Corriere della Sera, 16 febbraio 2025
Tre mesi di squalifica per Sinner
L’appuntamento per l’intervista a Doha. Il tè nel deserto. He’s late, dice l’uomo dell’Atp: è in ritardo. Jannik Sinner torna in campo dopo il trionfo in Australia e il niet al Quirinale. Lo aspettiamo, che diamine. E invece lui non gioca e non parla. È già sull’aereo per Montecarlo, in valigia tre mesi di squalifica per il caso Clostebol, patteggiati con la Wada. E retrodatati al 9 febbraio: un capolavoro dello studio legale londinese OnSide Law, che lo assiste dal primo chilometro di questa salita sui tornanti.L’antidoping mondiale ne chiedeva sei, per non finire davanti al Tas ad aprile. La mediazione accontenta tutti: Sinner che può tornare ad allenarsi in tennis club ufficiali, con tesserati, dal 13 aprile e a giocare dal 5 maggio, appena in tempo per gli Internazionali d’Italia (questione di giorni: non è un caso); la Wada che riafferma il punto di diritto che il capo ufficio debba essere responsabile per i suoi dipendenti.
In Qatar è una giornata nuvolosa e frenetica, attraversata da umori contrastanti. Gli eventi sono felicemente precipitati nelle ultime 48 ore. Jannik era venuto per affrontare da favorito un torneo che gli avrebbe offerto da scartare il cioccolatino di un’eventuale finale con Carlos Alcaraz, la nemesi che non parla – come tutti (fuggi fuggi di tennisti e raffica di conferenze stampa cancellate: l’ambiente è in subbuglio, molte le voci contrarie all’accordo e nel mucchio non c’è solo il solito Nick Kyrgios) —, si è allenato come se niente fosse fino a venerdì (con la squalifica già in essere, quindi), è ripartito dopo aver incassato a denti stretti il male minore: un accordo solido e pragmatico che lo costringe a rinunciare all’esibizione di Las Vegas e ai due Master 1000 di Indian Wells e Miami, ma che salva tutto il salvabile. Cioè molto. Roma, gli altri tre Major della stagione, le Atp Finals di Torino, il sogno – per chi osa fare pensieri indecenti – del Grande Slam nell’anno solare, quello vero che risale a Rod Laver (correva il 1969). «Questa storia incombe su di me da quasi un anno e rischiava di trascinarsi ancora a lungo – lascia detto Sinner —. Accetto di essere responsabile del mio team e capisco che le rigorose regole della Wada proteggono lo sport che amo. Su queste basi, ho accettato la proposta della Wada».
Wada chiama Sinner, quindi. Non viceversa. È un dettaglio significativo. Però ritrovarsi al Tas davanti ai tre arbitri il 16 e 17 aprile avrebbe rappresentato un rischio troppo alto per entrambe le parti in causa. Finisce un incubo. La nuvola Clostebol era un pensiero costante, a tratti nerissimo, e certi infortuni il riflesso incondizionato di un’anima travagliata da quando l’ex preparatore atletico Umberto Ferrara aveva acquistato il Trofodermin in una farmacia di Bologna, l’aveva portato negli Usa e passato all’ex fisioterapista Giacomo Naldi per curare una ferita al dito, senza immaginare che la sostanza proibita contenuta nello spray si sarebbe trasmessa al giocatore durante i massaggi, provocandone in due occasioni la positività delle urine (10 e 18 marzo 2024) al test antidoping. L’impianto del patteggiamento non altera la sostanza del proscioglimento di Sinner in primo grado: nessuna intenzione di doparsi, contagio involontario, nessun vantaggio derivato dal Clostebol. Però l’assunzione di una quota di colpa per l’errore commesso dai collaboratori.
E pazienza se da adesso a maggio, per un improbabile calcolo di punti in uscita (1.600: mille di Miami, 400 della semifinale a Montecarlo, 200 dei quarti a Madrid) e vittorie altrui, Zverev o Alcaraz potrebbero superarlo in classifica mentre Jannik sconta il suo stop forzato e cerca di tenersi in forma come può nei due mesi secchi di non frequentazione di impianti e colleghi, potrebbe essere la volta buona per il laser agli occhi per correggere la miopia: adesso l’imperativo è trasformare in risorsa l’imprevisto, per tornare più forte di prima. Ci sono ottime possibilità di presentarsi a Roma da numero uno del mondo e non esiste balsamo migliore degli Internazionali d’Italia del Foro Italico, il Master 1000 di casa che lo attende come un messia, per risollevare l’umore del campione ferito.
Il torneo di Doha inizia domani senza Sinner. Nel vuoto del deserto riecheggiano i post di Wawrinka («Non credo più nello sport pulito») e Kafelnikov («Se mi sorteggiassero contro Sinner, non mi presenterei»), ex vincitori Slam indignati dalla mediazione per un caso che è stato innanzitutto una guerra di potere tra antidoping del tennis e antidoping mondiale e che, come ogni guerra, si lascia macerie alle spalle. La giustizia sportiva va rifondata, forse il tormento di Jannik servirà anche a questo.
Poteva andare meglio, ma anche peggio. Sul deserto del Qatar, dove ieri la coppia d’oro Paolini-Errani ha conquistato il primo titolo di doppio della stagione, piove. E non possiamo neanche dire governo ladro. Questa è una monarchia.