Il Messaggero, 16 febbraio 2025
I 60 anni della discoteca Piper
Dalla Swinging London delle minigonne, ideate dalla stilista britannica Mary Quant, alla nightlife romana che strizza l’occhio oltremanica. Flashback del passato e un futuro ancora da scrivere. Roma si prepara a festeggiare un anniversario importante, che ha il sapore della leggenda: il Piper, storico locale della Capitale e secondo più antico d’Europa, compie 60 anni (il primo è La Paloma di Barcellona). Domani, 17 febbraio, il club che ha rivoluzionato il modo di vivere la notte soffierà le sue candeline con l’autorevolezza di chi ha scritto pagine indelebili del costume, della musica e della cultura giovanile.La storia inizia nel 1965 quando, in via Tagliamento, Alberigo Crocetta e Giancarlo Bornigia si imbattono in un locale destinato a diventare una sala cinematografica ma privo dei permessi necessari. L’intuizione di trasformarlo in un tempio musicale prende forma con un arredo d’avanguardia: pezzi d’auto, dipinti d’autore, tra cui quelli di Andy Warhol e Mario Schifano, e una celebre “buca dell’eco”. Il nome scelto richiama la figura del pifferaio, simbolo di seduzione e magia, un presagio del fascino che avrebbe esercitato su intere generazioni. Con l’esplosione del beat, il locale vive la sua epoca d’oro ed è il punto di riferimento per una gioventù ribelle e in continuo fermento nell’Italia yé-yé. Le band di apertura furono The Rokes e gli Equipe 84, capaci di mescolare il liscio con i ritmi più moderni. Sotto le luci psichedeliche, la pista si riempie di giovani alla scoperta di nuovi suoni e nuove libertà. Tra loro, Romina Power, Gabriella Ferri e una certa Nicoletta Strambelli, che sarà conosciuta come Patty Pravo, "La ragazza del Piper”. Appellativo, quest’ultimo, che i rumors attribuiscono dapprima all’attrice Mita Medici: nel 1966, proprio qui, vinse il concorso “Miss Teenager” facendosi chiamare inizialmente Patrizia Perini. Nello stesso anno venne aperta una succursale a Viareggio. Mina, invece, vi girò alcuni caroselli pubblicitari per la televisione in bianco e nero. Habitué e frequentatori illustri erano Alberto Moravia, Anna Magnani, Monica Vitti e Vittorio Gassman. Tante le star nostrane e internazionali che, nel corso dei decenni, si sono alternate sul prestigioso palcoscenico capitolino: da Caterina Caselli, con il suo iconico caschetto biondo, a Fred Bongusto, Mal e The Primitives, senza dimenticare l’istrionico trio formato da Mia Martini, Loredana Bertè e Renato Zero. La scena si illumina poi con i miti indiscussi del rock e del jazz: i Pink Floyd nell’aprile del 1968, Jimi Hendrix, passando per Rocky Roberts, New Trolls, Pooh e Genesis.Gli anni 80 segnano un periodo di trasformazioni e sperimentazioni con il nome “Make Up". Mr. Franz, lo storico direttore che ebbe il merito di invitare anche il presidente Giulio Andreotti e Papa Giovanni Paolo II (in questo caso senza esito positivo), rende ogni evento unico e il Piper prosegue la sua mission nella movida notturna. Indimenticabile la sera in cui, dopo un concerto di Keith Emerson, Pino Daniele si impossessò del piano e regalò agli spettatori due ore di live inatteso. Negli anni 90 si afferma come la discoteca più cool dello Stivale, grazie alla diffusione della techno e dell’elettronica. In console, i dj più apprezzati dopo Peppe Farnetti, pioniere nei “Fabulous Sixties": non mancano Claudio Coccoluto, Fargetta, Linus e Albertino. E i pomeriggi domenicali si tramutano in un rito per studenti, universitari e amanti del clubbing tra balli sfrenati e sonorità inedite.A metà degli anni Duemila, con gli eredi Davide e Pietro, la famiglia Bornigia decide di riportare le esibizioni dal vivo. Il primo appuntamento è con i Babyshambles di Pete Doherty: un successo straordinario e qualche litigio. E, ancora, le performance dei cantautori Niccolò Fabi, Gianluca Grignani, Cat Power e Tiromancino, oltre a happening esclusivi come le “Hilfiger Session”. Il regista Carlo Vanzina, nel 2007, dedicò al Piper un film per la tv con Martina Stella nei panni di Patty Pravo. Molti dei talenti più recenti, da Achille Lauro a Baby K, hanno già calcato il palco del quartiere Trieste, che continua a suonare come un jukebox della contemporaneità.