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 2025  febbraio 16 Domenica calendario

La giornalista Francesca Senette ora insegna yoga

Francesca Senette, qual è la sua posizione yoga preferita?«Shirsasana, quella sulla testa. Perché mi permette di essere ribelle. E di vedere le cose da un’altra prospettiva».
Non lo è stata, da giovane, ribelle?
«Per niente. Quella Francesca lì non ha mai sgarrato, non si è mai ubriacata, non è mai andata in discoteca. Era un po’ sfigata. Per non infrangere dei patti non scritti».

Presi con chi?
«Ho avuto un’educazione molto rigida. Mia madre, mia nonna, la mia bisnonna hanno inanellato una serie di… non voglio chiamarli errori, però mia mamma era molto richiedente. Ho sempre pensato che pretendesse da me la perfezione. Dovevo rientrare a mezzanotte? Ero a casa alle 23.55».
La perfezione è disciplina?
«Sicuramente mi ha aiutato a raggiungere certi traguardi. Ma anche a essere una donna che non si perdonava niente. Oggi sono in un percorso di guarigione».
Suo padre era giornalista in Rai. Era più contento quando stava in video che adesso sul tappetino?
«Agli inizi, quando lavoravo ad Antenna Tre, mi dicevano tutti: “Ah, ma tu sei la figlia di Francesco Senette”. Poi, era diventato lui il papà di Francesca. E questa cosa li inorgogliva. I miei sono una coppia simbiotica quindi parlo al plurale. Poi, tua figlia passa dall’essere una star della tv a diventare una maestra yoga… tutto bene, sono felici per il mio matrimonio, i nipotini, ma l’hanno patita. Una volta papà è venuto a un mio retreat e si è tranquillizzato: “Tutto sommato insegni ginnastica. Almeno non è una setta”, mi ha detto».
E lei, quanto ha patito l’allontanamento dalla tv?
«Io devo ringraziare mio marito che mi ha sopportata e supportata. Perché non è facile… ragazzi io mi svegliavo la mattina, facevo colazione, prendevo la mia bambina bella come il sole e la portavo all’asilo, di fronte a casa. Poi avevo l’autista che mi aspettava, mi portava in palestra e poi in redazione dove facevo trucco e parrucco, riunione, arrivavano gli ospiti che portavano sempre fiori e cioccolatini, facevo la diretta e poi via, inaugurazioni e party. E poi a casa, sempre con l’autista. Al mio compleanno la portineria straripava di regali. Da un giorno all’altro: più niente».
Da un giorno all’altro: quando?
«Era il compleanno di mio suocero, il 30 di agosto, e lo avremmo festeggiato in uno dei nostri ristoranti preferiti nelle Langhe, la Ciau del Tornavento. Per anni abbiamo avuto una casa da quelle parti. Mio marito era a Milano, era andato a prendere suo papà. Io ero sola con Alice, era piccolina e la stavo addormentando. Mi chiamano da un numero sconosciuto, io rispondo sottovoce, era un giornalista di cui non ricordo il nome: “Ciao Francesca, volevo sapere come commenti la tua defenestrazione dalla Rai”. Defenestrazione, una parola che non avevo mai usato nella vita».
Non ne sapeva nulla?
«Niente. Chiamai subito mio marito, eravamo increduli pensavamo a uno scherzo, c’era un contratto…».
Chi la sostituì?
«Lorena Bianchetti, mi pare».
Cosa fece?
«Quando mi convocarono a Roma avrei potuto andarci con il legale che mi faceva da agente e picchiare i piedi per terra, pretendere un’altra collocazione, un’ospitata anche. Avrei potuto dire che avevo lasciato un lavoro a tempo indeterminato, che mi avevano detto che il mio contratto sarebbe stato rinnovato di due anni in due anni ma di stare tranquilla… avrei potuto rivendicare che il programma era andato bene e anche la mia professionalità. Invece, non ho fatto niente. Non ho insistito».
Perché?
«Mi sono sentita piccola rispetto a un sistema troppo grosso per me».
Sinceramente, ha voltato davvero pagina?
