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 2025  febbraio 16 Domenica calendario

Il presidente della Federtennis su Sinner

La notizia insieme alla sveglia, ieri mattina. «Jannik mi ha avvisato dell’accordo con la Wada. Così come mi aveva detto del caso Clostebol. Ne avevamo discusso, in questi mesi. Obiettivo raggiunto».
Angelo Binaghi, presidente della Federtennis, e poi?
«E poi ho avvertito sollievo, anche se rimane il senso di un’ingiustizia: già il calvario di sopportare questa situazione dall’anno scorso era una pena eccessiva per Jannik. Però così salva Roma, i tre Major, le Atp Finals e rimane in corsa per il Grande Slam. Pericolo scampato».
Tre mesi sembrano una buona mediazione tra uno e i sei proposti dalla Wada.
«Tre mesi di stop sono compatibili con una serena gestione della stagione. Non succede nulla di traumatico né di pregiudizievole al futuro, cioè. Anche il 2025 sarà un anno particolare. Pazienza: è il giusto handicap che il più forte di tutti concede al resto del mondo. Jannik regala tre Master 1000 ai suoi rivali...».
Se vissuti bene, i tre mesi di fermo potrebbero addirittura rivelarsi utili?
«Sì. Gli serviranno per avere una crescita psicofisica più armonica, entrata in crisi in Australia. Vedrà gli affetti più cari, gli amici, l’aria di montagna gli farà solo bene. Tornerà ad allenarsi con serietà, si irrobustirà, ricaricherà le batterie: sono dieci anni, da quando ne ha 13, che il ragazzo non si ferma. Potrà riprendersi qualcosina di ciò che il mestiere di numero uno gli toglie. E migliorerà sulla terra battuta, la superficie dove può crescere di più».
Chi è Jannik Sinner per lei? Core business e poi?
«Jannik è molto di più. È il coronamento del lavoro, delle idee e dei sacrifici fatti in vent’anni da questa Federazione per creare, prima ancora che campioni, ragazzi che potessero rappresentare un esempio. È il terminale di cinque lustri impostati sulla formazione dei tecnici, l’educazione dei ragazzi, la valorizzazione dell’istituzione pubblica che rappresento. Jannik è un punto d’arrivo».
Ricorda la prima volta che vi siete incontrati?
«Il primo punto Atp Sinner l’ha ottenuto in Tunisia, in doppio, giocando con mio figlio. Nel 2019, quando vinse Next Gen a Milano, entrai in spogliatoio per complimentarmi. Lo trovai nudo, intento a festeggiare con un linguaggio cameratesco, diciamo, un po’ colorito. Non mi riconobbe e passò i tre giorni successivi a scusarsi! Lui pensava di aver commesso un atto criminale, io ebbi la certezza di aver incontrato un tipo speciale».
Come l’ha visto cambiare nel corso della vicenda Clostebol?
«L’ho visto spegnersi, intristirsi. Ma vedrete, dai tre mesi di stop uscirà più maturo, più uomo e più forte di prima».
L’età dell’innocenza, però, è finita.
«Al di là del trauma, ha dovuto prendere coscienza di un mondo che mai avrebbe pensato di dover affrontare. Sono situazioni che ti fanno crescere per forza».
Il momento più nero?
«La sconfitta con Medvedev a Wimbledon, quando si è sentito male. Ormai è chiaro che le problematiche fisiche di Jannik si sono intrecciate con quelle psicologiche. Le une hanno aggravato le altre. Vedi il match con Rune a Melbourne o il primo turno all’Open Usa dell’anno scorso, quando è stato in grandissima difficoltà con un carneade. Era un Sinner fuori di testa. Non era più lui».
Ieri come l’ha trovato?
«Gli ho scritto: so che è una grande ingiustizia ma hai fatto benissimo ad accettare l’accordo con la Wada. Mi ha risposto con l’emoji delle mani giunte. Il massimo dell’espansività di Jannik!».
Per il ritorno a Roma, a maggio, cosa preparerà la Federazione?
«La possibilità di giocare dentro lo Stadio dei Marmi, una prima volta assoluta. Tribune ampliate sul Pietrangeli e sugli altri campi secondari: ci sono tanti altri azzurri, oltre a Sinner. E una suite personale per Jannik: dominerà i campi, irraggiungibile per chiunque tranne che per Sinner e la sua famiglia. Potrà mangiare, rilassarsi, dormire. Sarà il suo Forte Apache al Foro Italico».
Presidente, ci dica una cosa su Sinner che non sappiamo.
«Un aneddoto. A 11 anni, quando ancora era indeciso tra sci e tennis, come tutti i migliori Under 12 d’Italia Jannik venne invitato dalla Federtennis ai centri estivi. Arriva a Serramazzoni, ma dopo pochi giorni chiama casa e chiede ai genitori di andarlo subito a prendere. Non mi fanno fare niente perché non parlo bene l’italiano, si lamenta. Poi tutto è stato risolto. Stavamo per commettere un omicidio tennistico! E sarebbe stato da ergastolo».