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 2025  febbraio 16 Domenica calendario

In morte di Jacqueline van Maarsen

«Forse il libro di Anne un giorno diventerà famoso!». Era stata profetica Jacqueline van Maarsen quando, finita la guerra, Otto Frank, padre della sua amica Anne, le aveva mostrato il diario della figlia ritrovato nel nascondiglio di Amsterdam che non l’aveva salvata dall’arresto né dalla morte nel Lager di Bergen-Belsen. Jacqueline – Jacque, per l’amica Anne Frank – è morta giovedì 13 febbraio: nata il 30 gennaio 1929 ad Amsterdam, aveva 96 anni. A dare la notizia della scomparsa, la Casa-museo di Anne Frank nella capitale olandese. Figlia di padre ebreo, van Maarsen si era salvata dalla deportazione grazie alla madre, francese e cattolica, che era riuscita a far dichiarare le due figlie non ebree. Jacqueline ed Anne si erano conosciute al Liceo ebraico di Amsterdam: Anne lo racconta nel suo celebre Diario dove, in una nota del 1942, ricorda Jacque chiamandola «la mia migliore amica» e dove aveva anche lasciato una lettera per lei, con la speranza di rivederla presto. Del legame con Anne Frank e della loro sempre più difficile vita quotidiana di adolescenti nell’Olanda occupata dai nazisti, van Maarsen ha raccontato in un libro, La tua migliore amica Anne, tradotto in italiano per la prima volta nel 2021 da Anna Patrucco Becchi per le Edizioni San Paolo.•
[Anna Lombardi, Rep]

«Vai da quel lato? Facciamo la strada in bici insieme». Jacqueline van Maarsen, morta giovedì a 96 anni, ha sempre ricordato così il primo incontro con la coetanea dodicenne magra, dai folti capelli neri e l’apparecchio ai denti, che in un giorno dell’ottobre 1941 le aveva teso la mano introducendosi da sola — «Mi chiamo Anne Frank» — al termine del loro primo giorno di scuola al Joods Lyceum, il liceo ebraico di Amsterdam. Anne invece, nel Diarioche le avrebbe dato vita oltre la morte, l’avrebbe nominata per la prima il 15 giugno 1942: «È la mia migliore amica» (il nome cambiato in Jopie De Wall prima della pubblicazione). Mesi dopo, ormai con la famiglia nell’alloggio segreto dove sarebbero rimasti nascosti oltre due anni, Anne le scrisse due lettere, che però non spedì mai: «Spero di ritrovarti presto ed essere vicine come prima. Temo non accadrà prima della fine della guerra ». Scusandosi anche per certi bisticci di bambine, ammettendo di essere stata gelosa delle uscite di Jopie con altre amichette. Non si incontrarono più: ma Jacqueline restò fedele a quell’amicizia infantile per il resto della sua vita.
Fu Otto Frank, papà di Anne e Margot, nel frattempo morte di tifo nel campo di Bergen- Belsen, a consegnarle le lettere alla fine della guerra: permettendole anchedi leggere il
Diarioprima della pubblicazione. Van Maarsen, figlia di padre ebreo e madre cattolica che aveva abbracciato la fede del marito, era sopravvissuta grazie agli sforzi della mamma; che riuscì a far cancellare dai documenti di marito e figlie la J di Jude ,ebreo in tedesco. Jacqueline e sua sorella avevano così potuto lasciare il liceo ebraico e frequentare la scuola pubblica. Vivere una vita normale mentre intorno il mondo crollava. Convinta che le voci sulla sorte dei Frank fossero vere: «Sono fuggiti in Svizzera» si diceva.
Scoprire l’atroce fine di Anne, l’amica con cui giocava a tennis e scambiava ritagli di star del cinema parlando di ragazzi carini, segnò il resto della sua vita. Anche se all’inizio, lo ha rivelato lei stessa, non capì perché Otto Frank volesse pubblicare a tutti i costi le memorie della figlia: «Mi dicevo: “Chi vuol leggere gli scritti di una bambina?”. Né potevo credere che qualcuno volesse ripercorre i tempi bui da cui eravamo appena usciti». Effettivamente l’uomo, unico sopravvissuto della sua famiglia, faticò a trovare un editore e dovette contribuire alle spese della prima pubblicazione. Ma aveva ragione lui:Il Diario di Anne Frank ha venduto oltre 25 milioni di copie, pubblicato in 54 lingue. Anne è diventata il volto dei 6 milioni di ebrei vittime dell’Olocausto.
«Per anni non ho voluto avere niente a che fare con il culto di Anne», ha raccontato Jacqueline negli anni ’90 intervistata dal britannico The Times : «Sapevo che averla trasformata in simbolo era una buona cosa, ma pensavo: non esagerate. L’avevo conosciuta, la ricordavo intelligente, ma non nel modo in cui pensa la gente. Era solo una bambina allegra. E all’improvviso il presidente degli Stati Uniti sapeva tutto di lei. I turisti chiedevano della sua casa. Fu molto strano ». Aprendosi anche sulle loro differenze: «Anne era estroversa e un po’ vanitosa. Avrebbe amato tanta attenzione. Io sono sempre stata l’opposto. E parlare di lei è doloroso, mi riporta alla mente i tanti che i nazisti mi hanno portato via» ha detto, riferendosi alla famiglia di suo padre, anche quella sterminata nei campi. «Finché mi sono accorta che c’erano persone che a stento l’avevano conosciuta che sostenevano di essere sue amiche. Volevano far soldi parlando di lei: mi arrabbiai molto. Decidendomi a parlare ». Nel tempo le ha dedicato quattro libri: l’ultimo, del 2012, La tua migliore amica Anne
è stato pubblicato in Italia da Edizioni San Paolo. Van Meersen è diventata così una testimone instancabile. Sempre pronta a parlare contro antisemitismo e razzismo, ben conscia che i nazisti uccisero 113 mila dei 145 mila ebrei che prima della guerra vivevano in Olanda. Fra questi avrebbe potuto esserci anche lei: o suo marito Ruud, anche lui ebreo, salvato da una famiglia che lo spacciò per nipote. È stata poi attivissima nel portare avanti il prezioso lavoro di memoria della Casa di Anne Frank, il museo al 263 di Prinsengracht , propriò lì dove la famiglia ebrea si nascose assieme agli amici Van Deen durante l’occupazione nazista della città. Sono stati proprio loro ad annunciarne la morte: «Abbiamo sempre potuto contare su di lei, anche quando era ormai molto anziana». Ricordando come il 12 giugno 2019, in occasione del novantesimo compleanno di Anne, «Jacqueline e un altro ex compagno di classe, Albert Gomes, sono andati nella vecchia casa dei Frank a Merwedeplein, dov’erano stati insieme il giorno del tredicesimo compleanno della loro amichetta, tre settimane prima che fosse costretta a nascondersi». Non solo: «Nell’aprile del 2024 Jacqueline ci ha fatto un regalo speciale: un album di poesie dove c’erano anche dei versi scritto a mano da Anne il 23 marzo 1942». L’aveva sempre conservato con cura, unica testimonianza della loro profonda amicizia.