Ravenna-Cervia, il 9 maggio 2000, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, come «un intreccio di gioia e tristezza», sottolineando che il “don” è sempre rimasto vicino alle loro comunità. Ed è rimasto al servizio della Chiesa anche dopo essere divenuto arcivescovo emerito nel 2012. Nel pomeriggio è stata l’arcidiocesi di Ravenna-Cervia a dare il suo saluto al vescovo emerito, con un rito funebre alle 15.30 nel Duomo di Ravenna presieduto dall’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni, che ha letto alcuni passaggi del testamento spirituale di Verucchi, ricordandone l’impegno per «l’amore e la Comunione fraterna come il centro della vita cristiana». «Unità e comunione sono state le stelle polari della sua missione pastorale» ha sottolineato Ghizzoni. In tanti hanno voluto salutare per l’ultima volta l’arcivescovo Verucchi, giunto in Cattedrale nel primo pomeriggio. Al termine della celebrazione, il feretro è stato portato nella Cappella della Madonna del Sudore dove rimarrà fino a lunedì quando sarà tumulato nella cappella delle tombe degli arcivescovi in Cattedrale.