«Io sono stufa di rispondere sempre alla domanda: “Ma quando torni in tv?”».
Gliela fanno spesso?
«Sempre. E sembra che sia io a non averne voglia».
Ne avrebbe voglia?
«Tornare in televisione non è come andare a fare un viaggio o shopping, ci vanno le frequentazioni giuste. E io sono scostante, non sono capace a fare la paracula. La Francesca 2.0 che sono oggi ha capito che quello che mi è capitato, è stato una fortuna. È mio marito quello che non ci può credere. Mi dice: “È pieno di gente che non sa fare niente, e invece tu…”».
Invece lei?
«Curo la mia nicchia, le mie allieve. Il mondo è pieno di giornaliste, di conduttrici più giovani, più brave di me. Più introdotte, sicuramente. Rifarei tv se potessi parlare delle cose che amo: di benessere e di yoga».
11 settembre 2001. Lei va in video.
«Ai tempi molta gente pensava che io parlassi di cose più grandi di me, spesso avevano ragione. Mi buttavo. Pochi allora sapevano cosa fosse Al Qaida. Anna Migotto, una mia collega bravissima, lei sì lo sapeva».
La scoprì Berlusconi?
«Nei corridoi, se mi incrociava diceva sempre: “La vedete la Franceschina? L’ho scelta io”. Mi prese da Antenna Tre. Ante cene galanti. Mi vide in uno speciale che realizzai sulla Lega Nord a Pontida, con Bossi che aizzava i suoi come un guerriero»
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Era un’altra Lega?
«Bossi era come un leone. C’era questa relazione di amore e odio con il Cavaliere. Lo speciale durava 50 minuti. La leggenda narra che Berlusconi lo vide e chiamò seduta stante Emilio Fede: “Guarda che c’è una biondina che secondo me deve venire da noi”. Fede telefonò la mattina dopo».
E lei?
«Gli buttai giù il telefono. Non ci avevo creduto. Quando mi disse ciao sono Emilio Fede, gli risposi che ero Wanda Osiris».
È vero che la considerava una «cosa sua»?
«Fede è stato un grandissimo direttore, uno che veramente, sempre, fiutava la notizia. La prima volta che condussi un telegiornale da sola pensavo che sarei morta. Lui stava dietro la camera: “Fai piano, pausa, stai calma, aumenta, sorridi. Brava”. A un certo punto decisi che avevo bisogno di cambiare. Mi ha strappato le dimissioni. Diceva che se mi toglievano da lì, se ne sarebbe andato».
Siete rimasti in contatto?
«L’anno scorso sono andata a trovarlo con un ex collega. È molto, molto, invecchiato».
L’ha visto male?
«Preferisco non parlarne».
Lo yoga è davvero per tutti?
«Assolutamente. Per me è diventata una necessità senza che neppure me ne accorgessi. Io ero una da palestra».
Quando è diventato un mestiere?
«Con il Covid. Come tutti mi inventai qualcosa da fare: mia figlia mi faceva i video e io tutti i giorni tenevo una lezione gratis. A fine pandemia, tante donne mi hanno chiesto di continuare. La cosa più emozionante è stato quando a giugno, per il Cancer Survivors Day, ho guidato in Piazza Duomo una lezione davanti a centinaia di persone».
È una yogi sommelier.
«Io ero astemia. Lo sono diventata per gelosia».

Per suo marito?
«Marcello ha dei ristoranti ed è un uomo molto estroverso. Mi infastidiva questa cosa, così ho iniziato il corso per stargli vicina. Prima di lui, ho avuto una storia importante, con un ragazzo bellissimo. Oggi si sa cosa sono i narcisisti, 30 anni fa no. Era quel genere di relazione in cui pensi che solo se sei geloso pazzo, sei innamorato».

È stata una violenza psicologica?
«Ho preso anche schiaffi e pugni.
L’ho nascosto a tutti. Non sapevo come gestirla. Fortunatamente sono riuscita a liberarmene. Mi ha salvata l’università. Marcello, agli inizi soprattutto, ne ha subito le conseguenze. Facevo incubi in cui lui mi tradiva e, se non aprivo gli occhi, rimanevo incagliata nel sogno. Stavo malissimo».
E adesso?
«L’odore di tappo lo fiuto prima di tutti».