Corriere della Sera, 16 febbraio 2025
Il litorale adriatico sta scomparendo
Caro Aldo,
ho visto le immagini del nubifragio in Toscana. Un disastro che fa paura.
Filippo Landi
A Milano la grandine si trasforma in neve, bombe d’acqua allagano varie parti d’Italia. E c’è ancora chi nega il cambio climatico?
Maurizio Maffei
Cari lettori,
la mareggiata che ha spazzato molte spiagge d’Italia, compresa quella di Sabaudia – la spiaggia di Moravia, di Pasolini, di Dacia Maraini —, è solo l’ultima delle tante che hanno devastato le nostre coste. Pochi mesi fa il mare ha portato via a Ostia stabilimenti che erano lì da cent’anni. Eppure è incredibile il silenzio e il disinteresse che circonda lo stato di salute del nostro litorale, del nostro territorio, del nostro ambiente. Non dovremmo parlare d’altro, o quasi. Invece l’argomento sembra non interessare a nessuno. Da quando poi la principale potenza del mondo è caduta in mano a una banda di folli, per quanto non privi di metodo, pare che il cambio climatico non esista, o sia ormai inevitabile, e quindi l’unica cosa che possiamo fare è limitarne i danni, insomma arrangiarci, almeno noi che possiamo; figli e nipoti se la vedranno loro.
Ricordo un viaggio in treno da Foggia a Rovigo (due città sottovalutate: questo sì che è un viaggio, altro che Tibet o Maldive). Il litorale adriatico quasi non esiste più. Dal Gargano a Cattolica, dove cominciano gli spiaggioni romagnoli, c’è una sottile striscia di sabbia che i moli artificiali non riescono più a proteggere. Per questo le famiglie che da decenni hanno le concessioni balneari meritano la nostra solidarietà; per qualche fortunato o furbo che paga una miseria per i suoi stabilimenti di lusso, ci sono da Ventimiglia a Muggia migliaia di piccoli imprenditori che lottano con le unghie e con i denti per poter sistemare ogni anno qualche fila di sdraio. Se dessimo i nostri ottomila chilometri di costa in mano a una Uber del mare, quando la costa non ci sarà più, sommersa dall’innalzamento delle acque, la multinazionale andrà altrove, e noi perderemo una risorsa vitale. Chissà se allora i negazionisti del cambio climatico rideranno ancora della battuta di Trump: «Avremo più proprietà vista mare».